Capitolo 7: "Uscita (2)"

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Manhattan rimane uguale come era stato tre settimane fa. Ci troviamo nella 64esima via ad Est rispetto a Central Park (E 64th Street).
La prima cosa che avevo notato, quando mi ero svegliata, era che gli americani amano molto la cucina italiana. Ed ecco già una fila mostruosa davanti ad un ristorante: "Tony's, pizzeria di Napoli".
Nonostante il freddo e la neve, camminiamo per un tratto, fino a raggiungere la 3rd Avenue. Controlliamo la mappa che abbiamo comprato in un'edicola della metropolitana. Ce l'ha data un signore obeso e scontroso, non me lo dimenticherò mai. Barba folta, canotta verde, sporca e macchiata, sopra un giubbotto che ha visto di sicuro giorni migliori e gambe aperte, con la cerniera dei suoi jeans che si era staccata per quanto fosse grasso. Fumava come una locomotiva, anzi peggio.
Ho preferito appoggiare il dollaro sul bancone , piuttosto che darglielo direttamente in mano, una mano tutta sporca, unghie nere e dita grossissime.

Siamo indecisi se andare verso Nord o verso Sud, vediamo che sulla cartina è rappresentato un simbolo proprio sulla via in cui ci troviamo noi. Si trova più in alto e rappresenta una shopping bag.
Controllo la legenda e vedo che quel negozio là in alto è proprio quel che cercavo, "LC Store", shop di abbigliamento.
"Ahah! È così divertente!" Dico sprizzando gioia da tutti i pori "Io non ci sono mai stata in questa via, sembra così allegra!"
Infatti lo è: non so per quale motivo lo stanno facendo, ma molti abitanti cantano l'Inno Americano e si vestono con colori sgargianti, mentre, più in fondo alla via ci sono dei militari, che stanno preparando una parata.
Io non capisco il perché di questo evento.
"Gli americani sono proprio strani" dice Numero 3.
"Perché?"
"Sembra che stiano festeggiando per il giorno della memoria".
"Ma non c'è stato l'altro ieri? Oggi è il 29!"
"Se vedi quell'insegna lì in alto capirai" mi dice Numero 3 indicandola.
C'è scritto : festa per il giorno della memoria dal 27 al 29 gennaio.
Io mi chiedo perché tre giorni di festa per un evento così brutale. Poi rispondo subito alla mia domanda: gli americani hanno vinto contro i tedeschi, è normale che loro festeggino la loro vittoria dei tempi della seconda guerra mondiale.

Entriamo nel negozio di abbigliamento, e immediatamente prendo tantissimi vestiti e mi fiondo in camerino, mentre si sente come sottofondo le risate di Numero 3.
"Calma! Calma!" Mi dice ridendo e stringendo le palpebre dei suoi occhi color smeraldo "Ricordati che hai solo settanta dollari!"
"Dannazione!" Dico delusa.
Numero 3 mi parla subito dopo come se io fossi una persona viziata, e il tono con cui mi ha fatto la domanda: "Quali sono le vostre querimonie, principessa?" mi ha fatto un po' ridere.
"Ma dai... ahaha! Comunque non è niente, è che non riesco ad alzare la cerniera per chiudere questa felpa!".
Indosso una felpa bellissima, di colore viola. Io amo e penso di aver sempre amato il viola.
Un viola scuro, intenso, come il colore dei miei occhi.
La mia mente divaga per un momento, penso a quanto sarei stata bene con questa felpa, magari abbinata ad una gonna, per essere più femminile, e degli stivali. Il viola mi ricorda l'infanzia, ognuno di noi ha un infanzia, tranne me, Numero 3...
tutti gli studenti del college.
Chissà cosa indossavo quando ero bambina, chissà cosa facevo...

E poi mi ritornano in mente le solite domande.
Chi ero?

Sono in uno stato di quiete profonda, come se fossi ipnotizzata. Non mi sono mai sentita così, in sottofondo sento la musica del negozio...
Pensa che qualche giorno fa ci sono stati ipnotizzatori che hanno cercato di farci ritornare la memoria. Ma niente. Come se non appartenessimo a questo mondo. Vedo davanti a me due figure, una maschile e una femminile. Quest'ultima ha i capelli biondi, come me. Lunghe trecce d'oro che cascano dietro la schiena. Si volta verso di me in lacrime e sta per pronunciare una parola:
"Ka..."

Quel momento solenne viene spezzato dalle urla fastidiose di Numero 3.
"Dueeee!" Sento muovere il drappo della tenda "Ah! Stai bene! Continuavo a chiamarti ma non rispondevi!"
È bastato un mezzo secondo per realizzare che lui è entrato nel camerino e che io indosso solo la felpa con le mie mutandine e il reggiseno rosa di pizzo in bella vista.
"C-cosa ci fai qui?! Esci dal camerino!" Grido arrossendo.
"A...ah-ah, scusa!" risponde imbarazzato per la vergogna, con una vistosa espressione di disgusto, non nei miei, ma nei suoi confronti.
Dopo varie peripezie, trovo il completo adatto a me: un vestito color fucsia, collant e stivaletti neri.

Ugh... addio felpina viola

Arriviamo davanti al bancone della cassiera, una donna paffuta ma graziosa che ci comunica il prezzo:
"Cinquantasei dollari e trentadue!"
Faccio per prendere il mio portafoglio, ma vedo che immediatamente Numero 3 apre il suo che ha appena tirato fuori dalla tasca del suo giaccone in pelle.
Sussulto un attimo e gli dico: "N-numero tre... non c'è bisogno di...".
Lui mi ignora e, sorridendo alla cassiera, dice "Pago io".

È così gentile Numero 3, sono felice di aver conosciuto un ragazzo come lui.

Una volta tornati al College io e lui vediamo uno spettacolo inquietante.

Arriva un'altra studentessa.

È ricoperta interamente da garze. Le uniche parti non coperte sono i suoi occhi rossi come il fuoco, il suo naso, molto screpolato e la sua bocca sottile.
Dalla testa fasciata, spuntano ciocche ricce e nere.
Indossa una pseudo-uniforme scolastica, di colore nero.
Avanza con passo lento e cadono da lei, come petali, delle piccole scagliette bianche e grigie.
"Oh" sussurra

"La mia pelle ... ugh... di nuovo" sospira.

Questo è il brutto presentimento che ha sentito stamattina Numero 3.

-WHO ARE YOU?- An Italian Danganronpa fanficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora