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Come state? Immagino benissimo. 😂 Vi ringrazio per le visualizzazioni, le stelline e i commenti e poi ringrazio tantissimo il gruppo ff che tra uno sclero e l'altro mi dà idee per questa storia. ❤️
Spero che il capitolo vi piaccia, l'ho scritto con l'ansia di perdermi qualcosa, capitemi!!! Buona lettura e grazie ancora! 😘

A Mario,
che si è ripreso la sua felicità.

"E ti sei chiesto mai
Tutto finisse ora?
E' già finito tutto...
Ma ricomincia ancora."

Mario

È inutile. Ci prova con tutto se stesso a non pensarci. Ma quegli occhi verdi non ne vogliono sapere di lasciarlo in pace. Lo tormentano tutta la sera, tutta la notte. Tormentano i suoi sogni, non gli lasciano via d'uscita. Lo tormentano mentre fa la doccia il mattino dopo, mentre fa colazione, mentre si reca al suo studio e con lo sguardo corre a quel piccolo bar in cui Claudio lavora. In cui vorrebbe solo entrare per perdersi in quel verde. Ma non lo fa, non può farlo. Lo vedrà nel pomeriggio, lo aiuterà per quanto gli è possibile, lo ascolterà. È questo ciò che gli è concesso fare. Solo questo.
E così si ritrova ad attendere con impazienza e paura per tutto il giorno quel momento. Il momento in cui Claudio finalmente varcherà quella porta e saranno di nuovo solo loro, occhi negli occhi. E le ore non passano, le lancette si muovono a un ritmo lento e costante, ma più scorre il tempo in quello studio, più l'ansia aumenta. E quando finalmente si rende conto che è arrivato il momento, il momento di ricevere l'ultimo paziente della giornata, il momento di rivedere lui, quasi gli manca l'aria per la paura e l'eccitazione. Ma Claudio non entra in quella stanza. La porta resta chiusa. E Mario resta fermo, immobile ad aspettare per una, forse due ore. E una nuova consapevolezza prende spazio in lui e gli fa sbattere forte i pugni sulla scrivania.

Ho rovinato tutto. Siamo di nuovo tornati al punto di partenza. E la colpa è solo mia.

Quando si rende finalmente conto che per quanto possa aspettare Claudio ormai non arriverà, si decide a lasciare lo studio. E non ha neppure bisogno di pensarci su per un secondo. Sa già dove deve andare. Sa già ciò che deve fare.
Si dirige a passi svelti verso quel bar a pochi metri di distanza. E si ferma ad osservarlo per qualche minuto da fuori attraverso il vetro. Claudio è lì. Solo. Sta riordinando e pulendo il bancone con gli occhi bassi. È pensieroso e Mario darebbe qualsiasi cosa, ogni più piccola parte di sé, per leggergli dentro. Si ritrova a pensare a quanto gli sia mancato in quelle poche ore. Si ritrova a pensare che forse è praticamente fottuto ormai. Che ormai quel ragazzo con lo sguardo buono e triste lo sente un po' parte di sé e vorrebbe averlo con sé sempre, ogni momento, in ogni piccolo frammento di vita.
Prende un respiro profondo cercando di scacciare quei pensieri e finalmente apre la porta. Claudio non alza lo sguardo, resta concentrato sul bancone di fronte a sé e continua a lucidarlo minuziosamente.
"Siamo chiusi." Afferma distratto. Mario non risponde. Resta ipnotizzato da quei capelli disordinati, da quegli occhi stanchi e arrossati. Ipnotizzato dalla bellezza di Claudio a cui è certo non riuscirà mai ad abituarsi.
È quando finalmente Claudio si decide ad alzare lo sguardo su di lui che tutto si ferma. E Mario perde il fiato. E gli viene quasi da piangere. E vorrebbe urlare e sbattere la porta e baciare Claudio e dirgli che in realtà lui lo vuole, lo vuole talmente tanto da starci male. Vorrebbe togliergli quell'espressione ferita a suon di baci, vorrebbe non vedere tristezza, delusione e rabbia in quel verde. Vorrebbe fargli capire quanto sia stato costretto a fermarsi, quanto avrebbe voluto non doverlo fare. Ma resta zitto, sotto lo sguardo arrabbiato e ferito di Claudio, duro e spaventato, così simile a quello che aveva la prima volta che si sono rivisti nel suo studio.
"Non sei venuto al colloquio..." Riesce solo a mormorare, sentendosi un perfetto idiota. Claudio abbassa lo sguardo e ritorna a dedicare tutta la sua attenzione al bancone di fronte a sé.
"Vattene Mario." Il suo tono è tagliente, freddo. Fa male. È più doloroso di qualsiasi cosa. E a Mario sembra che tutti i passi in avanti, tutte le cose belle, gli spiragli di luce che era finalmente riuscito ad aprire, tutto si sia sgretolato. Si avvicina con lentezza, quasi temesse di vedere l'altro fuggire ancora via da lui. Si avvicina a passi lenti e decisi, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo volto e respirando rumorosamente. Si perde per un attimo ad osservare quel viso perfetto. Ripensa con un brivido a quelle labbra che hanno sfiorato appena la sua pelle.
"Claudio, non potevo comportarmi in modo diverso, io non..." Prova a spiegare con estrema difficoltà. Ma l'altro non glielo permette.
"Non me ne frega un cazzo! Credi che mi interessi della tua stupida terapia? O del fatto che non hai voluto scopare con me? Sai quanti ne trovo ora, appena chiudo questo cazzo di bar? Sai quanti posso trovarne disposti a venire da me?" Claudio parla con estrema calma, avvicina pericolosamente il viso al suo e Mario non può fare a meno di provare una fitta di gelosia a quelle parole. Non può fare a meno di provare fastidio, malessere al pensiero di qualcuno che non sia lui a sfiorare la pelle di Claudio, a farlo suo.
"Claudio, magari potresti venire a parlarne nel mio studio domani, posso spostare l'appuntamento."Cerca di mantenere un tono sicuro e convincente. Ma la voce gli trema ed è sicuro che anche Claudio se ne sia accorto.
"Non verrò mai più a perdere il mio tempo con te." Gli risponde deciso l'altro, voltandogli le spalle. Mario resta lì fermo in quel bar ad osservarlo ancora per qualche minuto. Ma Claudio sembra non notare per niente la sua presenza. Così alla fine va via. Perché se solo restasse un secondo in più è sicuro che gli scenderebbero le lacrime per la delusione e la rabbia. E no, questo non può proprio permetterselo.

Passano tre giorni e di Claudio nessuna traccia. Non che questo lo stupisca, Mario si aspettava che non si sarebbe più fatto vedere. Ma la cosa lo sta uccidendo, ne sente terribilmente la mancanza, vorrebbe potergli parlare, dirgli che gli dispiace, che restare in quella casa con lui piuttosto che scappare via era la cosa che più voleva al mondo. Ma non sempre si fa ciò che si vuole.
Un'altra giornata è finita, l'ultimo paziente è andato via e Mario tira un sospiro di sollievo al pensiero che potrà finalmente tornare a casa. Ma la porta del suo studio si apre all'improvviso. Un ragazzo della sua età, che non ha mai visto prima, entra dentro. Lo osserva per un attimo titubante e Mario sta per chiedergli chi sia, è convinto che magari voglia prendere un appuntamento. Ma lui lo interrompe ancor prima che apra bocca.
"Ciao, scusa il disturbo, ti rubo solo due minuti. Io sono Paolo. Sono amico di Claudio." Il ragazzo gli porge la mano, che Mario si appresta a stringere. È perplesso. Non riesce a comprendere il motivo di quella visita. Paolo deve sicuramente essersene accorto, perché gli rivolge un sorriso prendendo posto sulla sedia di fronte a lui.
"Ti starai chiedendo perché sono qui." comincia poi, con fare ovvio.
"Beh...si." Riesce solo a rispondere Mario.
"Sai, io conosco Claudio da quando eravamo piccoli. Siamo sempre stati inseparabili io, lui e Luca...non so se Claudio ti ha parlato di lui." Paolo parla con un velo di tristezza nello sguardo.
"Si lui...me ne ha parlato." Si limita a rispondere. E potrebbe dirgli che lui era con Claudio quello notte, potrebbe raccontargli tutto. Ma non lo fa. Resta ad ascoltare.
"Non ne aveva mai parlato con nessuno." Il tono di Paolo è sorpreso e a Mario sembra quasi felice. E anche lui non può che sentirsi almeno un po' soddisfatto per essere riuscito a far parlare del proprio dolore quel ragazzo.
"Ecco...sono stato io a contattarti per aiutarlo... E l'ho visto cambiare e migliorare anche se in pochissimi giorni. Sul serio... Però vedi...adesso abbiamo litigato e non ci sentiamo da un po'. Perciò volevo chiederti come sta...sei l'unico che può dirmelo. E io sono in pensiero per lui, perché per ora non posso stargli vicino come vorrei. So che in teoria non potresti dirmi nulla perché è un tuo paziente. Mi basta solo sapere se sta bene. Perché non so a chi altri chiederlo." Paolo smette di parlare con voce tremante, sbattendo in modo nervoso il piede per terra. E Mario non può fare altro che sospirare.
"Lui non vuole più il mio aiuto, Paolo." mormora appena, socchiudendo gli occhi.
"Cosa? Perché?" Gli chiede l'altro sorpreso e preoccupato. E Mario proprio non ce la fa più. Si rende conto che quel ragazzo, il migliore amico di Claudio, è l'unico che potrebbe dargli una mano. E così alla fine si arrende e gli parla di tutto. Di quella sera. Del primo incontro con Claudio. Di quei cinque anni passati a pensare a lui, a ricordare quei momenti. Del loro primo incontro dopo quei cinque anni. Di Claudio. Dei suoi sensi di colpa. Di quelli che ha scaricato su di lui. Del loro avvicinamento. Delle sue carezze. Di quel bacio mancato. Della freddezza che è arrivata dopo.
Paolo ascolta con attenzione, in silenzio, immobile. Sul suo viso tutte le emozioni che si susseguono in lui sono ben visibili. Sorpresa, rabbia, timore, felicità, preoccupazione. Resta zitto per minuti interi quando finalmente Mario conclude il suo racconto. Lo osserva appena, prima di accennare un sorriso. Poi una semplice domanda.
"Tu ci tieni sul serio a lui, vero?" E Mario non può fare altro che annuire. Perché sì, tiene a Claudio. Ci tiene sul serio. Il sorriso di Paolo si fa più ampio.
"Dicevo sul serio prima. Da quando ha cominciato a vederti è cambiato. In meglio. Mi sono accorto da subito quanto tu gli facessi bene. Tu gli fai bene Mario. E lo capirà anche lui. Lo aiuteremo insieme. Io rivoglio il mio migliore amico e tu rivuoi Claudio. Sono felice che vi siate ritrovati, è incredibile!" Afferma, con gli occhi che quasi brillano. Mario non può fare a meno di sorridere a sua volta.
"Cosa è incredibile?"
"Che vi siate persi per tutto questo tempo. Che siate stati insieme per pochissimo, solo per poche ore, eppure quell'incontro ha segnato entrambi. Che adesso vi siate ritrovati, proprio quando ne avevate più bisogno. Che quel filo sottile che vi ha unito cinque anni fa non si sia rotto."
Mario annuisce appena, abbassando lo sguardo e riflettendo su quelle parole.

Si, è incredibile.

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora