È passata una settimana da quando mi sono trasferita qui. Finalmente dopo tutto questo tempo potevo mangiare buon cibo, fare lavori part time, studiare, lavarmi, cambiarmi e uscire con i miei amici, come un adolescente normale. In pochi giorni ho scoperto la mia destrezza nel suonare pianoforte e, quando mi va, vado dalla mia prof di musica, le chiedo due o cinque spartiti, mi dirigo nell'aula di musica e inizio a suonare il pianoforte. Di solito dalla fine della scuola (alla una di pomeriggio) fino alle quattro o alle cinque, per poi tornare nella mia stanza, dove mi aspetta "Numero 45".
Si, noi studenti venivamo chiamati con dei numeri, in fondo non c'era alternativa. Si chiama "45" perché è stata la quarantacinquesima ad entrare, mentre io sono stata la seconda, il primissimo invece e' stato quello con i capelli raccolti, il terzo, quello con i capelli verdi, con cui sono diventata subito sua amica. Gli unici che frequento sono lui e la mia compagna di stanza. Abbiamo tutti e tre la stessa passione per i libri. Ogni tanto andiamo insieme in biblioteca: siamo un trio perfetto. Molti che ci conoscono ci ammirano e a volte ci fanno delle domande riguardo degli argomenti da studiare. La mia vita è perfetta, ma l'unico vuoto che sento è la mia identità. Ore 3:30 del pomeriggio, sala pranzo, lavoro part time: cameriera. Il bar è aperto giornalmente dalle 10:00 di mattina alle 12:00 e dalle 2:00 del pomeriggio fino alle 6:30 di sera. Entra nella spaziosa stanza un ragazzo, molto discreto e timido, che si siede su un tavolo vicino a quello sul quale sto pulendo. Ci fissiamo per un millesimo di secondo, ci scrutiamo in quel brevissimo lasso di tempo ed entrambi capiamo che tra noi c'è qualcosa... Com'è possibile? Quel ragazzo mi è familiare. Capelli lunghi fino alla fine della nuca, scurissimi, lisci, pettinati bene e ordinati, maglietta grigia e tuta comoda. Ci fissiamo di nuovo, questa volta per un paio di secondi e l'imbarazzo sale. Lui cerca di penetrare nei miei occhi marroni-rossicci, io nei suoi verdi-giallastri. Io ciglia lunghe e folte, lui ciglia sottili e tre ciglia spesse nella parte inferiore dell'occhio. Separiamo ancora i nostri sguardi e io cambio tavolo, mentre lui rimane lì. Gli faccio una domanda, un po' balbettando:
"Vuoi qualcosa?".
"Un caffè" risponde secco il ragazzo, controllando l'orario dal suo orologio da polso. Una volta richiesto l'ordine al barman, lui fa subito una fila di domande, alle quali ho risposto.
"Numero?"
"2"
"Io 3421"
"Oh, allora sei qui da poco!"
"Si, sei tu quella ragazza di cui tanto parlano che sa suonare benissimo il pianoforte?"
"Sì, sono proprio io"
"Perché mi sembra allora così familiare questa cosa?"
"Boh" rispondo per la prima volta in un modo da menefreghista.
Poi inizio a fare a lui delle domande:
"Tu invece, hai qualche passione o talento?"
"Mh... ho solo degli occhi di falco"
"Occhi di falco?" Ripeto come un pappagallo.
"Sì, io posso vedere tutto. Sono qui da due giorni, ma ti ho immediatamente riconosciuta per il fatto che hai ancora adesso un portachiavi a forma di nota musicale sullo zaino, hai le unghie poco curate per il fatto che suoni quasi tutti i giorni".
Inizio a stupirmi di questo ragazzo. Inizio a ridere.
"Sembri proprio Sherlock Holmes!".
"Sherlock Holmes...?" Questa volta è lui a ripetere.
"Sì, è un libro che sto iniziando a leggere con alcuni miei amici! Se vuoi puoi unirti a noi!".
Il ragazzo esita un momento. Nel frattempo arriva il caffè ed inizia immediatamente a berlo. Una volta finito, risponde alla mia domanda in modo diretto: "Sarebbe bello, accetto".
Gli faccio un sorriso.
"Allora sei invitato stasera alle 8:00 nella stanza 104".
Poi riprendo a pulire i tavoli, mentre lui esce dalla mensa.
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-WHO ARE YOU?- An Italian Danganronpa fanfic
FanfictionPerché a New York ci sono ragazzi che non ricordano la loro vita passata? Perché non sanno come si chiamano? Che ci sia un orchestratore dietro a tutto questo? Che loro abbiano in comune qualcosa? Se sì, cosa? 13/05/18: #6 in Danganronpa 26/05/18: #...