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Pareti che piangono

L'appartamento che aveva trovato in quella cittadina sperduta vicino Londra, non era tanto male tranne per la mancanza di persone con cui parlare e comunicare, ma per il resto si poteva fare

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L'appartamento che aveva trovato in quella cittadina sperduta vicino Londra, non era tanto male tranne per la mancanza di persone con cui parlare e comunicare, ma per il resto si poteva fare. Rimane sempre sola, questo è vero ma non ci da molto peso, anzi.

Si chiude la porta alle spalle e posa tutto ciò che ha comprato al supermercato più vicino. Butta la lista che fece poche ore prime nella spazzatura, si lega i capelli e si cimenta a sistemare tutto quello che ha nelle buste. Il sale nella mensola accanto il frigo, lo zucchero dall'altra parte del ripiano perché sono opposti e Diana odia vederli vicini - piccole ossessioni, le ama chiamare. L'acqua salita con fatica va nella stanza più piccola della casa e continua così fin quando non si ritrova sul divano a guardare la sua libreria stracolma di libri di ogni genere. Si alza e va a prendere il suo preferito: Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Lo conserva con delicatezza e con ossessione. Sorride ai vari episodi nei quali si ritrovava a sgridare le persone che osavano avvicinarsi. Come quella volta che disse: "Non si deve rovinare" alla sua coinquilina quando si azzardò a sfiorarlo.

"Non sono felice!" mi disse Teresa; e con questa parola mi strappò il cuore.

Quelle parole così famose, così amate quasi le odia, ma si rispecchia così tanto. Si dispera perché lei deve amare solo quello che nessuno ama e quel mucchio di lettere le ricordano il suo dolore verso qualcuno che c'è, ma non vicino a lei. Ha imparato che è inutile dire che una persona non c'è perché non è per niente vero. Quell'individuo esiste, respira e ama solo non lei, quindi, il suo amato esiste ma non più insieme a Diana. Si ispira così tanto a Jacopo, al suo modo di esprimersi che cerca di scrivere come lui quando si imbatte in un foglio bianco. Le assale un grande macigno quando guarda quel libro e si ricorda che glielo regalò lui, però lo adorò così tanto che lo ricomprò un altro identico e iniziò a vivere quello. Tutto ciò solo perché quei fogli di carta erano stati toccati da lui, perché sono stati scelti dal suo cuore. È testarda la nostra Diana e anche adesso pensa di poterne comprare un altro per dimenticare chi glielo ha regalato, poi si ricorda che non è più ai tempi del liceo, non è più al primo anno di università e che non può più permettersi di cambiare quando vuole lei o le cose che ha attorno.

"Non sono felice!" mi disse Teresa; e con questa parola mi strappò il cuore.

Si agita e fa cadere il libro per terra affinché quel periodo si cancelli dalla sua testa, affinché quella vita passata svanisca nel buco nero a cui appartiene. Non accade, però. Non succede nulla di puro e di concreto in quella stanza piena di arte, tristezza e di dolore. Si sveglia dalla sua trance solo quando il campanello suona e scopre che a tutti i giorni bui c'è rimedio se con lei c'è Lorenzo e il mare che la porta via.

𝐃 𝐢 𝐚 𝐧 𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora