epilogue

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s e t t e  a n n i  d o p o

"Carter, dovresti essere un minimo più furbo" commento alle spalle del ragazzo che, in questo momento, è affacciato al piccolo balcone dell'edificio, a fumare la sigaretta.

"Ed io che pensavo di essere ben nascosto" borbotta sorpreso, rivolgendomi un veloce sguardo prima di buttare la sigaretta, o almeno spero, a terra.

"Sei due stanze dopo la nostra, come pensi di essere 'ben nascosto'?" lo derido e lui alza le spalle, come se non gli importasse davvero quello che sto dicendo.

"Spero non mi metterai una nota per questo" mormora, leggermente contrariato al fatto che potrei riferire questo ai suoi genitori, anche se in poco la sua smorfia svanisce.

"Sai che non lo farei mai, voglio solo aiutarti e di certo non urlandoti contro" ribatto, appoggiandomi con le braccia all'asta di ferro.

"Ho diciott'anni e non so neanche perché sono qui" pronuncia irritato, probabilmente anche per i suoi numerevoli problemi personali, anche se è consapevole che stare qui li serve molto.

"Sei consapevole che da quando sei qui, fumi il 30% in meno di prima?" domando, e anche se non lo ammetterà mai, un piccolo sorriso soddisfatto è comparso sul suo viso, pur se per poco.

"Poco mi interessa" cerca di mentire, riuscendoci malamente.

"Non ti interessa vivere?" domando, veramente interessata alla risposta che potrebbe darmi.

"A quale scopo?" commenta combattuto con sè stesso, e non posso dargli torto.
Alla sua età ero anche io così, se non peggio. Vivevo la vita pezzo dopo pezzo, non vivendo però veramente, arrancavo al domani, aspettando con ansia che arrivasse una fine.
Non avevo uno scopo, ma avevo lui.
Colui che non vedo da troppo tempo e, purtroppo, ho imparato a conviverci con questo peso. Non potrei mai pentirmi di ciò che c'è stato fra di noi, se pur per poco; lui è stata la mia terraferma, dopo un lungo viaggio in mare.

"Non vuoi trovare l'amore, mettere su famiglia? Non vuoi svegliarti la mattina con qualcuno accanto da abbracciare?" continuo, mentre lui fissa il suo sguardo di fronte a sè, senza neanche lanciarmi un'occhiata.

"Per poi rimanerci male, ancora?" ribatte e mi fermo dal continuare a porre domande su domande, perché infondo io vorrei risposte alle mie, ma non posso trovarle nelle sue.

"Pessimista"

"Realista" mi corregge e lo guardo un'ultima volta prima di girarmi verso la porta finestre ed esclamare: "Ti aspetto nella stanza".

───

"Ragazzi, oggi non voglio parlare delle solite cose, perché so che vi annoiano da morire, vorrei solo un vostro piccolo parere sulla vita" inizio, anche se molti sguardi persi vagano per la stanza, quindi continuo: "Voglio che mi diciate perché avete scelto di continuare, cosa vi aspetta fuori da qui, cosa vi aspettate di trovare?"

Tengo ancora lo sguardo basso sul mio quaderno degli appunti, avendolo a malapena alzato per guardarmi intorno, anche sapendo che la situazione è sempre la stessa. Stesse persone, stessa stanza, stesse condizioni.

"Per vivere, ma non senza avere uno scopo, voglio qualcosa che mi consumi" interrompe il silenzio una voce, che mi risulta piuttosto conosciuta.
Alzo lentamente lo sguardo, trovando il suo già puntato su di me. Quegli occhi scuri che mi perforano, come a cercare qualche differenza dall'ultima volta. E ce ne sono.

"Come l'amore?" domando ferma, senza la minima traccia di balbettio, per quello che riesco. Mi scruta un po', prima di rispondere.

"Continuo a cercarlo, ma non sono stato molto fortunato" ridacchia, mentre le persone attorno a noi sembrano quasi scomparire.

"Il mondo è grande" controbatto, cercando di distogliere lo sguardo da lui, non riuscendoci neanche minimamente. Come se fossero calamita.

"Basta sapere dove cercare"

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