diciotto

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I nostri punti di partenza

Tutto torna al punto di partenza

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Tutto torna al punto di partenza. Sembra esser lontano, quasi irraggiungibile ma quel torpore iniziale è un segno, quel sentimento che si prova quando si lascia il proprio amore andar via, correre lontano da voi, è inappagabile. Non si può descrivere a parole senza incepparsi per le vie del dolore.

Eppure tutto torna al punto di partenza. Hanno vissuto momenti indimenticabili insieme, che hanno lasciato un segno indelebile negli occhi di chi li ha invidiati, ma il cuore si ferma se preso alla sprovvista, se non gli si dice di rallentare un po' alla vista di un incidente.

I genitori di Diana non hanno voluto credere al cuore. Non hanno deciso di fermarsi quando un camion li ha colti senza avvisare. Una donna dalle movenze carismatiche, un uomo dal carattere difficile si sono schiantati, senza nemmeno sentire un rumore, la notte del 3 gennaio 2015 - come vi ho detto, accaddero tante cose in quel gennaio -. Una giovane Diana, presa da sé stessa, non si è nemmeno accorta di cadere con loro in quella parte della giornata, nella quale notte e alba si baciano senza smettere fino all'entrata del sole. I tagli, vi starete chiedendo, per quale motivo si sono presentati così. Forse perché li aveva anche Corinne o forse perché quelle braccia erano troppo pulite.

Iniziò come sport, come vi raccontai tempo fa, si impressionò quando la risollevava e cadde con la testa, spaccandola in due facendo colare tanto di quel sangue che doveva per forza essere raggiunto da quello delle braccia. Non immaginava che fosse un male, ma adesso, al cimitero rammenta tutto quello che fece.

Come quella volta che si finse morta nella vasca facendo nascere quel colorito rossastro nell'acqua per far controllare al suo cervello come fosse morire in un futuro imminente. Corinne entrò in bagno quel giorno e disse soltanto: " Stai vedendo come ti sentiresti se morissi in questo modo? Beh, non te lo consiglio. Io preferisco schiantarmi almeno il sangue lo vedono gli altri." Prese un taglierino e ne uscì fiera. Diana aveva ancora gli occhi chiusi e le orecchie dritte,  come quelle di un lupo, ma alla vista di tutto quel sangue, si sentì immensamente appagata.

Tocca con estrema fragilità la figura del padre, della sua rovina. Abusò di lei, sapete. Auguste pensava che fosse davvero bella. Pensò che giocarci non era poi così male se dormiva ed era incosciente. Marinette lo sapeva ma ha sempre preferito registrare il tutto. È un bene che siano morti tra le braccia del non sapere, ma Diana è sempre legata a quel paese che chiamava casa.

Il motivo per il quale tiene ancora a loro è inesistente, tuttavia rimane ancora sbalordita dal suo immenso piacere nel ricordare tutto il male che si è fatta per loro. Tutti i punti che si sono racimolati alla partenza e tutti quelli alla fine che ancora non si sono incontrati, eppure quelle linee sul suo corpo, quei graffi sul viso, quel sangue secco sul cuore spiegano come hanno fatto un uomo e una donna a rovinare una ragazza come lei.

Piange davanti alla fotografia della madre. Ce l'ha con lei. Non doveva registrare, non doveva istigare. Doveva solo farla scappare, doveva solo farla amare di più. Non volevano che scoprisse i vari aspetti dell'amore. Non volevano un ragazzo accanto a lei. Non desideravano un futuro brillante. Non credevano che fosse andata lontana. La volevano solo per loro. Chiudevano a Dio quel bellissimo e insignificante corpo solo per i loro affari sporchi. Per farle capire che esiste solo il sesso nella vita, non l'amore - quello è un affare per chi non ha un cervello -.

Cammina lontana, corre via come l'amore della sua vita che sta correndo verso di lei per curare tutte le ferite procurate in quel bagno tappezzato d'amore, di dolore e di circostanze frammentate dal loro colore degli occhi.
Sorride verso di lei. Allunga le braccia per cingere meglio il suo corpo tra il suo cuore. Capisce di amarla ancora, di provare ancora il sentimento di oscurità che copriva il loro cielo.

"Ti amo ancora, Diana." Sussurra davanti ai genitori morti. Non avrebbero mai apprezzato tutto questo amore. Non avrebbe permesso alla figlia una fidanzata.

"Non mi hai mai amata." Dice senza sentimenti. Si toglie da quel gesto così bello quanto sconveniente. "Mi hai portato al baratro come questi due. Mi hai rovinata, Corinne." Continua indicando le due lapidi grigie e inerme che, purtroppo, sembrano muoversi al loro annuncio. Iniziano a cadere per terra tutte le lacrime perse e riconquistate. Rimangono lì, però. "Mi hai bruciata. Mi hai reso mangime per gli avvoltoi. Ma hai fatto sì che il mio cuore ti notasse, che la mia mente prendesse appunti e che i miei polmoni non respirassero. Te ne sei andata, Corinne. Hai preferito il mare al posto dei miei occhi e io non ho fatto altro che cercarti di più. Mi hai prosciugata, sentimento dopo sentimento." Finisce il suo monologo in lacrime e priva di ogni possibile scusa da poter usare per aver fatto fermare il cuore di lei. Ha concluso un'era fatta di incomprensioni. Ha finito la mia narrazione sulla loro storia perché, ormai, è arrivata al suo punto di partenza. Ha costretto la mia fantasia a fermarsi lettera dopo lettera.

Forse è meglio così poiché adesso si stanno amando come fanno solo loro. In questo momento hanno in mano la vita che gli è stata rubata quel giorno in cui Diana è andata in ospedale per una perdita di sangue dovuta all'essere invidiosa di Corinne.

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Questo è un capitolo abbastanza particolare, come tutti del resto, quindi vi chiedo cosa vi è colpito di più. Dalle parole di Diana alla sua vita privata. Ditemi tutto che son curiosa.

𝐃 𝐢 𝐚 𝐧 𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora