A Mario e Claudio e a questo amore incredibile che abbiamo la fortuna di vivere un po' anche noi.
"E l'amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito. Il tempo moriva e lui restava."
Mario
"E poi?"
"E poi cosa?"
"Lui ha detto che accetterà il tuo aiuto e poi? Cosa è successo dopo?"
Valentina lo osserva, curiosa e impaziente di sentire il resto della storia. Alla fine Mario ha deciso di parlarne con lei. Aveva davvero bisogno di raccontare a qualcuno di Claudio, di sfogarsi con la sua migliore amica, di sentire il suo parere sulla vicenda, perché se avesse continuato a tenersi tutto dentro probabilmente sarebbe esploso. E poi glielo aveva promesso. Inutile dire quanto Valentina abbia ascoltato con interesse tutta la storia, a partire da quella sera incredibile di sei anni prima fino ad oggi. Quanto sia stata felice di vedere il suo amico con quella luce speciale negli occhi, quella che è sicura di non avergli mai visto prima. Ci sono persone che sono semplicemente destinate, persone che si fanno bene. E questo lo si percepisce. Valentina vede Mario felice sul serio, un po' preoccupato e nervoso, certo, perché quella non è per niente una situazione facile. Ma felice. Il suo amico era impaziente di rivedere Claudio, talmente tanto impaziente che l'aveva trascinata in quel piccolo bar sconosciuto vicino al suo studio, dicendole che lì l'aperitivo era ottimo. Valentina non si era certo stupita quindi quando Mario, entrando, aveva salutato con un sorriso raggiante il ragazzo bellissimo al bancone. Non aveva avuto neppure bisogno di spiegazioni per capire che quel ragazzo fosse il motivo della felicità dell' amico in quei giorni.
"Nulla, poi siamo rimasti per non so quanto tempo a fissarci imbarazzati. Alla fine gli ho detto che era tardi e dovevo proprio chiudere lo studio e lui è andato via."
"Sei un coglione Mario Serpa!" Esclama Valentina senza sapersi contenere, con un tono di voce forse troppo alto, perché Claudio, intento a servire caffè a pochi metri di distanza, si volta verso di loro guardandoli un po' perplesso.
"Cazzo Vale, ma vuoi abbassare la voce?" Mario la fulmina con lo sguardo, lanciando un'occhiata preoccupata a Claudio e notando che l'altro è fermo a fissarlo. Gli sorride e Claudio fa lo stesso, sorride a sua volta, abbassando lo sguardo un po' imbarazzato poco dopo.
"Non è colpa mia se hai deciso di raccontarmi questa storia proprio nel posto in cui lavora lui. E comunque ripeto, sei un coglione." Ripete Valentina, con un tono leggermente più basso adesso.
"E perché sarei un coglione? Sentiamo..." Le risponde Mario con aria scocciata.
"Perché non ti decidi a fare il primo passo Mario, ecco perché. E lo sai che adesso spetta a te farlo, dopo quanto si è esposto lui, nonostante le sue fragilità. Lo sai. Comunque è proprio bono eh!" Esclama Valentina, riportando l'attenzione su Claudio e fissandolo.
"Vale, piantala di fissarlo così! Vuoi che capisca che parliamo di lui?" La richiama Mario.
"E comunque non ti ci mettere pure tu. Te l'ho già spiegato. Non voglio affrettare le cose. Voglio che lui sia pronto a..."
"Piantala Mario! Ti stai perdendo l'occasione della tua vita, quella di essere felice sul serio, perché con lui lo saresti e lo sai. Non hai bisogno di mantenere le distanze per aiutarlo ad uscirne. Tu puoi aiutarlo anche lasciandoti andare. Non sei più il suo psicologo e lo sai anche tu. Anzi, forse non lo sei mai stato. Sei molto di più. Siete molto di più. Si vede da come vi guardate, non riuscite a farne a meno, ad abbandonare l'altro con lo sguardo neppure per un minuto. Vi osservate, vi scrutate e poi vi sorridete con quella luce negli occhi che giuro, su di te non avevo mai visto prima. Siete come sole e girasole." Valentina le sussurra quelle parole, perché ormai c'è poca gente al bar, è quasi arrivata l'ora della chiusura, e c'è sempre meno caos. Le sussurra appena, eppure a Mario arrivano forti e chiare. E ha ragione. Mario sa che la sua amica ha ragione. Sa che deve solo sconfiggere la paura e prendersi la sua felicità. Quella felicità che adesso è a pochi metri da lui e lo osserva con quei due fari verdi. Si volta verso Claudio e resta immerso in quel verde che toglie il respiro per secondi, forse minuti. Claudio gli sorride ancora. E all'improvviso sembra tutto tremendamente giusto.
"Io vado amore." Valentina gli schiocca un bacio sulla guancia, riportandolo alla realtà.
"Cosa?" Mario le afferra la mano sorpreso.
"Vado via. Tanto ti lascio in buone mani." Gli fa l'occhiolino e poi va via, non lasciandogli neppure il tempo di replicare.
Solo ora Mario si accorge di essere rimasto il solo in quel bar. Sono solo loro.
"La tua amica è andata via?" La voce di Claudio sembra lontana. E invece l'altro è solo a pochi passi da lui.
"Si...è andata via." Gli risponde Mario, avvicinandosi al bancone che Claudio è concentrato a pulire e prendendo posto sullo sgabello di fronte a lui. È sera ormai, il bar è rischiarato da luci soffuse e calde, mentre fuori sembra essere appena cominciata una tempesta.
"Sembra simpatica la tua amica." Constata Claudio, prendendo posto accanto a Mario dopo aver rimesso tutto al suo posto.
"Si, lo è. È la mia migliore amica. Lei...c'era sempre. Anche quando tutti se ne andavano." Mario parla senza rendersi neppure conto. Si sente libero, libero di essere se stesso con Claudio.
"Quando tutti se ne andavano?" Gli chiede Claudio, scrutandolo con attenzione. Mario si muove nervoso e un po' in difficoltà su quello sgabello.
"Beh si...quando ho parlato della mia omosessualità ai miei genitori e loro non l'hanno presa per niente bene...lei è diventata la mia famiglia allora. E poi anche quando..." Si interrompe, perché di parlare anche di quello non se la sente proprio.
"Quando?" Indaga Claudio, incitandolo a continuare. Mario scrolla la testa, non riuscendo a dire altro. Abbassa gli occhi sulle sue mani strette a pugno. E Claudio. Claudio sembra capirlo con un solo sguardo. Capire la sua difficoltà.
"I miei genitori hanno subito accettato la mia omosessualità. In realtà credo lo sapessero da sempre. Penso che il segreto sia fargli capire che tu vivi bene, che sei felice, che non hai alcun tipo di problema." Mario alza lo sguardo e si ritrova il suo viso a pochi centimetri di distanza. Claudio gli ha appena dato un consiglio, ha appena cercato di aiutarlo. Quando in realtà dovrebbe avvenire esattamente il contrario.
"Devi proprio avere una bella famiglia tu." Mario sorride con dolcezza, portando indietro un ciuffo dei capelli dell'altro che gli cade scomposto sugli occhi. Claudio si illumina a quelle parole, gli occhi lucidi e persi nei ricordi.
"Si, ho una bella famiglia a Verona. Ma non vado mai lì da quando...da quando Luca è morto. Non voglio che mi vedano così, che mia madre soffra per me." Sussurra Claudio, mentre Mario gli prende la mano e se la porta alle labbra, accarezzandola appena. L'altro sembra sorpreso da quel gesto, lo osserva per un attimo smarrito, prima di spostare spontaneamente lo sguardo dai suoi occhi alla sua bocca. Mario se ne accorge e sente l'irrefrenabile desiderio di accarezzare la labbra dell'altro con le sue. E potrebbe dire qualsiasi cosa, potrebbe tirar fuori mille discorsi, di quelli perfetti e impeccabili, di quelli che farebbe a qualsiasi paziente. Ma Valentina ha ragione. Claudio non è un suo paziente. Non lo è mai stato. Claudio è di più, è tanto, è tutto.
"Mi dispiace tanto Clà." Riesce solo a dirgli. Con sincerità, con dolcezza, cercando di trasmettergli tutto l'amore che prova in questo momento. Gli si avvicina di più e lo stringe a sé. Lo abbraccia tanto da sentirlo quasi parte di sé, della propria pelle, lo abbraccia talmente forte che teme quasi di fargli male. E infatti mollerebbe la presa. Ma l'altro non glielo permette. Claudio sprofonda con il viso nell'incavo del suo collo e ricambia l'abbraccio, stringendo Mario tanto forte da spezzarlo e aggiustarlo al tempo stesso. Da spezzarsi e aggiustarsi. E Mario non riesce a fare altro che inalare forte il suo profumo, non riesce a fare a meno di stringere la sua pelle calda.
"Mi dispiace tanto." Ripete ancora, con le labbra sulla sua guancia.Mi dispiace per la sofferenza che hai provato. Perché meriteresti solo amore nella vita. E gioia. Mi dispiace per ciò che hai dovuto subire. Mi dispiace di non esserti stato accanto, di non essermi preso in carico un po' del tuo dolore.
Gli bacia quella stessa guancia con lentezza, perdendosi su quella pelle morbida. E Claudio ora si volta verso di lui. E sono occhi negli occhi, le labbra vicinissime, le fronti che si scontrano, i respiri irregolari che si fondono, le mani di Mario sulla pelle di Claudio e quelle di Claudio tra i capelli di Mario. E Mario sceglie di non lottare più contro Claudio. Né contro se stesso. Né contro quel sentimento incredibile e totalizzante, contro quelle farfalle nello stomaco, contro la voglia di averlo più vicino, parte di sé. Di sentirlo suo. Contro tutto ciò che prova da un tempo che gli sembra una vita ormai. Claudio lo osserva con quel mare verde e profondo negli occhi, mentre lui si avvicina sempre di più, mentre porta le loro labbra a sfiorarsi e scontrarsi con dolcezza. Vede quel verde scomparire quando Claudio chiude le palpebre e si lascia andare a lui, a quello che succederà, a quello che saranno. Chiude gli occhi anche lui. Lo bacia. E tutto sembra finalmente perfetto, lì in quel bar buio, con il temporale fuori e il vento forte e caldo dentro.
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Sarò quel vento che ti porti dentro
FanfictionClaudio ha vent'anni. Ha tanti sogni. Studia per realizzarli tutti. Soffia un vento forte la notte in cui incontra Mario. Forte come la musica che fa da sottofondo ai loro respiri che si scontrano per la prima volta. È quella la notte in cui ogni so...