Quella mattina è arrivato un dottore. Giovane, energico e determinato. Un tipo strambo direi. Il Sindaco l'ha pagato per curare i 3000 studenti in una settimana. Deve essere un dottore molto esperto. Ogni paziente viene visitato in tre quarti d'ora. "Ti fa un paio di domande. Deve pesare e misurare l'altezza e la massa , grazie a queste due misure riesce a determinare la tua età e controlla il tuo battito cardiaco, la lingua, la muscolatura..." mi dice Numero 3, che è stato appena visitato.
"Wow! Un dottore veramente geniale!" Dico "Ma allora tu quanti anni hai?".
"Diciotto" risponde fiero "... e... e poi mi ha detto che sono sano come un pesce, penso che in passato facevo molta attività fisica!".
Io gli faccio un sorriso "Sono contenta per te".
C'è una fila lunghissima che attende la visita da parte del dottore, dopo tocca a me.
Sento dall'infermeria delle urla strazianti.
"La prego, dottore, non mi faccia questo!".
Sono le grida di numero 279, la sua voce stridula rimbomba in tutto il corridoio.
"Ma, ragazzino, ti sto preparando una dieta sana ed equilibrata! Non puoi passare la vita a bere queste schifezze!"
"Io... io" si sentono dei singhiozzi "Bwaaa! Non è giusto!"
"Pesi 40 chili! Troppo poco per uno della tua età!"
Esce rassegnato il ragazzino, con quel maglione gigantesco e le sue maniche più lunghe delle braccia. Poi ci vede e gli appare immediatamente un sorrisino malizioso.
"Hey, hey hey!"
"Ciao" Gli si rivolge Numero 3 un po' seccato.
Io invece lo saluto amichevolmente.
Il tipo spettinato ignora Numero 3 e si rivolge a me: "Tocca a te! Tocca a te!".
Mi alzo e li saluto, dirigendomi verso la stanza che si trova di fronte a me.
Il dottore mi guarda. Capelli quasi rasati, biondi, occhiali sottili ed estremamente puliti, degni di un perfezionista.
"Si sieda" dice.
Mi siedo su una sedia posta davanti a lui. Egli prende un blocco a quadretti e una penna stilografica. Mi guarda un attimo e subito dopo abbassa lo sguardo.
"Ascolta..." mi dice "...voglio che tu risponda in modo sincero a delle domande che ti farò, va bene?"
Io annuisco, un po' insicura.
Toglie il tappino dalla penna e lo appoggia con cura sul tavolo, vicino al computer. È pronto a scrivere.
"Da quanto tempo sei qui a New York?"
"Due mesi circa"
"Riesci a dirmi la data precisa?"
E' un lampo. Un'immagine nitida nella mia mente: un giornale abbandonato su un marciapiede "Sì, 4 novembre 2023".
"Come ci sei finita qui?"
"Non ricordo... mi sono svegliata, pioveva, ero sotto ad un albero. "Central Park".
"Le tue prime sensazioni?"
" Non sapevo il mio nome. Mi sentivo persa. Per i primi giorni ho girovagato in lacrime per New York senza né mangiare, né bere".
"Ti sei fatta delle domande?"
"Ovvio. Chi sono? Perché sono qui? Ho una famiglia?"
"Come hai vissuto in questi mesi?"
"Chiedevo soldi, mi arrangiavo come potevo poi di fianco a me. un giorno si è seduto un altro come me, aveva una pianola. Allora mi ha insegnato a suonarla e ho subito imparato. Abbiamo vissuto di elemosina , esibendoci insieme"
"Come ti senti adesso?"
"Mi sento benissimo".
"Vorresti conoscere la tua identità?"
"Sì, assolutamente! Il mio obbiettivo è scoprire la verità".
Capisco in quel momento che quella frase l'ho già detta.
Prima?
Quando prima?
Il dottore finisce di scrivere e appoggia il suo materiale sul tavolo, poi si lava le mani in un lavandino dietro di lui, eseguendo strani movimenti circolatori con la mano. Mentre fa ciò, mi chiede di spogliarmi, per iniziare la visita vera e propria.
Rimango in mutande e reggiseno. Il dottore mi misura la massa, il peso, l'altezza e la lunghezza dei miei arti.
Altezza: 169 centimetri.
Peso: 50 chilogrammi.
Misura dell vita: 60 centimetri.
Misura dell'anca: 80 centimetri.
Taglia del seno: 4a
Taglia vita: 46.
Il dottore dopo aver segnato le misure sul suo blocchettino, alza lo sguardo verso di me mentre mi vesto.
"Diciassette anni"
È così bello sapere qualcosa di sé, dopo tanto tempo.
Esco in lacrime dall'infermeria per la gioia. E la cosa più bella è vedere 3 e 279 sorridere come faccio io.
Escono qualche giorno dopo lacrime anche a Numero 1, il ragazzo dai capelli color biondo platino, ma non sono lacrime di gioia.
Io e 1 non ci parliamo tanto, ma sono comunque preoccupata per lui.
"Gli rimangono solo due anni di vita" mi dice il dottore "Ho scoperto che ha una malattia rara e mortale, incurabile. Mi dispiace tanto per lui".
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Quel giorno, mentre lavoro a mensa lo vedo, crucciato e l'unico impulso che mi viene, è quello di abbracciarlo e dirgli: "Andrà tutto bene".
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-WHO ARE YOU?- An Italian Danganronpa fanfic
FanfictionPerché a New York ci sono ragazzi che non ricordano la loro vita passata? Perché non sanno come si chiamano? Che ci sia un orchestratore dietro a tutto questo? Che loro abbiano in comune qualcosa? Se sì, cosa? 13/05/18: #6 in Danganronpa 26/05/18: #...