9 Settembre
Prendo il cardigan beige dalla sua gruccia, lo piego rapidamente e lo infilo nel borsone. Pochi minuti dopo, anche la mia camicetta bianca si trova nello stesso posto, insieme ad alcune paia di pantaloni e altri indumenti.
Continuo a riempire il borsone dei miei vestiti rimamendo voltata verso l'armadio, cercando di ignorare la presenza silenziosa del letto alle mie spalle. Non sono pronta a reggere il confronto, ancora non riesco ad affrontare la realtà fino in fondo.Entrare nel mio vecchio appartamento è stata un'impresa. Mi sono serviti dieci minuti solamente per girare la chiave nella toppa e abbassare la maniglia della porta d'ingresso.
Ero contenta del fatto che la serratura non fosse stata ancora cambiata, ma una parte di me avrebbe preferito di gran lunga rimanere chiusa fuori da questa casa. I ricordi che le sue mura contengono sono così vividi e forti che l'aria è impregnata delle emozioni che ho provato e delle mie parole. E avere a che fare con la me stessa del passato non è affatto semplice, soprattutto considerando il fatto che, fino a venti giorni fa, c'era qualcuno al mio fianco.
Qualcuno che amavo, qualcuno per cui ero disposta a fare qualsiasi cosa, a cui avrei dato persino l'anima, se solo me la avesse chiesta. Qualcuno per cui, nonostante lo abbia tradito, provo ancora un sentimento tanto forte da mozzarmi il respiro ogni volta che sfiora i miei pensieri, che ancora mi fa tremare la voce a causa del suo nome, che mi provoca tali fremiti che mi rende difficoltoso stare in piedi.
Avrei potuto salvarmi. Salvare noi, la nostra relazione dalla fatiscenza dell'abbandono. Mi sarebbe bastata una parola giusta. O, conoscendolo, un solo gesto che gli facesse capire che ci tenevo. Eccome se ci tenevo.
La mia sopportazione ha raggiunto la soglia critica, perciò quasi strappo dalle grucce i miei vestiti e li butto nel borsone sfogando su di essi tutta la mia rabbia repressa.
Un vestito rosa antico che ho indossato ad uno delle nostre ultime uscite. Non hai avuto la forza di agire perché senza il suo sostegno non vali niente.
Un paio di scarpe con il tacco rotto che dovrei portare dal calzolaio, quel pomeriggio ho percorso il tragitto dal café alla sua macchina sulla sua schiena. Non hai nemmeno provato a combattere, ti sei arresa in partenza come solo tu potresti fare.
La borsa da giorno in vernice rosso fuoco per la quale mi prendeva in giro ogni volta che la indossavo perché non era affatto il mio stile. Lui non lo avrebbe mai fatto, lui avrebbe lottato con tutte le sue forze pur di averti per sé anche solo per un secondo in più.
La felpa che mi ha comprato uguale alla sua solo per poterci vestire nello stesso modo di tanto in tanto. Guarda invece che cosa hai ottenuto tu, con la tua stupida debolezza.
Raccimolo le ultime cose ed esco dalla camera da letto senza riuscire nel mio intento di non guardarlo, quasi a riconfermare la mia poca forza psicologica e fisica.
È un solo istante, un effimero battito di ciglia, ma é abbastanza da scattare la fotografia della stanza e imprimerla nella mia mente per poterla osservare più tardi, in un luogo nel quale mi senta più al sicuro.Appoggio il borsone sul tavolo della cucina e vado in bagno a prendere le mie cose. Inconsciamente, controllo che non ci siano altri spazzolini da denti oltre al mio e al suo e che non ci siano nuovo flaconi di prodotti che non abbia usato io. Il mio cuore aumenta il proprio battito quando non trovo niente di strano, e cerco di fare le cose più in fretta possibile per non lasciarmi sopraffare dai ricordi che ho in questa stanza. Ma i baci che mi lasciava sul collo ogni mattina sono troppo prorompenti perché io riesca a bloccarli in tempo.
Con le mani tremanti, metto tutto ciò che è mio in un beauty case e torno in cucina, poi entro in salotto evitando di sostare troppo con lo sguardo sul divano. Decido di selezionare ciò che voglio portare con me e ciò che, invece, sento come appartenente a questa casa e lascerò a lui. Lascio molti dei libri al loro posto sugli scaffali, prendendone su solo alcuni tra i più importanti per me, ma raccatto ogni mio quaderno e blocco notes sparso per la sala. Prendo il computer e alcune cose di seconda importanza come caricabatterie, alcuni soprammobili e astucci portapenne.
Torno in cucina e infilo tutto nel borsone, che stenta a chiudersi a causa del sovraffollamento di oggetti al suo interno. Dovrei fare un secondo giro per prendere altre cose, ma non si tratta di oggetti di necessaria importanza. E poi, non riuscirei ad affrontare un secondo ritorno in questo appartamento.
Sto per uscire di casa quando il buon senso mi suggerisce di fermarmi a scrivere un biglietto. Tiro fuori una delle tante penne e strappo un foglio da un quadernino e butto giù due righe in modo molto veloce. O almeno, questa è la mia idea. Ma la verità è che non riesco a trovare il modo giusto per non sembrare troppo secca o per scrivere parole troppo dense di significato.
All'ennesimo tentativo, decido di chiudere la mente e lasciare che sia la mia mano a scegliere le parole.“Sono passata questa mattina a prendere alcune cose. Ho ancora una copia delle chiavi, se ne hai bisogno puoi chiedermele indietro quando vuoi.”
Non c'è bisogno di firmare. Ho dedicato così tanto del mio inchiostro e delle mie parole per lui che riconoscerebbe la mia calligrafia ad occhi chiusi. Ogni volta che gli dicevo di aver scritto qualcosa di nuovo e di importante, lui mi chiedeva sempre di poter leggere. Ogni tanto leggevo io per lui, e mentre lo facevo lui si avvicinava e iniziava a sfiorarmi, ad avvolgermi tra le sue braccia, a baciarmi creando altre decine e decine di sensazioni da distillare in parole scritte su carta. E quando era lui a scrivere per me, le sue parole erano sempre accompagnate dal suono del pianoforte o della chitarra, e io mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo ad avere qualcuno che mi amasse così tanto.
Sento il dolore corrodere i tessuti già sfibrati del mio cuore mentre il naso mi pizzica a causa del pianto imminente. Sto attraversando quel momento di quiete prima della tempesta, e più riesco a trattenermi, peggiore e più potente sarà la crisi. Esco di casa e chiudo la porta a chiave con le mani tremanti prima di scendere di corsa le due rampe di scale che mi dividono dalla strada.
Non appena metto piede sul marciapiede, mi rendo conto di avere il battito cardiaco super accelerato e il terrore che il mio cuore possa collassare da un momento all'altro non fa altro che peggiorare il mio stato. Annaspo alla ricerca d'aria mentre mi dirigo alla macchina di mia madre. Vorrei accasciarmi per terra e piangere, ma non posso farlo. Non in mezzo alla strada, non così vicina al raggio d'azione di una persona che dice di non amarmi più.
Percorro qualche altro passo vacillante e frenetico nella sua scompostezza, e riesco a raggiungere la macchina. Mi appoggio ad essa e cerco di regolarizzare il respiro, non voglio portare addosso i segni di una nuova amnesia e neanche dover tornare dal terapeuta per uno dei suoi stupidi cicli mentali.
Mi pare di scorgere una figura conosciuta, così mi concentro su di essa nella speranza di superare il pericolo della crisi senza subire ripercussioni. La falcata svelta, le mani infilate a fondo nelle tasche dei pantaloni, la sciarpa che gli copre il viso fino al naso ma che lascia scoperte le orecchie e i capelli di quello strano bruno tendente al grigio scuro.
La mia mente si rischiara. La tempesta si quieta senza aver fatto troppi danni, il mio cuore riprende ad avere un battito normale. Senza nemmeno rendermene conto, tutto diventa semplice e lineare e io so cosa devo fare. Prendo di nuovo la penna e strappo un nuovo foglio dal quaderno, mi appoggio al cofano della macchina per scrivere, poi lascio il borsone nell'auto e torno nel condominio dove si trova il mio vecchio appartamento. Le rampe di scale sono avvolte dal silenzio, sicuramente lui sarà entrato in casa e avrà già visto il mio biglietto. Salgo al piano giusto e mi accovaccio, in modo da essere più comoda e non essere vista dallo spioncino.
Guardo le parole scivolare dietro alla porta, le mie dita tremanti che spingono il foglio oltre alla soglia con la stessa delicatezza di un cardiologo durante un'operazione particolarmente difficile. Tre parole che possono porre fine alla mia astinenza da lui, tre parole mastodontiche che riuscirebbero a far vacillare persino il più forte dei giganti. Eppure, sono solo tre parole.
“Ti amo ancora”
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ʳᵒᵗᵗᵉⁿ - ᵖᶜʸ
Romancesᴛᴀᴛᴜs: completa ɢᴇɴᴇʀᴇ: fanfiction, romance ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟɪ: lunghezza media - «Ci sono notti in cui ripenso a te e piango, in cui il mio corpo trema e devo nascondere la testa nel cuscino per non farmi sentire da nessuno. Ci sono anche notti in cui sono...