「Capitolo 19°」

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25 Ottobre

Una donna in tailleur si sporge dai pesanti battenti della sala congressi, una stanza di dimensioni contenute che si trova al primo piano della sede dell'azienda partner per cui lavora Sehun. Annuncia ai presenti che tra pochi minuti inizierà la riunione, e lo fa con una strana cadenza altalenante tipica degli abitanti dell'isola. Siamo arrivati qui a Jeju da due giorni, ormai, e il viaggio sta andando sempre meglio. Il volo è durato pochissimo, e l'abitazione che la ditta ospitante ci ha assegnato è quasi più grande di casa mia e accessoriata con ogni bene tecnologico di ultima generazione. Ci sono due camere da letto e due bagni perché, come ho scoperto una volta arrivata, Sehun mi ha fatta passare agli occhi della compagnia come sua assistente e mi ha fatto includere nel biglietto ogni trattamento esclusivo che hanno concesso a lui: giro turistico della città, pranzo con il presidente della ditta dell'isola in uno dei ristoranti più costosi e rinomati del posto, qualche altro seminario sull'economia e sulla statistica e, l'ultimo giorno, ci è stata concessa una giornata libera da impegni lavorativi. Aggiungendo il fatto che sono in compagnia di un ragazzo che mi piace e non ho alcun tipo di obbligo, sono giunta alla conclusione che si tratti di un sogno.

L'unica pecca è che tutti i presenti che stanno aspettando di poter entrare in sala conferenze credono che io sia l'assistente di Sehun, quindi non possiamo stare troppo vicini per non destare alcun tipo di sospetto sulla nostra strana relazione. Che poi, non so nemmeno se di relazione si possa parlare. Non sono in grado di etichettare ciò che stiamo vivendo perché ancora non abbiamo avuto l'occasione di parlarne, ma a me va bene così. L'importante è che lui mi sia accanto.

Sehun mi chiede di seguirlo fuori dall'atrio e io obbedisco, rimanendogli accanto mentre domina la sala con la propria figura. È assurdo come un ragazzo della mia età sia capace di avere maggiore autorità di persone molto più grandi di lui. Chiude la porta dell'atrio alle proprie spalle e si avvicina a me con un passo fluido, appoggiando le mani sulla mia vita e guardandomi con espressione raggiante.

«Grazie mille per essere venuta» le sue parole sono un sussurro appena udibile nel silenzio tiepido del corridoio prima che lui stringa le mie mani tra le sue e se le appoggi al petto, lasciandomi sentire il ritmo veloce del suo cuore battere contro alla mia pelle. Mi viene quasi naturale avvicinarmi di piú a lui, cosicché riesca ad abbracciarmi senza doversi spostare e io possa appoggiare la testa all'altezza della sua clavicola.
«Sta' tranquillo, andrà tutto bene» mormoro in un sorriso. Non l'ho mai visto così teso come oggi, probabilmente l'incontro a cui deve assistere è molto importante e lo mette sotto pressione. Sehun si morde il labbro inferiore, una ciocca di capelli scuri sfuggita al gel gli ricade sulla fronte alta.
«Lo sappiamo tutti e due che sei il migliore tra tutti quelli che sono di là» aggiungo, alzando la testa per guardarlo in viso. Noto che ha la cravatta leggermente storta, perciò gliela sistemo per fare in modo che sia perfettamente centrata e ben infilata sotto alla giacca nera. Sehun fa scorrere le dita tra i miei capelli prima di lasciarmi un bacio tiepido sulla fronte.
«Ti adoro» sibila con un filo di voce per evitare di infastidire troppo il silenzio piacevole che dimora in questo luogo. Mi alzo in punta di piedi e avvicino il suo viso al mio con una mano per poterlo baciare di nuovo, lo sento sorridere sotto alle mie labbra.
«Anche io» rispondo con lo stesso tono, «Ora torniamo nell'atrio, non voglio che tu faccia tardi»

Sehun mi libera dal suo abbraccio facendo scivolare le mani lungo il mio corpo e mi fa cenno di passare per prima. Io apro la porta nello stesso momento in cui la donna in tailleur compie lo stesso gesto con quella della sala conferenze, invitando i presenti ad entrare. Sehun mi sfila accanto afferrandomi il polso per un istante prima di dirigersi all'interno mentre io, essendo - tecnicamente - la sua assistente, mi avvio alla stanza adiacente munita di poltrone, tavolini bassi in vetro, riviste e persino un angolo bar vastamente fornito. Non mi è concesso entrare insieme ai dirigenti delle aziende in riunione, ma non sono l'unica a rimanere fuori durante la conferenza. Altri assistenti e accompagnatori sono già seduti comodamente sulle poltrone imbottite, sorseggiando cocktail o usando il computer per portarsi avanti con il lavoro. La riunione di ieri è durata tre ore e mezza e ho avuto modo di esplorare ogni angolo della sede scortata da Changmi, l'assistente dell'amministratore delegato della ditta di Jeju, ma oggi non la vedo da nessuna parte e sono nuovamente sola. Non che mi dispiaccia, ad essere sincera. Per l'incontro di oggi si è prevista una durata di circa tre ore, perciò posso provare a sfruttare questo tempo per continuare a leggere un libro che ho lasciato a metà il mese scorso o, magari, per riprendere a scrivere.

Prendo il cellulare dalla borsa e attivo internet e subito una rapsodia di notifiche sovrasta il rumore delle tastiere e quello dei bicchieri appoggiati sul tavolo. Alcuni si voltano a guardarmi mentre cerco di abbassare il volume fino a farlo sparire del tutto, sento le guance scaldarsi come carne esposta ad un focolare e il viso andare momentaneamente in fiamme. Mi schiarisco la voce, in imbarazzo. «Scusate»

Poi, per evitare altre figuracce, mi concentro sullo schermo del telefono tanto da riuscire a distinguere i vari pixel che lo compongono. Dopo aver riacquisito un colorito normale, controllo le notifiche. Molte sono video di YouTube e VLive, ci sono alcuni articoli di Naver e Soompi, qualche mail dalla newsletter della libreria di Seoul e un paio di messaggi su KakaoTalk. Quando entro sull'applicazione, iniziano a tremarmi le mani come se fossero in preda ad un terremoto. Ci sono due messaggi non letti nella chat dell'ultima persona che avrei voluto sentire, ma anche l'unica che mi manca e mi fa stare male da morire al tempo stesso. Il primo messaggio è lo screenshot di una storia che ho messo sui social ieri sera, una foto del tramonto scattata dalla finestra panoramica dell'appartamento in cui ci ha alloggiato la ditta. Nel secondo messaggio c'è scritto che spera che l'aria di Jeju mi stia facendo bene. Corrugo la fronte, confusa. Cosa significa? Si sta davvero interessando a me o, come è più probabile che sia, sta cercando di scottarmi con uno dei suoi metodi infallibili? Ogni volta che litigavamo tendeva sempre ad usare le parole per ferirmi, anche se non è mai arrivato a livelli tali da farmi stare troppo male. Tranne l'ultima volta. Ora che non stiamo più insieme, so che il sentimento che lo spinge a trattarmi così sarebbe in grado di convincerlo a fare di tutto.

Apro lo screenshot della mia foto e lo osservo meglio. Non c'è niente di anomalo, è un semplicissimo tramonto sul mare. È impossibile vedere il mio riflesso nel vetro perché è coperto dallo schermo del telefono, si vedono solo i capelli sciolti sulle spalle e nient'altro. Ingrandisco maggiormente la fotografia, prestando attenzione ad ogni dettaglio. Se mi ha mandato questa immagine, significa che c'è qualcosa che dovrei notare.

Poi, lo vedo. E il mio cuore perde un battito.

Nell'angolo a destra della foto, la finestra ha catturato il riflesso di Sehun a petto nudo che entrava in sala. Se non si presta molta attenzione è impossibile vederlo, ma una volta che si ha scoperto quel dettaglio é impossibile non notarlo, risalta agli occhi come uno schizzo di vernice nera su una tela completamente bianca. Appoggio il telefono sulle cosce e mi stringo le tempie tra il pollice e l'indice, cercando di non scoppiare in lacrime. Non ci posso credere. Sicuramente, ora mi considererà ancora più bugiarda di quanto immaginasse. Dopo tutto quello che gli ho detto dieci giorni fa a casa nostra, è davvero infimo farmi beccare in una casa lussuosa a Jeju con un ragazzo che gira per le camere a petto nudo. Potrei rispondergli e cercare di spiegargli la situazione, ma so che non mi crederebbe. Ho perso ogni briciola della sua fiducia, ormai, e non ho idea di come ritrovarla. Decido di non rispondergli e di mandare invece un messaggio ai miei genitori, anche se risponderanno tra ore, e a Junmyeon, dato che non ci siamo visti prima della mia partenza.

Lui risponde subito e iniziamo a parlare del più e del meno, lui mi aggiorna sulla sua storia con Haneul e di quanto sia antipatico il figlio del Primo Ministro e io gli dico di ciò che è appena successo e di quanto sia bella Jeju. Le tre ore passano in fretta e presto vedo Sehun uscire dalla sala conferenze e venirmi incontro. Picchietta con un dito sullo schienale imbottito della poltrona su cui sono seduta e fa un cenno con la testa verso il corridoio dell'atrio. «Andiamo, devo riferirti alcune cose»
Annuisco con un sorriso, cercando di nascondere il mio turbamento ai suoi occhi per non farlo preoccupare di cose che non si meriterebbe mai di sentire. Una volta assicurato che non ci sia nessuno nei paraggi e dopo aver chiuso la porta a chiave, Sehun avvicina il mio volto al suo in meno di un secondo e sorride sulla mia fronte prima di lasciarci sopra un bacio.

«È andata bene» sospira, soddisfatto. «Dovremmo diventare partner a tutti gli effetti prima delle vacanze di Natale»
Appoggio la testa tra la sua spalla e il suo collo e annuso il suo profumo. È buono, pregnante, ma ha un sapore amaro. O forse sono io l'unica a sentirlo. «È fantastico» mormoro, avvolgendo le braccia attorno al suo collo. Sta andando tutto alla perfezione: gli affari vanno a gonfie vele, il viaggio sta procedendo senza intoppi, Sehun è alla mia costante ricerca e mi fa sentire necessaria. Eppure, c'è qualcosa di sbagliato. È una nota appena udibile nel complesso della sinfonia, è un'onda del mare agitato che devia la direzione di pochi gradi, è un tulipano tra rose rosse. Però io lo sento.

La sua assenza, la sento.

ʳᵒᵗᵗᵉⁿ - ᵖᶜʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora