Elizabeth
Ho preso una settimana di ferie, ne avevo bisogno, devo tornare a New York.
Ho preparato le valige per me e per Ginevra, dopo essere passata a prendere Debora che verrà con noi partiamo.
Oggi è l'anniversario della morte di mia madre, non potevo restarmene a casa, ho bisogno di portare qualche fiore sulla sua tomba. Ho anche deciso di vendere la casa di sua proprietà ormai non serve più a nessuno, io non tornerò mai più qui, questa città mi porta alla mente vecchi ricordi che voglio a tutti i costi dimenticare.
Mia mamma di è ammalata quando io avevo nove anni, mi sono ritrovare a fare la donna di casa senza che nessuno mi dicesse perché la mia mamma era in ospedale e non potevo vederla. Mio padre non c'è mai stato, c'era fisicamente qualche volta ma in realtà non è mai stato un padre. Ho odiato gli anni della mia adolescenza, ero persa, andavo a scuola, tornavo a casa, pulivo, sistemavo, preparavo il pranzo e la cena e studiavo. Ogni giorno la stessa storia, mi sono sentita sola per molto tempo. Quando poi lei sembrava guarita ecco che si ricomincia da capo però questa volta io ero più grande e potevo affrontare tutto meglio, mio padre se l'è data a gambe appena ha potuto ed io sono rimasta a curarmi di mia madre, non ero più una figlia ma un'assistente, l'ho portata in giro per gli ospedali per farle fare tutti i cicli di chemioterapia, l'ho portata in ospedale tutte le volte che occorreva, tutte le volte che i dolori si facevano troppi forti da impazzire fino a quando le hanno impiantato un sondino diretta al cuore per l'assunzione diretta degli antidolorifici, l'inizio della fine. Le ho curato le piaghe, l'ho lavata e accudita, le ho tenuto fuori la lingua quando il dolore le creava attacchi epilettico fino a quando si è spenta, nel suo letto ospedaliero che avevo messo nel soggiorno di casa.
Quando è morta non ho pianto, avevo finito le lacrime un sacco di tempo prima. Ma in fondo cosa c'era da piangere? Si era finalmente spenta l'ombra di quella che era stata mia madre consumata dal cancro fino a pesare venti chili e fino a non riconoscere più la sua stessa casa e la sua stessa figlia. Egoisticamente ho anche pensato: finalmente posso iniziare a vivere come la ragazza che sono, ma non è accaduto perché la perdita di un genitore è un dolore terribile.
Quando ho conosciuto Grag ho pensato che forse era la mia occasione per vivere, lui era perfetto per me. Ma si sa che nulla dura per sempre sopratutto se ci sono uomini di mezzo, avrei dovuto saperlo perché un uomo più grande di me, in carriera, ricco è bellissimo cosa più volere da una ragazzina? Mi sono lasciata prendere in giro cullata dal sogno del principe azzurro e con la convinzione di aver già sofferto abbastanza, ma mi sbagliavo, quando ho fatto il test di gravidanza nel bar vicino alla farmacia dove lo avevo acquistato mi sono sentita morire, ma è durato un attimo perché poi sono esplosa di gioia, finalmente dopo anni una buona notizia! Sarei andata in ospedale per una cosa bella e non per accompagnare mia mamma a fare la chemio, quando ho chiamato Grag non stavo nella pelle dalla felicità, ero sicura che sarebbe stato entusiasta dopo tutte le promesse che mi aveva fatto, niente di più sbagliato, quando l'ha saputo ha dato di matto, sembrava quasi impazzito. Mi ha lasciato su due piedi, mi ha detto che non poteva e che non dovevo tenere il bambino perché lui non ne voleva sapere nulla così ho semplicemente chiuso la chiamata ho appoggiato la mano sulla mia pancia e ho sussurrato:
- Piccolo saremo solo io e te.
E così con il supporto di Debora, la mia unica amica, ho lasciato quel posto pieno di brutti ricordi e sono andata via, torno qui una volta all'anno per l'anniversario della sua morte.
Mi è mancata durante la mia gravidanza e mi è mancato averla al mio fianco dopo la nascita di Ginevra, ogni volta che avevo un dubbio o una paura non potevo chiedere a nessuno, entravo su internet e leggevo le esperienze delle altre madri.
Ed ora eccoci qui dopo aver passato qualche ora sulla sua tomba mi dirigo con tutti i documenti dal mio avvocato che ha in mano tutte le carte della casa di famiglia.
- Salve Avvocato Taylor, come le ho accennato al telefono voglio vendere la casa di famiglia ma purtroppo non ho il tempo di seguire le pratiche, mi chiedevo se potesse farlo lei per me.
- Elizabeth chiamami Eric ti prego, spero che tu sia sicura di quello che stai facendo, potresti pentirtene, è la casa in cui sei cresciuta.
- Eric non ho nulla che mi leghi a questo posto e a quella casa, voglio semplicemente voltare pagina.
- Lo capisco, dunque allora ho bisogno di qualche giorno per preparare tutti i documenti poi dovrai solo mettere qualche firma, mi occuperó si tutto io.
- Grazie Eric, allora aspetto la tua telefonata.
Ho lasciato Ginevra al parco con Debora e io mi sto dirigendo nella mia vecchia casa, ho bisogno di entrarci ancora una volta. È tutto come lo avevo lasciato prima di partire, c'è solo un sacco di polvere in più, non mi sento a mio agio qui, è come se mi mancasse il respiro, sono contenta di venderla così metteró i soldi da parte per la scuola di mia figlia. In mezzo agli scatoloni che ho lasciato qui prima di andarmene trovo una foto di me e Grag, quanto sono cambiata, quasi non mi riconosco! La metto in borsetta forse quando Ginevra sarà più grande glie la mostreró, arriverà il giorno in cui dovró raccontarle tutta la verità, spero solo che capisca.
Siamo in viaggio verso casa, la settimana a New York è stata la settimana più lunga della mia vita, ero fuori posto, anche se mi trovavo nella città che mi ha vista crescere non mi sentivo a casa, andarmene è stato facile, non mi manca nulla di quella città. Ho sistemato tutto con il mio avvocato, se e quando ci saranno degli acquirenti mi chiamerà ed io valuteró le offerte.
Per ora posso solo aspettare.
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All'improvviso
ChickLitElizabeth ha 24 anni e lavora in un bar per mantenere la sua bambina, non vuole avere niente a che fare con gli uomini ma si sente attratta da Dorian che la segue dappertutto dopo averla salvata da un'aggressione. Dorian è un uomo d'affari di 34 an...