Epilogo

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"Questo sono io...
E sono io nell'attimo in cui ho deciso
Che so farti ridere ma mai per caso,
Sono io se ritorno e se poi vado.
Questa è la mia gente,
Sono le mie strade e le mie facce...
I ponti che portano a quando ero bambino.
Bruciando ricordi
Ed essendo sincero
Rimango presente
Ma non sono come ero...
E quella voglia di dirti ridendo
Ti verrò a prendere con le mie mani
E sarò quello che non ti aspettavi,
Sarò quel vento che ti porti dentro
E quel destino che nessuno ha mai scelto...
E poi l'amore è una cosa semplice
e adesso te lo dimostrerò."

Quindici anni dopo...

"Sai cosa tiene insieme le persone? Non sono le cose belle, i bei momenti. Quelli ci sono, fanno parte della vita, quando arrivano ti lasciano senza fiato, li vivi e a volte non sai neppure che sono quelli i momenti più belli della tua vita. Te ne accorgi dopo, quando ci ripensi, a mente fredda, quando ti accorgi di averli vissuti davvero. Però sai, quello che tiene unite le persone, non è questo. È sopravvivere. Insieme. È superare tutti quei momenti che di bello non hanno proprio niente, insieme. È vivere le difficoltà, è superare gli ostacoli non permettendo loro di dividerti dall'altro. È aiutarsi a vicenda, è superare il dolore. È dare fiducia, anche con tutti contro, anche quando nessuno ne darebbe. È amarsi anche quando si litiga, è amarsi anche quando ci si lascia andare, è amarsi anche quando ci si odia. Ed è avere la forza di riprovarci, sempre, ogni singolo giorno, solo perché ne vale la pena." Claudio sospira con un enorme sorriso in volto e osserva il viso un po' perplesso di Luca. Ha quattordici anni e ha appena litigato con la sua prima fidanzata. E forse non ha proprio capito nulla di quello che lui sta cercando di dirgli. E Claudio ne ha la certezza poco dopo.
"Ok, ma Ginevra resta comunque una stronza." Esclama Luca mettendo su il broncio, con quegli occhi verdi come i suoi, che un po' ai suoi somigliano. E Claudio non può fare a meno di avere un moto di orgoglio quando qualcuno gli dice che quel ragazzo, che ormai è un adolescente, gli somiglia. Che ha i suoi occhi. Perché crede che quelle sfumature di verde tanto simili alle sue si siano formate con il tempo, come se proprio il tempo avesse fatto somigliare tanto quel bambino a loro, per far capire a tutti, al mondo, che sono loro i suoi genitori, in tutto e per tutto. Luca, che ha i suoi occhi e il sorriso di Mario. Claudio ride inevitabilmente, mentre gli accarezza con dolcezza i capelli.
"Sono sicuro che Ginevra non sia così male in fondo. Vedrai che farete pace. Ora dormi, che domani c'è scuola." Gli dice, prima di alzarsi in piedi e andare verso la porta. Ma poi Luca lo sorprende, come fa sempre.
"Voglio solo qualcuno che mi guardi come vi guardate voi due." Gli dice, alzando le spalle, come se avesse appena detto la cosa più stupida e normale del mondo. E forse è così. Eppure Claudio è costretto ad annuire soltanto, prima di uscire da quella stanza in fretta, con la paura di scoppiare a piangere davanti a suo figlio e terrorizzarlo. Come ha potuto pensare che non avesse capito? Luca ha capito tutto, come sempre. E ancora una volta lo ha lasciato senza parole.

Era stato tutto incredibilmente facile dopo quel giorno di quindici anni prima. Tutto incredibilmente bello. Era semplicemente tornato tutto al suo posto, quando lui era tornato tra le braccia di Mario. Quando aveva deciso di vivere quell'amore totalizzante, quando Mario era tornato da lui. Da allora non si erano più lasciati, lui non era più scappato. Aveva lasciato quell'impiego al bar che tanto odiava e aveva ripreso l'università, laureandosi poco dopo. Aveva cominciato a insegnare in un liceo perché sì, era quello ciò che aveva sempre desiderato fare. E non è passato giorno senza che Mario gli dicesse quanto fosse orgoglioso di lui. E poi c'erano stati mesi di viaggi Roma-Verona, perché non aveva più intenzione di stare lontano dalla sua famiglia. Aveva presentato Mario a Silvia, che ovviamente lo aveva amato dal primo momento. E alla fine anche Silvia si era trasferita a Roma. Aveva incontrato un ragazzo in quello stesso bar in cui andava sempre, in cui con Claudio ci aveva passato l'adolescenza. In cui si erano ritrovati. Un ragazzo di Roma in vacanza a Verona. Si è innamorata. Lo ha seguito. Ha avuto anche lei la forza per ricominciare, per andare avanti. E Claudio e Mario hanno passato due anni così. Semplicemente ad amarsi. A sostenersi. Mario incoraggiava Claudio quando studiava per un esame troppo difficile. Claudio accarezzava Mario e lo stringeva a sé quando qualcosa non andava a lavoro. Erano solo loro. E gli bastava, erano felici così. Poi quel giorno, il giorno che ha cambiato tutto. Silvia lavorava in un centro che accoglie bambini abbandonati dai genitori. Claudio l'accompagnava spesso. Anche quel giorno l'aveva accompagnata lui.
"Ti va di entrare e conoscere qualche bambino?" Gli aveva chiesto Silvia. E lui un po' distrattamente aveva annuito. Forse perché tanto era il suo giorno libero e Mario era a lavoro. O forse semplicemente era scritto da qualche parte. A Claudio piace pensare che sia stato il destino, o qualcosa di molto simile. È stato quel giorno che ha visto quei due occhi verdi per la prima volta.
"Lui è Luca." Gli aveva sussurrato Silvia, prendendo il piccolo in braccio. Luca aveva un anno, gli occhi verdi e i capelli neri. Sapeva dire solo due parole, cane e blu. Il blu era il suo colore preferito. Non aveva nessuno e da quel giorno avrebbe avuto una famiglia. Perché a Claudio era bastato tenerlo in braccio per capire che quel bambino, proprio quel bambino che si chiamava Luca, era il loro destino. La sera, quando Mario era tornato a casa, lo aveva visto con una luce diversa negli occhi. Una felicità che non aveva mai percepito prima in lui.
"Che succede?" Gli aveva chiesto un po' spaventato. Claudio lo aveva preso tra le braccia e lo aveva baciato in modo così profondo da togliergli il fiato.
"Siediti." Gli aveva detto poi, con il sorriso sulle labbra. E gli aveva raccontato tutto, ogni minimo dettaglio di quella giornata incredibile. E Mario aveva detto sì. Amava Claudio e amava quella nuova luce che aveva negli occhi. Era certo che ne avrebbe amato anche la causa. Il giorno dopo erano andati insieme da lui e Mario lo aveva visto per la prima volta. Aveva stretto Luca tra le braccia e lo aveva amato fin da subito. Gli aveva posato un bacio leggero sulla fronte, mentre quel bambino bellissimo giocava con la sua barba tirandola con i piccoli pugni chiusi. Claudio li aveva osservati senza parole. E quello era stato un momento perfetto. Proprio come quello che avevano passato qualche mese dopo, quando finalmente erano riusciti a portare Luca a casa. Erano tutti e tre nel loro letto, Luca dormiva beatamente, coccolato dalle carezze leggere di Mario. E Claudio li aveva osservati, aveva osservato quel bambino e quell'uomo che amava alla follia, la sua famiglia. E si era reso conto di non volere niente di diverso, niente di più o di meno. Per tutta la vita. Così glielo aveva semplicemente chiesto. Niente scene plateali o sdolcinate, niente anelli, solo loro e il loro bambino.
"Mario, ci sposiamo?" E Mario gli aveva scavato dentro con quei due pozzi neri e bellissimi. Come sempre. Poi aveva sorriso e si era sporto verso di lui per lasciargli un bacio. E gli aveva detto di sì in questo modo.

Claudio entra nella loro stanza e lo osserva mentre è intento a leggere qualcosa su una rivista di psicologia. Osserva quelle piccole rughe sul suo viso che con gli anni sono aumentate e lo hanno reso sempre più bello. Mario alza lo sguardo e gli sorride. Posa una mano sulla parte di letto vuota, come fa sempre. È il suo modo per dirgli che lo vuole accanto. E così Claudio gli sorride e si stende accanto a lui, stringendolo a sé con un braccio e lasciandogli un bacio sulla tempia.
"È ancora arrabbiato con Ginevra?" Gli chiede Mario, lasciandosi andare a uno sbadiglio stanco.
"Già. Ha detto che è una stronza." Risponde Claudio divertito, provocando una risata di Mario.
"Beh, ha ragione di sicuro." Esclama convinto l'altro subito dopo.
"Poi mi ha detto che vuole qualcuno che lo guardi come ci guardiamo noi due." Dice Claudio, facendosi serio. E anche Mario smette di ridere. Sospira, sorridendo con gli occhi lucidi.
"Abbiamo cresciuto un figlio saggio, Claudio Sona." Esclama in modo fiero. Claudio si limita ad annuire in risposta e poi si guardano e basta. E non si dicono ti amo spesso loro due, perché sono fatti così o forse perché, semplicemente, con quegli sguardi, quelli di cui parla anche Luca, si dichiarano amore ogni secondo. Si baciano piano e poi si amano lentamente. E sono sempre loro, gli stessi che si sono conosciuti e piaciuti a vent'anni, che si sono ritrovati e amati a venticinque, che si amano ancora di più a quaranta. Con qualche capello bianco e qualche ruga, con un figlio che amano nella stanza accanto, con una vita vissuta insieme e ancora un'altra intera da vivere. E Claudio a volte si chiede come sarebbe stato se non si fossero incontrati nella notte più brutta della sua vita, come sarebbe stato se fosse accaduto prima. O dopo. In un bar o per strada. Magari sarebbe stato diverso. Lui è sicuro di no. Perché gli piace pensare che quell'incontro che lo ha salvato, proprio quel giorno, in quel luogo, in quel preciso istante, fosse scritto nel suo destino.

Fine.

Siamo arrivati alla fine di questa storia. È stato un po' un dramma a volte scriverla ma sto già male al pensiero che sia finita. Però è giusto così. Ringrazio seeempre il gruppo ff, quindi Michi, Giulia e Vittoria per il supporto e l'aiuto (anche se mi dite che non è necessario, io lo faccio lo stesso, ciao! ❤️) E poi ringrazio voi per aver letto e commentato e per essere arrivate fino a qui. Grazie davvero! E infine ringrazio Claudio e Mario, perché non avrei potuto scegliere persone migliori. 💚💙

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora