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"Questo è un posto strano. La realtà sfuma e tutto diventa memoria. Perfino tu, a poco a poco, hai cessato di essere un desiderio e sei diventato un ricordo."

Claudio

Un mese prima...

Se lo stringe addosso, respirando forte il suo profumo e sentendo la pelle calda di Mario a contatto con la sua percorsa da qualche brivido.
"Hai freddo?" Gli sussurra  all'orecchio, baciandogli il collo con lentezza. Sente Mario negare e stringerlo a sé ancora più forte.
"Sono felice." Gli dice l'altro, prima di voltarsi per guardarlo negli occhi. E Claudio la riesce a vedere tutta, la felicità in quello sguardo.
"Perché?" Gli chiede un po' stupidamente, perché lo sa il motivo. Ma certe cose è bello sentirsele dire.
"Perché sono riuscito a portarti da me. Mi sono preso ciò che volevo." Afferma Mario con orgoglio, baciandogli una spalla nuda e provocandogli mille brividi.
"Ti sei preso un casino." Ironizza Claudio, ma in fondo lo pensa sul serio. Sa che non sarà semplice, sa di essere la persona più fragile e devastata che Mario potesse scegliere. Ma l'altro non sembra per niente spaventato da questo.
"Sono uno psicologo, Claudio Sona. Credi che mi piacciano le cose semplici?" Gli chiede divertito, prima di lasciargli un leggero bacio sulle labbra. E Claudio non può fare a meno di sorridere.
"Tu a Luca saresti piaciuto un sacco, già te l'ho detto mille volte. Ma saresti piaciuto anche a Silvia." Afferma sicuro, prima che il suo sguardo sia attraversato da un velo di tristezza.
"La fidanzata del tuo amico?" Gli chiede Mario, sollevandogli con dolcezza il viso per guardarlo negli occhi.
"La mia migliore amica." Sussurra Claudio in risposta. E ripensa all'ultima volta che l'ha vista. A quanto fosse distrutta. Al suo sguardo deluso.
"Allora magari prima o poi me la farai conoscere."Afferma Mario, prima di avvicinarsi un po' di più a lui.
" Magari si." Gli risponde. E lo vuole fare davvero. Perché Mario è l'unica persona che sente sua, l'unica che riesce a farlo stare bene dopo anni. Amato, voluto, desiderato. E mentre l'altro comincia a baciarlo in modo sempre più deciso, sempre più forte, mentre i loro corpi ricominciano a scoprirsi, come se fosse di nuovo questa, la prima volta, mentre le labbra calde di Mario accarezzano ogni centimetro della sua pelle, pensa che sì, lui lo vuole nella sua vita. In quella di oggi e anche in quella di ieri.  E decide di chiederglielo. Stanno insieme da pochissimo, praticamente poche ore. Eppure ciò che ora desidera più di qualsiasi altra cosa al mondo è portare Mario nel suo mondo. Fargli conoscere ogni più piccola parte di sé. E anche tutto ciò che fa parte di quel mondo. Compresa Silvia.

***

È stato a Verona solo un mese prima, eppure gli sembra di esserci tornato dopo una vita. Si ritrova tra quelle strade che ha percorso ogni giorno quando era piccolo e poi da adolescente. E ogni volta è sempre un'emozione nuova, diversa. Eppure ogni volta c'è una sensazione che è sempre la stessa. Quella di essere a casa, nonostante tutto. Ripensa a quando ha portato qui Mario, alla felicità negli occhi dell'altro. A quanto l'altro sia stato rapito da quella città magica. Ripensa all'incontro con i suoi genitori e poi con Silvia. E di nuovo torna prepotente la paura, l'ansia di non riuscire a farsi capire neppure stavolta. Di uscirne di nuovo, per l'ennesima volta, distrutto. Quando ieri è arrivato a casa e ha bussato alla porta, sua madre non poteva proprio credere ai suoi occhi. Rivedere suo figlio, dopo appena un mese. Rivederlo di nuovo a casa. Non è riuscita a controllare l'euforia e lo ha stretto a sé per minuti interi. E suo padre non lo ha fatto, lui è più un tipo da pacca sulla spalla. Eppure l'ha vista anche nei suoi occhi la felicità.
"Dov'è Mario?" Gli hanno chiesto subito, sorprendendolo. Ma in fondo non c'era nulla di cui sorprendersi. Mario lascia una traccia indelebile in tutti. Lo ha fatto con lui e lo ha fatto con i suoi genitori. Così Claudio si è limitato ad alzare le spalle dispiaciuto.
"Mario non c'è oggi. Ma la prossima volta verrò con lui." E quella non è una semplice speranza. È una certezza. Perché Claudio adesso sa finalmente cosa fare per riprendersi tutto, per riprendersi la sua vita.
Ha contattato subito Silvia, che stranamente ha accettato immediatamente di incontrarlo. E così eccolo di nuovo, nello stesso bar che li ha visti litigare il mese prima, ad aspettarla. Gira il cucchiaino nel caffè da non sa neppure quanti minuti e si tortura le mani in modo nervoso, perché Silvia è in ritardo e sta cominciando a pensare che non arrivi più. Che tornerà a Roma senza aver risolto nulla. Ma alla fine lei arriva. Ha un'aria seria, quasi agitata, e si muove a piccoli passi verso di lui, quasi come se volesse perdere tempo, come se volesse rimandare fino all'ultimo quel momento. Ma alla fine arriva. Si siede di fronte a lui e respira profondamente e Claudio può vedere tutto il dolore nei suoi occhi. Ma non ci vede più la rabbia, o forse è solo una sua impressione.
"Ciao Claudio." Gli dice, puntando gli occhi su di lui.
"Ciao." Le risponde lui e davvero ora vorrebbe scappare via. Si ritrova a non sapere più cosa fare o cosa dire. Si ritrova ad essersi scordato tutto il discorso che si è preparato. Non riesce proprio a ricordare nulla.
"Paolo mi ha detto che sei stato male." Dice Silvia. E Claudio non può non essere sorpreso. Perché non credeva proprio che Paolo e Silvia fossero ancora in contatto.
"Si, ci sentiamo ancora ogni tanto. Credi che in tutti questi anni non abbia mai chiesto di te? Credi che non mi sia informata? Che non mi interessasse sapere come stavi Clà?" Gli chiede con un sorriso triste in volto. E Claudio questo proprio non se lo aspettava.
"Tu... Tu hai chiesto di me in tutti questi anni?"
"Claudio...tu eri il mio migliore amico. Certo che ho chiesto di te." Claudio vede i suoi occhi inumidirsi appena, mentre Silvia afferra in modo nervoso un bicchiere d'acqua.
"Paolo non mi ha mai detto niente." Mormora incredulo.
"Si, perché io gli ho fatto promettere di non dirti nulla." Afferma Silvia, alzando le spalle.
"Mi ha detto che sei stato male dopo il nostro incontro. Che tu e Mario state avendo dei problemi. Mi dispiace...ho sbagliato, Claudio. In tutto. Ti ho detto quelle cose e tu non le meritavi. So quanto lo amavi, so quanto hai sofferto. E so che non è stata colpa tua."
E questo Claudio proprio non se lo aspettava. Si era preparato un discorso per convincere Silvia, ma di certo non si aspettava che fosse lei alla fine a chiedergli scusa. Per questo resta letteralmente senza parole. Non riesce neppure a ricordare come si respiri.
"Clà...tu meriti di essere felice. Noi ce lo meritiamo. Credo che tu ti aspettassi che fossi ancora arrabbiata con te, delusa. Ma non è così. In realtà io non lo sono mai stata. In realtà tu mi mancavi talmente tanto, Clà. Ecco, forse l'unico motivo per cui ero arrabbiata e delusa era questo. Tu mi avevi lasciata sola, a sopportare tutto quel dolore. Non sei più tornato. E io avevo bisogno di te. Ma ora so che hai dovuto farlo. Per sopravvivere a tutto quel dolore. E non sono più arrabbiata, sul serio. Quindi ora tornatene a Roma e riprenditi chi ami, tu che puoi. Riprenditi la felicità."
E per la prima volta dopo tutti gli anni passati, dopo tutto il dolore, Claudio riesce a farlo. Riesce a piangere finalmente per il suo amico. Ha già pianto, con Mario, pochi giorni prima. Ma quello è un pianto diverso. Perché finalmente riesce a piangere per la morte di Luca, per la sua mancanza, per il tempo perso lontano da casa, per i sensi di colpa. Piange tutto ciò che si è tenuto dentro fino a quel momento, in tutti quegli anni. Si libera di tutto, in quel piccolo bar in cui è cresciuto, incurante della gente che lo guarda curiosa, tra le braccia di Silvia che lo stringe forte e gli sussurra che va tutto bene. Che gli sussurra che tutto andrà bene da oggi, perché non è colpa sua. E tante volte Claudio se lo è sentito dire, da chiunque, da Mario, da Paolo, dai suoi genitori. Eppure non ci aveva mai creduto fino in fondo, neppure quando era lui stesso a ripeterselo. Oggi è la prima volta. Per la prima volta in vita sua Claudio capisce che sul serio non è colpa sua, qui, mentre piange stretto a Silvia. Mentre la sua amica gli sussurra quanto gli voglia bene, quanto le sia mancato. Si sente finalmente felice, completo, ed è incredibile che stia provando quella sensazione mentre piange e singhiozza tra le braccia di Silvia. È incredibile, eppure è davvero così. Si sente finalmente libero di ricominciare.

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora