Capitolo 24

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Sto correndo per l'enorme parco da quasi un'ora, ho cercato nel posto in cui Marcus mi aveva detto essere solito andare, ma non c'era. Sto iniziando a perdere le speranze, probabilmente non è neanche qui. Sono tutta sudata e ho freddo, il cuore mi batte all'impazzata così decido di smettere di correre e inizio a camminare.

Arrivo in una parte del parco piena di gente, è davvero moltissima, anche se Marcus fosse qui in mezzo non riuscirei a trovarlo nel casino. Mi ricordo solo ora che mio padre mi aveva parlato di un qualche evento che si sarebbe tenuto oggi e di cui lui era organizzatore, ma con tutto quello che è successo dopo cena mi è passato di mente. 

Mi guardo intorno, ci sono un sacco di bambini e molti anziani. Sui lati della strada ci sono delle bancarelle che offrono cibo gratis, qualcuna vende oggetti fatti a mano e alcune persone stanno distribuendo dei volantini. Mentre mi addentro sempre di più tra la folla cerco intorno a me il mio ragazzo, ma la gente è troppa e io non riesco a vederlo. Continuo a cercare inutilmente, finché non vedo una figura a me famigliare e il cuore mi fa un salto nel petto. Corro verso di lui e lo abbraccio all'improvviso, scoppiando a piangere.

"Hei, Samantha. Tutto bene?" dice mio padre preoccupato passandomi una mano sulla schiena per tranquillizzarmi.

"No, non va per niente bene" dico tra i singhiozzi. "Io e Marcus abbiamo litigato, lui era sconvolto ed è corso via e adesso non riesco a trovarlo" spiego anche se non so quanto possa aver capito, perché ho la guancia schiacciata sul suo petto e le parole escono confuse.

"Aspetta cosa?" chiede confuso.

"Abbiamo litigato e lui è uscito di casa alla velocità della luce, lo sto cercando da un sacco di tempo e non riesco a trovarlo. Sono preoccupata perché con tutto quello che ha passato oggi non so cosa potrebbe fare" spiego allontanandomi da lui e passandomi una mano sulle guance per togliere le lacrime.

"Ok, capito. Però cera di stare calma, il panico non porta mai a niente di buono. Perché lo stai cercando proprio qua?" chiede curioso.

"Un po' di tempo fa mi aveva detto che era solito venire nel parco in una panchina vicino al lago quando si sentiva giù, ma ho guardato e non c'è" affermo tentando di mantenere la calma.

"Ti aiuterò a cercarlo, chiederò a qualche mio collega di spargere la voce. Mandami una sua foto così posso farla vedere in giro" dice autoritario.

Tiro subito fuori il cellulare e gliela mando. Mentre lo ho in mano sono indecisa se chiamare Cyrus, ma forse è troppo presto così lo rimetto in tasca e torno a parlare con mio padre.

"Ma cos'è tutta questa gente? Che evento è?" chiedo guardandomi intorno.

"E' un incontro tra i vari pazienti degli ospedali della città, è un modo per fargli sfogare essendo che non escono quasi mai. Abbiamo pensato potesse fare bene a tutti, anche a noi dottori" dice lasciandosi scappare una risatina.

Guardo meglio la folla che mi circonda e solo ora mi rendo conto che ci sono molte persone vestite di bianco, con i pigiami tipici dell'ospedale, molti sono sulle sedie a rotelle e si vede che sono molto malati, ma nonostante tutto sorridono e sul loro volto posso vedere la gioia e l'amore che provano per la vita. Per un momento i loro sorrisi mi contagiano e sorrido anche io, poi mi ricordo che il mio ragazzo è ancora là fuori.

"Penso che finirò di fare il giro del parco e poi ne farò un altro, e se non lo trovo chiamerò suo fratello. Se sai qualcosa poi fammi sapere" detto questo gli lascio un bacio sulla guancia e corro ad esplorare la parte che non ho ancora visto, sperando di trovarlo.




Ormai sono passate tre ore da quando Marcus è uscito di casa e io sono sempre più disperata, avrò fatto il giro di Central Park almeno cinque volte e mio padre non mi ha fatto sapere ancora niente. 

Sto perdendo le speranze, forse farei meglio a tornare a casa ed aspettarlo lì, ma non me la sento. Mi siedo su una panchina, davanti a me una folla di ragazzi sta saltellando a ritmo della canzone che il gruppo sul palco sta suonando. Lascio cadere tutto il peso che provo sulle mie spalle, chino la testa e la appoggio sulle mani lasciandomi scappare un sospiro esasperato.

"Mi sembri tanto triste" dice una voce all'improvviso. Mi tiro su e davanti a me trovo una bambina che non avrà più di sei anni che mi guarda con la testa inclinata da una parte.

"Lo sono" dico sconsolata.

"Perché? Sei malata?" chiede curiosa. "Io lo sono, ma non sono triste. Il dottor Mitchell dice che guarirò" dice sorridendo.

"No, non sono malata" dico sorridendole. "Sono triste perché ho litigato con una persona molto importante per me" spiego.

"Col tuo ragazzo?" chiede e io annuisco. "Sono sicura che farete la pace" dice per poi allungare una mano e accarezzarmi la guancia.

La guardo senza dire niente, si siede vicino a me sulla panchina e inizia a dondolare le gambe a ritmo della musica. Mi chiedo che malattia possa avere alla sua età, posso immaginare qualcosa al cervello se è paziente di mio padre, spero che non sia grave.

"Come ti chiami?" le chiedo distraendola dal suo gioco e facendole perdere il ritmo.

"Mi chiamo Trixie" dice sorridendo. "E tu?" 

"Io mi chiamo Sam" affermo.

"Possiamo diventare amiche?" chiede facendomi il segno del per favore con le mani e tirando il labbro inferiore all'infuori.

"Certo" dico ridendo. Trixie mi si lancia subito addosso lanciando un gridolino e abbracciandomi.

"Si che bello, così posso dire alla mia mamma che ho una nuova amica" afferma stringendomi forte il braccio.

Dopo un po' si stacca e torna ad ascoltare la musica, io torno a pensare a Marcus e subito mi rabbuio. Lei se ne accorge e mi prende le mani.

"Sai io quando sto tanto male e mi sento triste ho un metodo per stare meglio: chiudo gli occhi e penso alla cosa che mi rende più felice al mondo. Penso alla mia mamma e al mio papà, a quella volta in cui mi hanno comprato Billy, il mio peluche orso gigante. Mi sento subito meglio e penso che tutto passerà, come sempre" spiega seriamente guardandomi negli occhi. "Fallo" dice praticamente obbligandomi.

Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e penso a quello che mi rende felice.

Vedo i miei amici, mi ricordo del falò in spiaggia e alla prima volta in cui Marcus mi ha baciata. Penso a tutte le giornate passate a ridere e scherzare con gli altri e quante ancora ce ne saranno. Mi vengono in mente tutti i litigi con Aj che mi fanno sempre spuntare un sorriso sul volto. Penso a quanto io ami il mio ragazzo e che nonostante il litigio di oggi le cose andranno bene e troveremo una soluzione per tutto, anche per la storia di Lucas. 

Riapro gli occhi e guardo la folla davanti a me e noto una cosa che prima non avevo notato. Nell'ultima fila c'è un ragazzo che non saltella muove solo la testa a ritmo, ma non è questo che mi lascia di stucco è il fatto che indossi una felpa nera col cappuccio e dei jeans dello stesso colore. 

E' Marcus.

"Trixie, grazie mille. Prometto che verrò a trovarti" dico girandomi verso la bambina e abbracciandola per poi correre verso la folla. Sento la sua vocina che mi saluta da lontano, ma sono troppo concentrata a correre verso il ragazzo, quando lo raggiungo gli poso una mano sulla spalla che lo porta a girarsi verso di me e quando lo fa rimango come raggelata sul posto a causa di quello che vedo.

"Lucas?" 

Spazio me

BOOM
Immagino le reazioni: persone sotto shock, altre che urlano di gioia, qualcuno si chiede quando dove come perché.
ABBIAMO TROVATO IL NOSTRO LUCAS.
Cosa ci fa lì? Cosa gli sarà successo? Boh chi lo sa, solo Lucas, forse...
Scusate il ritardo, ma la scuola come sempre. Poi sto lavorando ad altri progetti per altre due storie che scriverò dopo questa e sono molto impegnata.
Ditemi cosa ne pensate, ci vediamo al prossimo capitolo.

Love always, Mimi💕🌹

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 25, 2017 ⏰

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