Capitolo 6: "Uscita (1)"

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Ed ecco I giorni della merla, periodo di gelo assoluto, che si fa sentire anche all'interno del College. Oggi è sabato, non c'è scuola. Infatti le aule sono chiuse, tranne i laboratori e la mensa. Qualche professore oggi c'è, ma solo per andare a prendere dei libri dal loro armadietto. In una settimana, lavorando in mensa, ho guadagnato 70 dollari.
"Cosa vorresti fare con quei soldi?" Mi chiede Numero 3.
"Mhhh... devo pensarci, forse qualche vestito, indosso sempre la mia solita roba: uniforme o felpa con leggins o jeans e maglietta".
"Il Sindaco ha speso un patrimonio per questo college, mentre i vestiti li ha lasciati proprio all'ultimo!".
"In effetti... beh... cosa posso comprare? Non è che io abbia molto...".
Numero 3 sbuffa "Ma dai! Che stai dicendo? Su su, prendiamo un pass, mettiamoci il giubbotto e andiamo in centro!"
"C-cosa?".
Improvvisamente Numero 3 sparisce e si dirige subito in segreteria per ottenere i pass, per avere la possibilità di uscire dal college.
Io lo aspetto da lontano, mentre vedo Numero 45 avvicinarsi verso di me: "Ehy, 2! Che ci fai qui? Uhhh state prendendo due pass, uscite insieme?".
"Sì" le rispondo con un sorriso, ma notando la sua espressione, vedo che per lei "uscire insieme" è un'altra cosa.
Allora io completo la frase: "... c-come amici...".
"Ah" risponde delusa.
"Beh" riprende lei "Io stamattina ho scrittura creativa, divertiti~~" si sistema la sua lunga gonna e corre verso il laboratorio.
Nel frattempo Numero 3 torna con i pass e usciamo dal college.
"Ehy, numero 2!" Sento delle voci familiari.
Si avvicinano a me Numero 1, con quei suoi capelli raccolti ... -qual'è la parola onomatopeica che indicava i capelli mossi o ricci, "fluffy fluffy"?- e Numero 3421, col quale non parlo da tanto tempo.
"Dunque" dice l'aspirante detective "Anche voi avete preso il pass per uscire? Dove andate?"
Io sto per rispondere, ma parla al mio posto Numero 3
"Da qualche parte qui, in periferia, vogliamo esplorare un po' la zona"
E subito dopo si intromette anche quel barbone di 279: "HAHAHAHHAHAHA questa è bella!".
Si avvicina con passo lento e minaccioso il ragazzino, col suo solito sorrisino malizioso.
Avanza e avanza, è sempre vestito allo stesso modo. Maglia a maniche lunghissime che toccano quasi terra, pantaloncini con bretelle consumate e scarpe da ginnastica che avrà due o tre taglie in più del suo piede.
"Un tipo di classe come te...? In periferia? Non ci credo!".
I suoi occhi violacei e profondi spiccano con la sua pelle, bianca come quella di un cadavere. Mette le mani dietro la nuca e fa un respiro profondo.
"Sai..." continua a parlare "Avrò pure una pessima condotta, ma io riconosco le bugie dalla verità, proprio perché io sono un esperto nel dir menzogne a iosa!" Ridacchia.
Numero 1 si astiene dalla discussione.
"Beh ho notato che quando parlava, si è contratto un po' il naso eh" dice 3421.
Numero 3, sentendosi accusato, reagisce: "Non capisco di cosa state parlando".
Riprende con quel tono da superiore Numero 279: "Continuerà a negare, quindi, per verificare se ha detto la verità o meno, chiediamolo a questa meravigliosa ragazza".
Mi guarda con uno sguardo di sfida, e con sempre quel maledetto sorrisino.
"Avanti" dice "Andrete in centro oggi o in periferia?".
Io non avrei mai detto una bugia, ma non so perché d'impulso ho risposto con "periferia". Lo so che così ho difeso Numero 3, ma non capisco il perché: dire una bugia per qualcuno a cui vuoi bene... È normale?
"Mh..." 279 non sorride più, questa volta ha un espressione seria: "Lo stai dicendo per difendere Chioma d'Albero o perché ci andrete davvero?"
Questa volta esito: mi ha beccata.
"Se volete stare un po' da soli, bastava dirlo, no?"
Chiede il ragazzino, questa volta con di nuovo il sorriso, ma più inquietante.
Io lo guardo un po' intimorita, senza rispondere, anche Numero 3 si trova nella mia stessa condizione.
"Però sono geloso, anch'io voglio uscire con Numero 2" dice 279 rivolto al mio amico
"Come la mettiamo?"
Questa volta Numero 1, per la prima volta si intromette, mettendosi tra me e il nanetto.
Altissimo, forse 10 centimetri in più di me, magrissimo, poco forzuto, ma di sicuro una persona colta e intelligente.
"Vai via" dice.
"C-cosa?" Gli chiede 279: "Ripeti se hai il coraggio!".
"Vai via" ripete di nuovo "Invece di rompere le scatole agli altri, perché non pianifichi oggi pomeriggio, quando tornano, un uscita solo con lei? Ora però tocca a Numero 3, no?"
"Argh! Come sei noioso! Ehy detective privato! Vai in mensa e prendimi del succo d'uva! Io torno in stanza".
Numero 3421: "Questa cosa del servo ti sta sfuggendo di mano, eh?".
Preferisco non indagare su quel che c'è stato tra loro due.
Ringraziamo Numero 1, e iniziamo la nostra uscita.
Per il tratto di strada fino alla fermata del bus, siamo stati in silenzio, un po' imbarazzati per quel che è successo. Sul serio ha detto quella bugia per stare un po' con me, lontano dai suoi ostacoli?
"No" mi parla come se stesse rispondendo ai miei pensieri "Non è per quello, è che in quella zona avevo una strana sensazione".
Io non gli rispondo, non voglio indagare, so che Numero 3 è una brava persona e se ha mentito per quello, io gli credo.
Ci fermiamo, aspettando il bus che porta verso il centro di New York, non propriamente il centro, ma il cuore della città: la zona di Manhattan, dove mi ero svegliata a Central Park.
Arriva il mezzo e quando ci saliamo, vediamo che all'interno è tutto pieno.
Io e il mio amico ci guardiamo un attimo.
"Hey 2, forse non è meglio prendere la metropolitana?"
"Sì, ma quale linea porta verso Manhattan?"
"Poi lì vedremo, qua c'è troppa gente".
Allora scendiamo e cerchiamo le scale della metro. Un'ora di camminata per trovarla. Un incubo.
Però Numero 3 è felice, e ciò mi tranquillizza e mi porta avanti. Non importa se ho le gambe stanche, continuo a camminare.
Una volta trovate le scale per accedere alla metropolitana, guardiamo la cartina con le diverse linee e scegliamo quella che passa sotto l'Avenue, ovvero dalla periferia, direttamente verso Manhattan.
Non c'era molta gente, per fortuna. L'aria era comunque pesante, per diverse cause. Lavoratori che fumano e odorano di tabacco, impianto di aria condizionata delle edicole più sporca delle suole delle mie scarpe e, ovviamente, i fumi abbondanti che lascia la metropolitana.
Saliamo e per due ore dovremmo arrivare a Manhattan.
Rimembro le domande del dottore, che qualche giorno fa è venuto a farci visita, e penso: *Numero 3 invece? Come è finito qui?*
Lui subito risponde al mio pensiero, come sempre. Non capisco, è una sorta di sensitivo? Inquietante...
"Vuoi sapere che fine ho fatto io? Mi sono ritrovato in una stazione, vestito con due stracci. Letteralmente. Uno schifo. Magari sarebbe stato meglio svegliarmi a Central Park, come è capitato a te. Ho trovato un lavoro bellissimo"
"Davvero, quale?"
"Pulire i cessi della stazione, ero ironico"
"Ah..."
"Mi fa così imbestialire! Mi hanno trattato come se fossi un... un...".
Da quel che racconta, deve aver passato l'inferno. Esistono brave persone, come il Sindaco e persone veramente orribili, come il suo "datore di lavoro". È stato maltrattato in modo così disumano da non riuscir a trovare il termine per completare la frase.
"Lasciamo perdere" dice sbuffando.
Io sussulto un attimo e poi faccio un respiro profondo, perché ormai quel che è stato è stato. Per fortuna ora viviamo in un ambiente pulito e sicuro.

-WHO ARE YOU?- An Italian Danganronpa fanficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora