15

2.7K 284 32
                                    

«Hai visto?»
«Che cosa?»
«Se metti da parte la paura, possono succedere anche cose belle.»

Mario

Mario non riesce proprio a non pensare, a togliersi di dosso quella sensazione. La sensazione di aver sbagliato qualcosa, di non essere stato abbastanza. Eppure ha fatto ciò che sentiva, ciò che Valentina gli ha consigliato, ciò che il suo cuore desiderava da mesi ormai. Lo ha baciato. Ha baciato Claudio, quella sera, in quel piccolo e vecchio bar, in silenzio, lentamente, come se ci fosse tutta la vita a disposizione per farlo, che non importava se fuori pioveva e i fulmini creavano squarci nel cielo, perché lì dentro erano solo loro, nessun altro. Loro e i loro respiri, i loro occhi chiusi e poi aperti per capire se tutto fosse reale, se stesse accadendo sul serio. Le loro mani a scoprirsi, ad accarezzare lembi di pelle dell'altro, le loro labbra a cercarsi, in una danza lenta ed estenuante, le loro lingue a sentire per la prima volta dopo sei anni il sapore dell'altro. Mario quel momento lo vive e rivive di continuo da due giorni ormai, basta il semplice pensiero a scatenare brividi in lui, basta il ricordo delle labbra di Claudio, delle sue mani sui suoi fianchi, sotto la maglietta, incerte e poi sicure, a causargli brividi in tutto il corpo. Dopo ore intere passate così, semplicemente a scoprirsi, accarezzarsi, perdersi l'uno nell'altro, si sono lasciati senza dire nulla, senza farsi promesse, troppo imbarazzati persino per guardarsi negli occhi. O forse troppo impauriti. Si sono lasciati così, un ultimo bacio veloce e un sorriso spontaneo ad accarezzare le labbra di entrambi. E poi il nulla. Per due interi giorni. Claudio è letteralmente scomparso e Mario ci prova, ci sta provando sul serio a capire il motivo di quel comportamento. Ma niente, non ne riesce proprio a trovare la ragione.

Forse ho sbagliato, sono stato troppo frettoloso. Forse non avrei dovuto baciarlo, forse avrei dovuto solo mantenere le distanze.

Non capisce proprio a cosa questo silenzio sia dovuto. Ha provato a telefonargli, a mandargli dei messaggi. Ma nulla, l'altro lo ignora. Lo ha scrutato da lontano, mentre era intento a lavorare in quel bar in cui è successo tutto, ma non ha proprio trovato il coraggio per entrare ed affrontarlo. Mario non è mai stato bravo in queste cose, non è mai stato bravo a rincorrere. È sempre stato lui quello da rincorrere. E ora davvero non sa cosa fare, è consapevole che gli sfugga qualcosa, ma non riesce proprio a capire cosa sia.
Osserva distrattamente l'orologio. Sono le dieci del mattino e non si è ancora deciso ad alzarsi dal letto. È il suo giorno libero e se fosse in vena chiamerebbe Valentina e si andrebbe a fare un giro con la sua amica, ma non riesce a fare altro che non sia pensare e ripensare a Claudio, a ciò che hanno vissuto insieme e al suo strano comportamento. Alla fine decide di farsi una doccia e cominciare finalmente questa giornata. Resta interminabili minuti sotto il getto caldo dell'acqua a riflettere e alla fine decide di riprovare a chiamarlo. Deve capire. Prende respiri profondi e cerca di farsi coraggio tra uno squillo e l'altro e sta davvero per perdere le speranze, è convinto che Claudio non risponderà neppure questa volta. Sta per riagganciare quando finalmente sente la sua voce, spenta e leggermente preoccupata.
"Pronto?"
"Clà, hey! Finalmente rispondi... Va tutto bene?" Riesce a sussurrare, cercando di ignorare il tono distante dell'altro.
"Si, è tutto ok." Claudio sospira e a Mario sembra di vederlo, lì preoccupato, a stringere con forza il telefono e a torturarsi le mani in modo nervoso.
"Ti va di vederci?" Lo dice così, diretto. Deciso. E sente il cuore spezzarsi quando sente l'esitazione nella voce dell'altro.
"No, io... È meglio di no, Mario. Ora scusami, ma devo proprio andare." Chiude quella breve conversazione, senza neppure dargli il tempo di rispondere. E lascia Mario ancora più sconvolto, deluso, arrabbiato. Arrabbiato con Claudio per quel comportamento, ma soprattutto con se stesso per non aver capito, per aver sbagliato qualcosa, per non riuscire a capire cosa sia. Passa la giornata così, in casa da solo, a riflettere. Ed è già sera quando ricorda. Quando capisce. Gli torna in mente all'improvviso. Uno dei primi colloqui con Claudio, uno dei primi in cui è riuscito ad aprirsi con lui. Le parole di Claudio tornano, gli sembra quasi di risentirle, gli rimbombano dentro e ora si dà dello stupido per non essersene ricordato prima.

"Dopo la morte di Luca è cambiato tutto, sono diverso con le persone."
"Diverso?" Gli aveva chiesto perplesso Mario.
"Si, io... Non riesco a lasciarmi andare. A mettere da parte la paura. È per questo che quando conosco persone nuove le allontano, mi metto sulla difensiva. Perché se poi mi dovessi legare a qualcuno, se poi ne diventassi dipendente, e quel qualcuno mi lasciasse solo? Se ne andasse? Io non credo di poter sopportare altro dolore. E allora credo che sia meglio difendersi, così da non soffrire." Claudio lo osserva con gli occhi lucidi, dopo essere finalmente riuscito ad aprirsi e a dirgli quelle parole. Mario sospira e poi dice la prima cosa che gli viene in mente, ma che gli sembra immediatamente la più adatta.
"Se metti da parte la paura, possono succedere anche cose belle."

Si odia un po' per non averci pensato prima, mentre afferra in fretta un post-it e scrive velocemente qualcosa su di esso. E poi va da lui, così, con una vecchia tuta addosso, i capelli spettinati e gli occhi stanchi per le notti insonni passate. Va da lui e spera che Claudio capisca. Che ci sono cose troppo potenti e troppo importanti. Cose che non si possono fermare. Perché è sbagliato, perché è ingiusto lasciarle andare. E loro non possono lasciarsi andare. Non possono proprio permetterselo. È tardi ormai quando arriva di fronte alla porta del suo appartamento. Ma lui non può aspettare altre ore. Bussa, lascia quel post-it attaccato alla maniglia della porta e scappa via. Su quel piccolo foglio ha scritto poche, semplici parole e non sa neppure se funzioneranno.

"Se metti da parte la paura, possono succedere anche cose belle. Noi siamo una cosa bella. Fidati di me, anzi fidati di noi."

Ha il tempo di fare solo pochi passi, prima che il suo telefono squilli. E quel nome sullo schermo gli fa capire che sì, quelle parole hanno funzionato. Sorride spontaneamente, mentre risponde.
"Clà?"
"Dove sei?"
"Sotto casa tua."
"Allora ritorna qui." Il cuore di Mario perde un battito a quelle parole, alla forza e alla sicurezza che mette l'altro nel pronunciarle.
"Perché?" Riesce solo a chiedere. E Claudio lo sconvolge ancora, come sempre, come la prima volta. Gli toglie il respiro e glielo ridà insieme.
"Perché hai ragione. E perché ora ho voglia di baciarti."

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora