Capitolo 18: "Malessere"

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"Numero 1..." pronuncio il suo nome alquanto sorpresa.
"Già" mi risponde guardandomi con aria di superiorità con quegli occhi color ghiaccio "In persona".
In quel momento aveva appena finito di stirare i suoi vestiti nella lavanderia al quarto piano, infatti me lo sono ritrovato con una pila di maglie e pantaloni piegati da mettere a posto su una sedia. Non so come mi sia venuto d'impulso ma gli chiedo "Vuoi una mano?"
Lui mi guarda, questa volta sorridendo "Sì, grazie"
*I suoi capelli sono sempre stati legati così bene da una coda di cavallo? Dovrebbero essere difficile da gestire* penso io.
Mentre metto in un cassetto dell'armadio, di fronte a quello che doveva essere il mio letto, una maglietta, chiedo a Numero 1: "E... riguardo alla tua... cioè hai capito".
Numero 1 sorride, malinconico "Mh, tranquilla non mi fai stare male se mi fai ricordare della mia malattia... Diciamo che lotto ogni giorno e devo prendere delle pastiglie, che mi ha prescritto il dottore stesso. Con quelle pastiglie non faccio altro che vomitare o avere attacchi di panico..."
Io lo interrompo "Pastiglie con effetti collaterali?"
"Esatto" mi risponde.
"Argh, dev'essere dura per te..."
"Non tanto, a me piace soffrire"
A quelle parole rabbrividisco, e preferisco continuare a fare quel che stavo facendo, con la testa bassa.
Posso notare però con la coda dell'occhio che lui si è fermato.
L'unica cosa che sta facendo è fissarmi.
Inquietante, eh?
Io faccio finta di nulla e continuo a fare il mio dovere. Ho una pila ancora ben alta di maglie e pantaloncini da sistemare, prima o poi si stufera'. Mentre metto le maglie, inizio a contare i secondi a mente, che poi diventano minuti, tanti minuti. Ho deciso di finire tutto da sola, l'ultima pila è quella di Numero 1, che sistemo anche quella.
Otto minuti.
Otto minuti ininterrotti a fissarmi.
Non mi trovo più a mio agio, mi sento schiacciata da un peso. Io mi alzo in piedi e, sempre con la coda dell'occhio, vedo che il capo del ragazzo si è spostato verso l'alto.
Poi si alza anche lui, iniziando a parlare.
"Sai" mi dice, rendendo la sua voce più profonda "Nessuno mi ha mai aiutato a mettere a posto la mia roba" avanza di qualche passo.
Io faccio finta di niente, ho un po' paura, e come lui si avvicina a me io mi allontano.
"Ti ho guardata bene, mentre lo facevi, sì sì"
Io giro il mio capo verso di lui con una strana espressione, della serie: *ma che cavolo di problemi c'ha questo ragazzo?!*
Si avvicina ancor di più, io mi allontano.
"Il tuo viso, il tuo seno... i tuoi capelli... posso toccarli?"
A quella proposta, giro velocemente il capo, schifata e imbarazzata, in cerca delle chiavi che avevo appoggiato poco fa sulla scrivania in fondo alla stanza. Ma non ci sono.
Ed ecco Numero 1, sventolare sulla mano destra due mazze di chiavi, le sue e le mie.
"Ma che... ma che sei un maniaco?!" Gli chiedo disgustata, sempre indietreggiando, mentre lui avanza.
"Più o meno" mi dice sorridendo.
Ed eccoci all'arrivo, bloccata in un angolino.
"Eheh" dice lui arrossendo "Ora posso toccare i tuoi capelli" un filo di saliva esce dalla sua bocca. Avvicina la sua mano pallida e ossuta e mi accarezza la testa, poi tocca le ciocche.
"Capelli biondi..." sussurra "come la luce... come la speranza"
Io ho paura, ma trovo il coraggio di agire.
"Numero 1, smettila! Mi fai paura!" Urlo strizzando i miei occhi in lacrime.
Il ragazzo sembra essere stato per un attimo posseduto da un demone, perché ha cambiato subito atteggiamento: è tornato quello di prima.
"Scusa" mi risponde staccandosi da me "Non era mia intenzione spaventarti".
Lo guardo male, ma alla fine provo ad accettare il mio nuovo compagno di stanza.
Ormai e' mezzanotte, è ora di andare a dormire.

Sento dei gemiti e dei rumori.
Apro lentamente gli occhi e mi giro verso il letto di Numero 1.
Uno spettacolo terrificante.
Il ragazzo è seminudo sul letto, tutto bagnato (forse di sudore), le coperte impregnate della stessa sostanza e lui che guardava fisso un punto del soffitto, muovendosi con scatti continui, come se fosse un pesce appena pescato. Occhi sbarrati e schiuma alla bocca.
Mi spavento e subito vado a soccorrerlo.
"Numero 1!" Lo chiamo gridando, ma niente, anzi se continuo a chiamarlo l'attacco di panico peggiora. È freddo su tutto il corpo, come un ghiacciolo. Allora prendo un piumone dall'armadio e lo copro, facendogli anche qualche carezza.
"Numero 1..." gli dico "Non è successo niente, rilassati".

È imbarazzante infiliarsi nello stesso letto del proprio compagno di stanza, peraltro maschio.
"Hey..." gli dico. Non si muove più, i suoi occhi, che prima si erano persi non si sa dove, si agganciano al mio sguardo. Lui si toglie la schiuma con un fazzoletto che aveva messo lì poco fa tra le coperte.
Lo prendo per le guancie.
"Numero 1... tutto bene?"
Non mi parla, i suoi occhi rimangono sbarrati, ma mi fissano.
Prendo dalla mia borsa una caramellina, forze un po' di zuccheri gli avrebbero fatto bene.
Dopo qualche minuto, eccolo dire una parola.
"S..."
Io lo guardo incredula di quello che sta per accadere.
"Speranza...! Sei tu?"
"C-cosa?" Gli chiedo, non capendo.
"Oh sì Speranza, sei proprio tu!  Mi hai salvato!"
"Hey... riprenditi! Tutto bene? Io sono Numero 2, non la speranza"
Lui mi sorride, all'inizio è un sorriso malato, poi tranquillo. I suoi occhi non sono più spalancati. Ora sono quieti, riposanti .Il suo viso è illuminato dai raggi della Luna.
Vedo le sue gocce di sudore scendere dal collo fino al suo petto, gelato e pallido, come tutta la sua pelle.
"Numero 2..." Mi parla sussurrando "Non lasciarmi mai solo". Escono dagli occhi delle lacrime e mi abbraccia, bagnando la canotta che stavo indossando come pigiama.
"Numero 1..." dico sorpresa.
"Speranza..."
Dormiamo in una notte tranquilla, e mi sono resa conto che lui, senza un tutore, non riuscirebbe a sopravvivere.
Sono davvero fortunata di aver conosciuto a fondo uno come lui, forse.

•Studenti sopravvissuti: 3200/3421

-WHO ARE YOU?- An Italian Danganronpa fanficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora