La coltre di nubi si distendeva per tutta la costa. I flutti delle onde marine che bagnavano le sponde della Caledonia continuavano ad infrangersi sugli speroni rocciosi mentre i gabbiani, cullati e supportati dalle correnti del vento, volavano sopra quella distesa infinita di acqua salata. Più in alto di loro, stava il fiero falco dalle ali d'argento. Hayden, tra una virata e l'altra, pattugliava quelle sponde, divertendosi a giocare con i gabbiani più intrepidi vogliosi di sfidarlo a fare a gara in aria. Ovviamente, nessuno di loro reggeva il confronto con il rapido rapace, sempre il più abile a muoversi fra le correnti, evitando le raffiche più forti. Dal promontorio più lontano, il suo padrone Merlino lo osservava. Per tutto il tempo, il mago si era concentrato su di lui, sfruttando il legame magico che li univa. Lo stregone poteva vedere con gli occhi del falco sopra ogni parte della costa, mantenendo il controllo al fine di evitare un'interruzione improvvisa con il suo contatto visivo. Gli effetti di quella magia erano pesanti e avrebbero lasciato qualche cicatrice nella mente del mago, affaticandolo senza dubbio sul calar della sera. Ma Merlino aveva a lungo praticato il controllo della mente sulle creature. Di ogni specie e di diverse menti. Ma mai su un essere umano. Le conseguenze di quella pratica sarebbero state devastanti sia per il soggetto che per lo stesso esecutore di quell'incantesimo. Con il falco era stato più facile. E poi Hayden era davvero un buon compagno. Rimase concentrato per qualche ora ancora, in attesa di un segno. O qualcosa che gli facesse capire il perché avesse dovuto intraprendere quel viaggio insensato. Lontano da Camelot e dal regno, aveva promesso ad Artù che sarebbe tornato prima del tramonto. Ormai il tramonto era alle porte e il sole, molto debole, aveva cominciato a prendere la strada del crepuscolo. Nessuna notizia da Avalon così come nessun segno premonitore su eventuali sviluppi relativi all'arrivo dei Sassoni anche da quel lato dell'isola. Era l'occasione giusta per rientrare e lasciare Hayden libero per un poco. Lui, nel frattempo, sarebbe tornato a Camelot, mantenendo la promessa fatta al re. Con un buon cavallo e il favore della nebbia, sarebbe arrivato a Camelot prima di sera, giusto in tempo per incontrare Artù e metterlo al corrente del suo progetto.
Lasciò il promontorio, dirigendosi a passo lento verso l'interno, tornando al luogo iniziale dove aveva lasciato il proprio campo insieme alla propria cavalcatura. Il bastone grazie al quale si reggeva ebbe non poche difficoltà a trovare i punti giusti dove appoggiarsi e sorreggere il peso della sua carne, ormai vecchia e malconcia. Il mago sentiva ogni giorno passare davanti a sè inesorabile così come il fiato stesso della fine che, ormai, aleggiava su di lui a ogni nuovo giorno e nuova notte. Era vecchio e stanco. I segni premonitori c'erano tutti e Merlino li sentiva avanzare sempre di più. La vista non era più quella dei tempi passati. Le richieste di usare il controllo della mente sul falco erano aumentate negli ultimi tempi a causa della vecchiaia. Il suo spirito continuava a resistere alle intemperie e alle vicende della storia, sempre più dure e in continuo mutamento. La sua magia gli dava sollievo quando la carne lo abbandonava. Il suo passo si era rallentato così come la sua arguzia, ormai lenta e macchinosa rispetto a quando era giovane. Aveva vissuto a lungo, il vecchio druido. Ma sentiva di non essere pronto a compiere il grande viaggio. In cuor suo, sapeva che la Britannia lo teneva ancorato a quel mondo mortale per ovvie ragioni. Motivi che nemmeno lui, nella sua infinita saggezza, aveva provato a spiegarsi. Ma il desiderio di lasciare ad Artù un regno stabile e in pace lo costringeva a compiere ancora un passo. Un ulteriore dimostrazione di quanto amasse quel mondo che però, spesso e senza ritegno, lo aveva privato della felicità di una famiglia e magari di una prole che portasse il suo nome e il suo retaggio. Sogni che si erano assopiti con l'età avanzata. Senza accorgersene, il suo cammino lo aveva riportato al suo campo base, dove lo stallone bianco che aveva preso come cavalcatura lo attendeva brucando l'erba fresca. Sentendolo arrivare, il cavallo alzò la testa dal prato e iniziò a contare il terreno con gli zoccoli. Merlino lo calmò con un semplice gesto della mano, rincuorandolo sulle sue condizioni. Avvicinatosi al braciere lì accanto alla bestia, Merlino protese la mano lanciando sul focolare ormai spento alcune fiammelle azzurre. In un batter d'occhio, un fuoco vivo e rosso prese a danzare davanti a lui.
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Artù e Ginevra. L'amore dietro la Leggenda
FantasyBritannia, 510 d.C. Nella terra dei Britanni, a distanza di qualche anno dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, sale al trono un giovane guerriero, unico erede del defunto Uther Pendragon. Il suo nome è Artù, destinato a diventare una leggenda...