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Claudio

"Ci vieni a Verona con me?"
Alla fine era riuscito a fargli quella domanda, a chiederglielo. Dopo giorni di indecisione, di incertezza, di paura. Aveva raccolto tutte le sue forze, tutto il suo coraggio, e si era perso nelle parole e in quegli occhi neri che ormai stavano diventando casa per lui. Perché aveva capito. Che se era riuscito ad avere la felicità, a riprendersela, a riprendersi Mario nonostante il passato, nonostante le paure, nonostante i rimorsi e i sensi di colpa, allora era capace di tutto. Poteva fare tutto. E non aveva neppure paura di un rifiuto. Come avrebbe potuto averne? Era impossibile. Con Mario che lo osservava con quegli occhi bellissimi, pieni di dolcezza. E di amore. E infatti Mario aveva annuito, senza neppure pensarci su. Aveva annuito e basta, con un enorme sorriso in volto. Lo aveva stretto forte a sé, aveva respirato sui suoi capelli e poi gli aveva fatto una semplice domanda.
"Allora? Quando si parte?"

Ed ecco perché, appena due giorni dopo, sono su un treno che li sta portando a Verona, verso quella che Claudio ha sempre considerato casa, anche se ormai non vede quella città che ama da tanto, troppo tempo. Si ritrova a percorrere quel tragitto dopo anni. E si ritrova Mario accanto, che quel viaggio non lo ha mai fatto. Che lo sta facendo con lui, per lui. Si ritrova ad accarezzargli lentamente i capelli quando l'altro si addormenta con la guancia poggiata sulla sua spalla, a sospirare in modo nervoso, perché ha paura, perché vuole rivedere la sua famiglia e Silvia, perché sa di avere dei conti in sospeso, di dovere delle spiegazioni a quella ragazza che ha sofferto tanto. Perché vuole fare conoscere Mario a tutti coloro che ama. Ma è sicuro che la sua famiglia lo amerà, che adorerà Mario, perché in fondo sarebbe impossibile il contrario. Lui stesso se ne è innamorato, senza neppure rendersene conto, quasi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Un brivido lo pervade a quel pensiero, al pensiero di quanto possa essere intenso ciò che prova per quell'uomo che gli dorme addosso. Sa che Mario sarà perfetto, che lo aiuterà, come sempre, che piacerà alla sua famiglia. Ma lui? Lui piacerà alla sua famiglia? Sua madre lo accoglierà a braccia aperte o lo odierà per essere stato lontano tanto a lungo? L'ansia aumenta quando si rende conto che il treno è finalmente arrivato a destinazione, quando riconosce la stazione di Verona che tanto gli è familiare. Si volta verso Mario e gli accarezza leggermente il braccio per svegliarlo. E per cercare in lui, nella sua presenza, nel suo calore, quel pizzico di coraggio che gli è venuto a mancare.
"Hey, Mario..." Lo richiama con dolcezza. L'altro apre gli occhi confuso e sorride ritrovandosi Claudio a pochi centimetri di distanza.
"Hey..."
"Siamo arrivati." Gli sussurra. E di sicuro ha assunto un'espressione preoccupata, per quanto si stia sforzando di sembrare il più tranquillo possibile. Ne è sicuro perché Mario gli prende la mano e la stringe con forza per infondergli coraggio.
"Andrà bene Clà. Fidati."
Ed è incredibile quanto bastino quattro semplici parole di Mario, stupide e anche abbastanza scontate, per tranquillizzarlo e dargli forza. Perché a dargli forza è lui.
"Si, andrà bene." Si ritrova a dire, più a se stesso che all'altro.
E così si trovano a camminare tra le strade di quella città e Claudio è felice come un bambino mentre mostra a Mario ogni dettaglio, mentre lo trascina ad ammirare la bellezza dell'Arena, orgoglioso di potergli far conoscere il suo mondo, mentre gli mostra i posti in cui è cresciuto, in cui ha passato la propria adolescenza. E ammira l'altro che è perso a guardarsi attorno con attenzione, con il sorriso sulle labbra, e che fotografa qualsiasi cosa, tutto ciò che si ritrova davanti.
È già pomeriggio quando arrivano in hotel per lasciare le valigie e andare dai suoi genitori. Claudio alla fine non ha più potuto rimandare quel momento, non dopo che Mario lo ha fermato, interrompendo i suoi monologhi su Verona.
"Clà, continuiamo dopo, ti va?" gli ha semplicemente chiesto. E Claudio ha annuito, capendo che in fondo rimandare non sarebbe servito a niente.
Sua madre non sa che è a Verona, non le ha detto nulla. Non la sente per telefono da giorni, forse settimane. A Mario ha detto che vuole farle una sorpresa. In realtà ha solo avuto paura di telefonarle, di sentire la risposta alla notizia del suo ritorno, di sentirsi rifiutato, anche se in fondo sa anche lui che questo sarebbe assurdo. A sua madre manca, non c'è volta in cui parlando al telefono non glielo dica. Solo che ormai da tempo non gli chiede di tornare a Verona, quindi chissà, magari non vuole vederlo. Magari in fondo ormai anche lei lo preferisce lontano.
Non riesce proprio a liberare la mente da quei pensieri, neppure quando si ritrova di fronte alla porta di quella che una volta era casa sua. Respira a fatica e ha davvero intenzione di scappare via per un attimo. È Mario, è ancora una volta lui a calmarlo. Gli prende con forza il viso tra le mani, portandolo ad annegare nel nero dei suoi occhi.
"Clà, hey. Guardami, guarda me! Andrà bene, ci sono qui io." Gli sussurra sulle labbra, prima di lasciargli un piccolo bacio. E Claudio si ritrova per l'ennesima volta a tranquillizzarsi grazie a lui. Ed è incredibile, perché di sicuro anche Mario sarà nervoso. Perché sta per conoscere la sua famiglia. Eppure sembra l'uomo più tranquillo del mondo. E Claudio non può fare altro se non ringraziarlo silenziosamente per esserci, per essere qui, semplicemente a infondergli coraggio. A stringergli la mano, mentre finalmente riesce a bussare alla porta.
Passa solo qualche secondo prima che sua madre gli apra ed è strano perché è da anni che Claudio non la vede, perché è invecchiata, è diversa, eppure è sempre lei. È sempre sua madre.
"Claudio!" Esclama quasi urlando, prima di gettarsi tra le sue braccia. Claudio riesce solo a stringerla e a sorridere, mentre sua madre lo accarezza e piange felice.
"Non piangere mamma, dai." Le dice con dolcezza, cercando di calmarla e rendendosi finalmente conto di quanto sia stato stupido stare lontano da lei, da suo padre, dalle persone che più lo amano al mondo. Quanto sia stato stupido causare tutta quella sofferenza.
"Che ci fai qui?" Gli chiede ancora incredula, mentre suo padre compare sulla porta. E tra loro basta uno sguardo, è sempre bastato solo quello. Si sorridono, prima di stringersi forte.
"Volevo farvi una sorpresa." Risponde alzando le spalle, e solo allora si ricorda di Mario, che osserva in disparte e ancora sulla soglia di casa la scena, con uno sguardo felice ed emozionato. Gli afferra la mano e lo trascina con forza dentro.
"Lui è Mario." Si limita a dire. E spera che i suoi genitori capiscano. Ma loro lo fanno, senza bisogno di parole superflue. Lo accolgono come se lo conoscessero da una vita e, quando Mario prova a salutarli stringendogli la mano in modo formale, loro ignorano quel gesto abbracciandolo forte. E Claudio vede Mario illuminarsi per quell'abbraccio inaspettato, lo vede felice, subito a suo agio. Ripensa a quello che l'altro gli ha raccontato sulla sua famiglia e spera che quella possa diventare un po' anche la famiglia di Mario, quella che non ha mai avuto, quella che ti ama sempre, indipendentemente da tutto. E forse è stato stupido aspettare tutto quel tempo prima di tornare a casa, ma se fosse tornato prima probabilmente lo avrebbe fatto senza Mario. Probabilmente non l'avrebbe mai più incontrato. E allora si, è felice anche dei suoi sbagli, perfino di tutto quel tempo lontano dalla sua famiglia, della sua ricerca di aiuto nell'ultima persona che mai avrebbe potuto immaginare, in Mario. Perché proprio tutto questo lo ha portato a vivere quel momento perfetto.

***

"Hai una famiglia bellissima." Gli dice Mario, stringendolo e poggiando il viso sul suo petto.
Hanno passato una serata perfetta con i suoi genitori, hanno cenato e parlato di tutto, Mario sembrava li conoscesse da una vita e loro lo hanno amato fin da subito. È stato tutto perfetto e Claudio non potrebbe essere più felice di così.
"Ma già lo avevo capito da come me ne avevi parlato." Continua poi l'altro, lasciandogli un bacio prolungato al centro esatto del petto e spostandosi poi sul collo con una scia di baci caldi che gli fanno emettere un sospiro e chiudere gli occhi.
"Tu gli sei piaciuto tantissimo." Afferma sicuro Claudio, accarezzandogli i capelli.
"Si?" Gli chiede l'altro, con un sorriso soddisfatto in volto.
"Non te ne sei accorto?" Domanda Claudio in risposta, ridendo divertito.
Mario annuisce deciso, prima di lasciargli un bacio sulle labbra. Ed è bellissimo stare lì, in quella stanza con lui e il resto del mondo fuori. Eppure una strana sensazione lo pervade al pensiero di ciò che accadrà l'indomani.
"Domani dovrò parlare con Silvia." Sospira allora, diventando all'improvviso di nuovo serio.
"Dovrò andare da solo questa volta. È giusto così." Continua poi, puntando gli occhi in quelli di Mario, che gli riserva un altro dei suoi sorrisi rassicuranti.
"Lo so. Io sarò qui ad aspettarti. Andrà bene Clà." Gli dice, prima di tornare a baciarlo con estrema dolcezza e forza. E a dedicarsi a lui e perdersi in lui. E Claudio  questa volta, nonostante gli abbracci di Mario, il suo respiro caldo, le sue labbra ad accarezzarlo, non riesce proprio a scacciare la sensazione che non andrà poi così bene. Non riesce ad allontanare il vento freddo che lo pervade nonostante il calore di Mario e si ritrova a stringerselo più forte addosso con la speranza di non perderlo di nuovo. Di non perdersi. Di essere più forte di tutto questa volta. Perché forse a volte l'amore può bastare.

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora