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"Nei segni che conservo
sulla pelle sei cicatrice.
Se bruci forte ancora
non è vero quel che si dice.
Da qui è passato amore
e se n'è andato svelto,
ma sei rimasto mio,
sei intrappolato dentro.
E l'amore qui non passa."

Mario

La paura più grande di Mario è sempre stata una, forse l'unica. O almeno, di certo la più importante e logorante. Amare tanto da non riuscire più a vivere senza. Perché se ti basti, se vivi una vita solo e solo ci stai bene, o se hai una relazione che è come se non avessi, che porti avanti per noia o magari semplicemente per non rimanere solo, allora è tutto più facile. Ti senti invincibile. Sai che non perderai mai nulla perché non avrai mai nulla da perdere. E allora perché rivoluzionare la propria vita? Perché immergersi in un sentimento tanto totalizzante da farti sentire un attimo prima l'uomo più felice della terra e l'attimo dopo morto dentro? Perché cambiare tutto, le abitudini, la vita, in funzione di un'altra persona? Mario non ha mai voluto questo. Non ha mai voluto uno di quei legami che se si spezzano ti spezzi anche tu. Perché è più facile così. È meno complicato. Non ha mai voluto tutto questo. Poi ha incontrato Claudio. E tutto ciò che fino a quel momento pensava potesse bastargli, tutte le sue certezze, le sue sicurezze, sono crollate. Sotto al peso di qualcosa di più grande di lui, più grande di tutto.
"Stai scherzando Claudio? Cazzo, è uno scherzo?" Gli urla contro con rabbia e no, questa volta non gliene importa niente se questo non è il modo giusto. Se si sta rivolgendo a lui in modo troppo rabbioso o aggressivo. Perché ha creduto, dopo tutto quel tempo, dopo tutto quello che hanno passato in quei mesi, di esserci riuscito. Di essere finalmente riuscito a raggiungere un equilibrio con Claudio. E invece ora ha la sensazione di aver perso tutto. Ed è la cosa più brutta che potesse mai provare.
Claudio lo ignora, continuando a gettare le sue cose in valigia come se fosse solo in quella stanza. Come se Mario non esistesse. È come se tutto ciò che hanno vissuto, che hanno passato, tutta la felicità di quei giorni, fosse scomparsa. O peggio, come se non fosse mai esistita.
"Cazzo, guardami quando ti parlo!" Esclama, afferrandogli con forza una mano e voltandolo verso di lui. Perché se c'è una cosa che ad entrambi fa perdere la capacità di ragionare, di stare distanti, è perdersi negli occhi dell'altro. E Mario ci affoga in tutto quel verde e vede tutto. La sofferenza della persona che ama, la sua tristezza. Se ne prenderebbe carico lui se potesse. Se potesse si prenderebbe tutta la sofferenza di Claudio su di sé. E questo non gli è mai successo prima. Con nessuno.
"Clà... Possiamo parlare? Per favore." mormora, mentre intreccia le dita con quelle dell'altro. Mentre sente il calore della sua pelle e del suo respiro.
"Non c'è niente di cui parlare, Mario. Ci siamo rivisti dopo anni, ci siamo sempre piaciuti, abbiamo scopato. Ho pensato che potesse essere qualcosa di diverso, ma non è così." Claudio parla con la stessa freddezza dei loro primi incontri, di quando voleva solo allontanarlo. E quel gelo fa male. E quelle parole buttate lì, con il solo scopo di ferirlo, di allontanarlo, ne fanno ancora di più.
"Non ci credi neppure tu in quello che hai detto, Claudio. Lo sai che non è stato solo questo. Lo sai quello che abbiamo provato insieme. Lo sento. Lo sento come tremi in questo momento." Lo afferra con più forza e decisione, portando il corpo dell'altro a scontrarsi con il suo. Gli sfiora appena le labbra, mentre continua a tenergli la mano. Non vuole lasciarla andare, Mario non vuole lasciarlo andare. Non adesso.
"Lo sento adesso il tuo cuore che batte forte,  il tuo respiro affannato, sento i brividi sulla tua pelle. Puoi prendere in giro chiunque Clà, ma non me. Io ho visto come sei veramente." Gli sussurra con le labbra sulle sue e forse riuscirà a convincerlo. A convincerlo a parlargli, a raccontargli tutto di Silvia, di ciò che ha causato quel cambiamento in lui. Forse riuscirà a fargli capire che loro sono più forti di così. Ma Claudio lo allontana ancora, sospirando con forza. Con gli occhi freddi e stanchi.
"Mario, tu non riuscirai mai a cancellare ciò che ho fatto. Non potrai cambiarlo mai, neppure tra anni. E non potrai mai cambiare neppure il fatto che ciò che è successo è successo perché io ero con te in quel momento." Afferma Claudio con decisione. E non ci riesce proprio a credere. Mario ora vorrebbe solo urlare. Perché sono di nuovo al punto di partenza. Di nuovo Claudio si sente responsabile. E di nuovo prova a far sentire in colpa anche lui. E Mario questa volta non è disposto a tutto questo. Non è disposto a tornare al punto di partenza. A lottare si deve essere in due. Questo lo ha sempre saputo, anche quando di lottare non aveva mai avuto intenzione.
"Quindi è questo? Siamo ancora a questo punto Claudio?" Gli chiede, adesso con più calma, cercando di mantenere il controllo. Ma l'altro non risponde, chiude la sua valigia e afferra il giubbotto, indossandolo poco dopo.
"Non sei l'unico a soffrire Claudio, smettila di comportarti come se solo tu avessi questo diritto. Tutti abbiamo momenti difficili e tutti li superiamo. O almeno, proviamo a farlo. Io ho quasi perso il mio primo paziente. L'ho quasi perso perché non sono stato in grado di aiutarlo, di aiutarlo a superare la sua sofferenza. E lui ha provato ad uccidersi. E io mi sono sentito in colpa per mesi. Non volevo più lavorare, volevo mollare tutto. E lo avrei fatto, se non fosse stato per Valentina. Una persona è quasi morta perché io non sono stato in grado di aiutarla. E i sensi di colpa mi hanno tormentato per anni e ancora oggi ho paura. Ho paura ogni volta che possa ricapitare, ho paura di non essere in grado." Smette di parlare e quasi trema, come ogni volta che si ritrova a pensare a quella storia. Ricorda quanto è stato male, quanto Valentina fosse preoccupata per lui. È il momento più difficile della sua vita quello che ha appena raccontato a Claudio e non ne ha mai parlato a nessuno prima d'ora. È la cosa più brutta che gli sia mai successa, per questo di certo la reazione di Claudio è l'ultima che potesse mai aspettarsi. Claudio scoppia a ridere, ride amaramente, con il viso pieno di odio e rabbia. E Mario si sente morire ancora un po' di più.
"Tu paragoni un tuo paziente al mio migliore amico? Stai davvero paragonando queste due situazioni? Sul serio Mario?" Gli dice l'altro, con un sorriso ironico.
"Io non voglio paragonarle Claudio, so che sono due storie completamente diverse la mia e la tua. Voglio solo farti capire che a tutti capitano cose brutte, tutti subiamo perdite, a tutti capita di sentirsi in colpa per qualcosa. E lo so che è difficile trovare la forza per reagire, ma bisogna farlo." E cerca in tutti i modi di trovare un punto di incontro, un modo per far capire all'altro che in fondo insieme potrebbero superare tutto. Ci sta provando, ma Claudio non sembra voler capire.
"Tu non sai niente Mario. Tu non sai come ci si sente. Ed è così, il mio migliore amico è morto ed io non riesco a superarlo. Accettalo. Non potrò mai essere la persona perfetta che cerchi." Gli risponde con gli occhi rossi e lucidi. Con quei due pozzi verdi pieni di paura. E sta andando via, è alla porta ormai, con la sua valigia e la sua aria sofferente. Con il peso del dolore addosso.
"Io non voglio una persona perfetta. Voglio te." Sussurra Mario, tanto piano che non sa neppure se l'altro sia riuscito a sentirlo. E poi Claudio va via. Lo lascia solo, in quella città non sua. Lo ha portato a casa sua, nel suo mondo e ora lo ha lasciato solo in quella stanza d'albergo. Tornerà a Roma, senza di lui, su un treno diverso dal suo. E Mario vorrebbe tanto restare indifferente a tutto questo, essere quello di un tempo, quello che riesce a bastarsi. Ma Claudio ormai è intrappolato dentro di lui, è cicatrice sulla sua pelle. E non andrà più via.

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora