Nelle sale di Camelot aleggiava un silenzio spettrale. Neppure i passi dei servi - da sempre la macchina che muoveva le fila della vita di corte - si udivano lungo i corridoi dell'imponente castello. Camelot era caduta in un silenzio assurdo. Specialmente a seguito del grande consiglio che il re aveva tenuto nella sala del trono il giorno precedente. Era insolito per un regno che si preparava ad affrontare una guerra contro un nemico. La sensazione era che qualcosa stesse per nascere da sotto l'epidermide della fortezza ma che fosse ancora troppo acerba per essere vista dagli occhi della corte. In questo clima di tensione, la regina Ginevra stava diritta dinnanzi al trono dei Pendragon nella sala grande, ammirando gli arazzi e i vessilli di guerra posti al centro del salone dopo il grande consiglio. Suo marito aveva deciso di lasciarli lì dopo il ritiro degli alleati nei loro regni. Un segno della loro fedeltà alla casata del drago mentre radunavano le loro forze per affrontare il ritorno dei Sassoni. La presenza di tutti e cinque i vessilli rappresentanti i cinque regni della Britannia si ergevano fieri davanti agli occhi della regina di Camelot. Ella continuava a fissarli, in parte compiaciuta per il brillante risultato ottenuto dal marito nel persuadere i lord e i re degli altri regni alla sua causa, ma dall'altra parte sorrideva per il modo con il quale Artù si fosse avvicinato a lei e le avesse dato ascolto dopo quei lunghi mesi di silenzio. Il giovane re stava dimostrando grande coraggio e una forza insolita per un giovane della sua età. In tali caratteristiche, Ginevra cominciava a vedere i frutti del lavoro svolto da Merlino, la mente fredda e sicura che aveva plasmato il giovane Pendragon sin dall'infanzia. Ora, i frutti di quel lungo lavoro stavano sbocciando e la regina ne era rimasta molto compiaciuta del modo nel quale lei e il re avevano agito. Ora restava un'ultima cosa da fare: mettere il marito al sicuro anche fra le mura del proprio castello, formando intorno a lui uno scudo più grande e resistente. Le frontiere di Camelot erano solide sin dai tempi dei re antichi, eppure il passato aveva dimostrato che nemmeno il più saggio dei re era mai stato veramente al sicuro. Neppure il grande Uther Pendragon, suo suocero, era sopravvissuto agli intrighi e alle congiure di palazzo. Un episodio che non si sarebbe ripetuto ora che il giovane figlio era asceso al trono della Britannia. Ginevra avrebbe messo in campo tutte le sue forze per proteggere il suo re. Ma ancora di più, avrebbe sacrificato ogni parte del suo cuore per tenere stretta al suo petto quel giovane divenuto recentemente suo marito. Un legame che si stava rafforzando ogni giorno e che lo stesso Artù aveva reso più saldo riservando alla ragazza tutte le sue attenzioni. Era chiaro che fosse un giovane pieno di ardore e gentilezza e ciò non era passato inosservato a Ginevra. Eppure, Artù rimaneva pur sempre un cavaliere e un uomo d'arme, caratteristiche la nazione richiedeva a chi aspirava ad essere re. Per questo, doveva agire in fretta e proporre la sua idea a coloro che erano da sempre più vicini ad Artù di chiunque altro: i suoi Cavalieri e compagni di guerra. La sua serva Ninive diffidava degli uomini che sedevano accanto al re di Camelot durante il giorno. Nessuno di quegli uomini proveniva da nobili natali - eccetto qualcuno appartenente alla cerchia di lord che aveva giurato fedeltà alla casata Pendragon, se pur in numero esiguo - mentre qualcun altro non era neppure stato nominato cavaliere dal precedente sovrano. Secondo la legge, solo i nobili uomini d'arme o coloro che avevano ricevuto l'investitura reale da parte del sovrano, potevano sfregiarsi del titolo di cavalieri. Alcuni, come ser Bors per esempio, discendevano dalle antiche tribù caledoni del nord. Nato selvaggio e con ancora nella mente la vecchia religione pagana dei suoi padri, non era visto di buon occhio dalle cortigiane di Camelot e nessuno dei nobili della corte avrebbe mai concesso la mano della sua giovane figlia ad un caledone così mostruoso di aspetto. Ma Ginevra aveva visto il modo con il quale agivano quegli uomini quando si trovavano di fronte allo stemma del drago. Ser Bors era di poche parole, ma aveva un senso dell'onore e della lealtà che la giovane non aveva mai visto in nessun cavaliere del feudo di Leones. Gli altri non erano da meno e perciò Artù aveva imparato a fidarsi di loro ciecamente. Questo esponeva il re a continui pericoli a causa della sua posizione, ormai al centro dei disegni futuri del paese. Il piccolo Orso ne aveva fatta di strada. Ora, al suo posto, c'era un giovane drago pronto a ruggire. E il suo grido avrebbe avuto eco nei secoli a venire. La regina di Camelot confidava ormai nella buona riuscita della campagna, ma per far sì che le cose andassero come ci si sarebbe aspettato, doveva agire in fretta e mettere in atto il suo piano. Questa volta, avrebbe senza dubbio chiesto aiuto alla sua cara nutrice, Ninive. Da alcuni giorni, il rapporto con la sua vecchia confidente si era incrinato e, l'ultimo loro incontro, era finito con toni troppi accessi. Ninive aveva smesso di frequentare le sue stanze come prima mentre Ginevra guardava sempre di buon occhio a chi affidare la sua persona. Le ancelle messe a sua disposizione dal re si erano dimostrate all'altezza del compito loro assegnato. Ma Ninive le era stata accanto sin dall'infanzia e il legame che le univa era ormai intenso come quello fra una madre e una figlia. La vecchia nutrice le aveva insegnato le basi per essere una brava dama e una buona compagna per il proprio uomo. Ma essere regina di Camelot, richiedeva un atteggiamento più deciso. Ginevra lo stava provando di continuo, se pur adesso si affidava completamente alla figura del marito anziché a quello della donna che l'aveva cresciuta. Di sua madre ricordava bene poco, mentre del padre aveva preso ben poco rispetto a quanto lui le dicesse sempre. Ma il destino della sua terra ora dipendeva da lei. Come regina del regno più ricco e prospero dell'isola, Ginevra doveva agire alla svelta. L'anziana donna non era un politico, ma sapeva ascoltare e consigliare bene le sue protette. Per questo, la ragazza voleva riconciliarsi con lei e parlarle di quelle che sarebbero state le loro prossime mosse.
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Artù e Ginevra. L'amore dietro la Leggenda
FantasyBritannia, 510 d.C. Nella terra dei Britanni, a distanza di qualche anno dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, sale al trono un giovane guerriero, unico erede del defunto Uther Pendragon. Il suo nome è Artù, destinato a diventare una leggenda...