「Capitolo 8°」

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16 Settembre

Entro con il cuore in gola, non pensavo che un negozio di vestiti potesse essere tanto grande. Non pensavo neanche che esistessero dei negozi dai prezzi accessibili in una zona vicino al quartiere di Gangnam. Ma se é delle mie supposizioni che stiamo parlando, dato che non pensavo neanche che mi avrebbero assunta, meglio evitare l'argomento e concentrarsi sul lavoro.
Un brivido mi percorre la schiena mentre penso a questa parola. Non ho mai avuto un lavoro di questo tipo, e iniziare in un negozio parecchio noto e frequentato che vende capi di abbigliamento non è il massimo per una persona che veste come una sprovveduta e ha un complesso di inferiorità più difficile e complicato della meccanica quantistica. Ma bisogna pur sempre iniziare. Mi dirigo alle casse, dove ben tre ragazze si stanno occupando dei clienti, e aspetto diligentemente il mio turno. Quando questo arriva, cerco di sfoggiare il mio miglior sorriso mentre spiego la mia situazione. La ragazza annuisce, ascoltandomi con attenzione prima di indicarmi con la mano curata e dalle unghie perfette la strada per andare nell'ufficio del capo reparto. Istintivamente, chiudo le mani a pugno per nascondere le mie unghie mangiucchiate.

Seguo le indicazioni della ragazza e busso alla porta giusta dopo essermi infilata per sbaglio nei camerini di prova. Una voce deformata dallo spessore della parete mi invita ad entrare, ed è quello che faccio. Un ragazzo giovane ma dall'aria stanca è seduto dietro ad una scrivania in preda al caos più totale: ci sono foto di abiti, documenti, appunti e scarabocchi sparsi per tutto il tavolo. Mi schiarisco la voce e mi inchino prima che il ragazzo mi dia il tacito permesso di parlare.

«Buongiorno. Sono stata assunta qui qualche giorno fa, ho fatto il colloquio in sede centrale e-» Non riesco a finire la frase che vengo interrotta.
«Non ti preoccupare, so già tutto» il ragazzo si alza in piedi rivelando una dentatura smagliante e perfetta, la sua voce è stranamente acuta, mette allegria. Si dirige verso una cassettiera in acciaio e apre uno degli scomparti rivelandone il contenuto: vestiti. D'altronde, cosa ci si dovrebbe mai aspettare da un negozio di abbigliamento?

«Il signor Son ora non c'è, ma posso spiegarti io come funziona qui, dato che ci lavoro da parecchio tempo. Preferisci le taglie oversize o aderenti?» Il ragazzo si china sul cassetto e inizia a cercare qualcosa con aria concentrata. Dubito che i suoi capelli biondi siano naturali, ma gli stanno stranamente bene quando lui solleva appena il capo per guardarmi. Mi schiarisco la voce e mi affretto a rispondere. «Nessuna delle due, ad essere sincera»
«Vada per la taglia giusta, allora» borbotta quasi tra sé, chiudendo il cassetto e avvicinandosi a me con un vestito impacchettato in una busta trasparente in mano. «Questa dovrebbe andarti bene. Comunque piacere, io sono Jongdae» mi porge i vestiti con un sorriso a labbra chiuse, stringendo poi gli occhi in un'espressione che mi ricorda tantissimo mio fratello.
«Grazie» dico, prendeno il pacchetto e osservandolo: i colori, una strana tonalità di grigio e un blu tenue, sono gli stessi dei vestiti che indossano Jongdae e le tre ragazze alle casse, probabilmente si tratta della divisa.
«Di niente. Indossala, ti aspetto qui di fuori» dice, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle. Io mi cambio velocemente ed evito di pensare a quanto sembri anonima con questi vestiti addosso, poi esco e trovo Jongdae ad aspettarmi. Mi osserva velocemente.

«Perfetta» sorride lui, prima di iniziare a camminare facendomi segno di seguirlo. «Dato che oggi è il tuo primo giorno, ho pensato di risparmiarti il mattatoio del piano terra e di portarti al primo piano, nel reparto uomo. Ti farò vedere dove si trovano i vestiti, come trovarli nel database, come utilizzare la cassa e come fare con i clienti più esigenti. Se ci rimarrà del tempo in più, ti farò vedere i magazzini, così almeno usciremo un attimo dal turno frenetico in negozio» l'organizzazione di questo ragazzo, diversamente da quella della scrivania alla quale era seduto, è schematica e super dettagliata. Non so se sarò in grado di fare tutto ciò che ha detto in un paio d'ore, né credo di poter mai pianificare una mia giornata in modo così efficiente e pragmatico. Tengo i miei timori per me e mi limito ad annuire. «D'accordo»

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