Sembra tutto perfetto...

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Ad aspettarci all'entrata del Nomo c'era un'auto nera, con i finestrini oscurati. Sì, come quelle che si vedono nei film, di ricconi e/o gangster.

Per un momento rimasi confusa: cosa stava progettando quel ragazzo?

- Stasera saremo in un posto speciale - annunciò Walt, prendendo la mia mano e intrecciando le mie dita con le sue. - So che sei curiosa, ma ti piacerà. Promesso -

- Mi fido - alzai gli occhi al cielo con un sorriso esasperato e mi accomodai all'interno dell'auto, cercando di non stropicciare il vestito di morbida stoffa nera. Sembravo una vedova [oh, ora che ci penso sembra l'inizio di una barzelletta: il dio della morte e la sua fidanzata vestita di nero vanno insieme a una cena con delitto. Perché fai quella faccia, Carter?].

Walt si sedette accanto a me e sporgendosi in avanti sussurrò qualcosa all'autista, che ingranò la marcia e partì senza dire una parola.

La città era illuminata a giorno da milioni di luci, che adombravano Walt e lo rendevano ancora più affascinante e misterioso. New York, la Grande Mela.

L'avevo visitata solo poche volte, anche perchè avevo l'assurdo timore che se fossi andata a Manhattan sarei incappata in qualche bizzarra divinità greca o che altro.
I mastodontici grattacieli scivolavano sotto il mio sguardo, come i ristoranti di lusso e i locali.

Dove mi stava portando Walt? Prima che potessi chiederglielo nuovamente, la macchina iniziò a percorrere un'acciottolata strada secondaria, dove sembrava essere riemersa l'oscurità.

Ciottoli a New York?

Dal finestrino vidi avvicinarsi un grande capannone illuminato a stento dagli sporadici lampioni. La facciata crollava a pezzi ed era pieno di calcinacci attorno al perimetro dell'edificio abbandonato. Andiamo di bene in meglio.


La macchina si fermò del tutto, mettendo fine agli scossoni dovuti ai pezzi di vetro e altre macerie. Decisamente questa non era la Manhattan che visitavo nei miei sogni.

- Un magazzino? - inarcai un sopracciglio, incapace di nascondere la delusione. La mia voce era come fiele, infastidita e velenosa. Cercai di addolcire il tutto con un sorriso, ma mi riuscì solo una smorfia trattenuta.

Ma ovviamente parlai a vuoto, perché Walt era già sceso per aprirmi la portiera. Un vero gentleman.

- Non pensavo che le fabbriche abbandonate fossero un luogo rinomato per appuntamenti - tentai di nuovo, cercando il suo sguardo e sperando che fosse solo uno scherzo.

Walt mi sorrise, e posò una mano sulla mia schiena nuda, coperta solo in parte dal vestito. Faceva freddino lì, e rimpiansi di aver lasciato a casa il giubbotto di pelle. 

- Vedo che hai un ottimo spirito di osservazione -

- Stone, Stone, che hai combinato? - e gli diedi un buffetto sulla guancia.

Dietro di noi la macchina ripartì, lasciandoci soli.

- Vieni - il ragazzo mi condusse a una porta insolitamente curata, con il pomo di bronzo lucidato. Andiamo, chi è che lucida i pomi delle porte? E soprattutto, esistono ancora i pomi delle porte?

Dentro era buio pesto e mi lasciai guidare dalla sua presa rassicurante. A un certo punto giungemmo davanti a un'altra porta, questa volta malridotta e chiusa a chiave, che con una semplice spallata di Walt si aprì cigolando.

Quello che c'era dentro mi lasciò senza fiato, strabuzzando gli occhi per la sorpresa.

L'Armata Perduta ~The Kane Chronicles~ [Completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora