I ragazzi, conclusa la giornata scolastica, decisero di raggiungere il parco per svagarsi un po'. Chanyeol, deciso a dar inizio al suo piano, anche se non ne aveva alcuno, chiamò il biondo convincendolo a raggiungerli. A nulla servirono le proteste del maggiore che, ancora titubante delle parole pronunciate dal moro il giorno prima, avrebbe preferito restare appollaiato sul suo divano a guardare la TV. Sapeva però che se avesse insistito a restare a casa i minore l'avrebbe invasa, portando tutti con sé, e il risultato sarebbe stato un divano pieno di patatine e bordi di pizza sparsi per il pavimento che, ovviamente, sarebbe toccato a lui ripulire. Si ritrovò così a rassegnarsi al ragazzo, promettendo di raggiungerli da lì a poco. Appena chiusa la chiamata, Chanyeol, rivolse un grande sorriso fiero, con tanto di pollice alzato, a un Baekhyun che era occupato a trovare il modo per mettere in gioco il suo amico senza risultare troppo esplicito.
Dietro di loro, Kyungsoo e Jongin camminavano in silenzio , mettendo un piede dietro l'altro in modo automatico, troppo occupati a pensare ad altro. Al maggiore, nonostante gli sforzi nel nasconderlo, il grigio piaceva da anni, e i suoi amici lo sapevano bene. Aveva tenuto i suoi sentimenti dentro di sé per paura, di essere rifiutato, o di risultare patetico. Come poteva il perfetto Kim Jongin avere dell'interesse nei confronti di una persona semplice e noiosa quale Do Kyungsoo? Probabilmente avrebbe nascosto tutto fino a quando gli fosse stato possibile, ma non aveva messo in conto i suoi amici. Sarebbe stato sicuramente scoperto, e Jongin avrebbe messo fine anche a quella farsa, lasciandolo nella sua illusione. Proprio per questo era occupato a pensare a come uccidere, in modo lento e doloroso, colui che li aveva incastrato in quella situazione.
Accanto a lui, Jongin, non sapeva come reagire a quella situazione. Vedeva il maggiore così tranquillo, come se la cosa non lo toccasse più di tanto, mentre lui non sapeva come controllare tutte le sue emozioni. Avrebbe tranquillamente potuto ridere, piangere, esultare, urlare, ballare, il tutto contemporaneamente e per la felicità. Era ormai da tempo che sentiva di provare qualcosa per l'altro, ma nonostante l'aria da playboy che gli altri erano soliti calzargli, lui era tutto il contrario. Poteva sembrare sicuro di sé, ma in realtà era totalmente insicuro. Sapeva di essere un bel ragazzo, ma non ha mai pensato che ciò bastasse per poter conquistare il cuore di qualcuno. La sua poca sicurezza calò in picco nel momento in cui si scoprì innamorato di Kyungsoo. Il maggiore aveva sempre espresso chiaramente le sue idee, "l'aspetto esteriore non è la cosa più importante", "se nel cervello hai un criceto in prognosi riservata non azzardarti a rivolgermi la parola", "per piacermi un ragazzo deve possedere una personalità ricca". Sì, il maggiore tendeva a osservare ciò che ognuno nasconde se dentro, senza fermarsi sull'apparenza. Tutto questo contribuì a fermare Jongin dal dichiararsi. Questa però era una svolta che non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare, non poteva certamente sprecarla. Magari, pensò, nella farsa potrebbe nascere il vero, dopotutto tentar non avrebbe causato danni.
Chen, a differenza dei suoi amici, camminava tranquillo per la sua strada, ignaro di tutto, godendosi la freschezza dell'aria e i profumi che l'arricchivano. Un passo dietro l'altro, guardandosi intorno, sorridendo ai bambini che giocavano fra loro. Iniziò a correre appena intravide la loro panchina, deciso ad occupare il posto migliore, quello sulla spalliera, quello per cui ogni volta litigava con Baek, ma che finiva sempre per vincere. Avvicinandosi sempre di più, intravide una figura che occupava il suo posto, ma non riuscì a riconoscerla poiché il ragazzo aveva le braccia incrociate sulle gambe piegate e la testa nascosta fra esse. Deciso ad appropriarsi del suo posto aumentò la velocità, pronto a dire quattro a quella persona. Il ragazzo sulla panchina riconobbe, seppur flebili per via della distanza, le voci dei ragazzi e dei forti passi nella sua direzione. Vide Jongdae correre, I suoi capelli svolazzare al vento e il tenero broncio sul viso. Senza rendersene conto si ritrovò a sorridere di cuore. Alla visto di quello splendido sorriso, il minore frenò di colpo, rischiando un incontro ravvicinato con l'asfalto. Inciampò fra i suoi stessi piedi, cercando di mantenere l'equilibrio, cosa estremamente difficile per via della brecciolina. Stava per rinunciare e arrendersi alla caduta, ma il maggiore scattò con passo felino stringendolo fra le braccia.
<<Ehy Chen, dove corri così di fretta?>> chiese curioso.
Il castano, perso in quella presa così ferrea ma allo stesso tempo protettivo, non si rese conto di aver risposto con delle parole che, subito dopo averle pronunciate, provocarono in lui una grandissima voglio di sprofondare nei meandri più profondi della terra.
<<Da te>> biascicò.
E a quelle parole, il biondo, sentì qualcosa muoversi dentro. Cercò di nascondere un sorriso che lottava per prendere possesso del suo viso, ma nonostante i suoi sforzi non ci riuscì. Decise, allora, di abbandonarsi a quelle strane sensazioni che l'avere il minore a pochi centimetri dal viso, stretto contro il suo corpo, stavano invadendo il suo corpo.
<<Beh, eccomi qui>> sorrise.
E i due rimasero in silenzio, guardandosi negli occhi, come fossero attirati da una forza invisibile e priva di spiegazioni. Xiumin, che aveva sempre sofferto il freddo, per la prima volta avvertiva un dolce calore. Non riuscì a capire se quel calore provenisse dai vestiti troppo pesanti indossati o se la fonte fosse proprio quel ragazzo. Chen, che si era sentito debole nei confronti nelle difficoltà della vita, per la prima volta si deriva protetto. Ed era sicuro fosse dovuto alla presa del maggiore.
In quel preciso momento Chen capì di volere di più. Voleva quelle braccia tutte per sé. Voleva quel sorriso, quella voce così dolce. Voleva sentirsi protetto per sempre, e voleva fosse quel ragazzo a farlo.
STAI LEGGENDO
Hoewon - Xiuchen
RomanceSin dalla nascita si è parte di qualcosa, qualcosa più grande di sè stessi. Si appartiene a qualcuno, che si conosca o meno. C'è chi lo accetta e chi prova a scappare. Soulmates