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"Se fossimo più coraggiosi, più irrazionali, più combattivi, più estrosi, più sicuri e se fossimo meno orgogliosi, meno vergognosi, meno fragili, sono sicura che non dovremmo pagare nessun biglietto del cinema per vedere persone che fanno e dicono ciò che non abbiamo il coraggio di esternare, per vedere persone che amano come noi non riusciamo, per vedere persone che ci rappresentano, per vedere persone che, fingendo, riescono ad essere più sincere di noi."

Claudio

La mattina dopo Claudio si sveglia di soprassalto, accaldato, il respiro rotto e irregolare. Sente i vestiti attaccati addosso come una seconda pelle e ci mette qualche secondo a capire che sono praticamente zuppi di sudore. Ha Mario incollato addosso, che non sembra per niente infastidito dal calore emanato dal suo corpo caldo e continua a dormire profondamente, stretto a lui. Ha sicuramente avuto un incubo, ecco il motivo di quel risveglio brusco e spiacevole. Solo che per quanto tenti di ricordare non ci riesce. Non gli torna proprio in mente cosa ha tormentato i suoi sogni durante la notte. Lascia una carezza tra i capelli di Mario, sorridendo subito dopo sentendo l'altro mugugnare chissà cosa e stringersi più forte a lui. Si ferma un attimo ad osservarlo e a pensare a quanto sarebbe bello vivere sempre così, svegliarsi sempre così, con lui. A quanto sarebbe bello se le persone potessero stare sul serio insieme per sempre, se solo il per sempre esistesse. Afferra nervoso il cellulare sul comodino, perché poco prima di addormentarsi ha mandato un messaggio a Silvia e sa che lei ha risposto. E infatti è così. Poche semplici parole.
"Sono felice che tu sia tornato. Ci vediamo alle 9 al bar sotto casa mia." Silvia ha accettato di vederlo, senza fargli domande, senza pretendere alcuna spiegazione. Osserva l'ora sul display. Ha solo mezz'ora per prepararsi e raggiungerla. Mario dorme ancora profondamente e no, non vuole svegliarlo. Gli lascia un bacio leggero sui capelli. E spera solo di trovarlo lì ad aspettarlo al suo ritorno.

***

"Ciao Claudio!" Silvia lo saluta con un sorriso sulle labbra un po' tirato. È seduta a un tavolo appartato, un tazza di caffè tra le mani.
"Ciao." Le risponde soltanto, abbozzando anche lui un sorriso, prima di sedersi di fronte a lei. La osserva per un po' in silenzio e Silvia sembra fare lo stesso. È cambiata, come è normale che sia dopo tutti questi anni. Su di lei si leggono tutti i segni del dolore che ha provato e Claudio si ritrova a chiedersi se anche su di lui sia lo stesso. Se anche lui si porti addosso il peso di quegli anni, della sofferenza per Luca.
"Come stai?" Le chiede alla fine, cercando di raccogliere un po' di coraggio. Silvia alza le spalle.
"Sto bene. È passato tanto tempo Clà." Risponde. Non aggiunge altro, ma Claudio sa perfettamente a cosa si riferisce. Lo sa fin troppo bene.
"Lo so." Si limita a dire. Si guarda intorno e ripensa a tutte le volte che in questo bar ci è venuto con i suoi amici. Con Silvia. Con Luca. Alle volte che venivano a far colazione prima di andare a scuola. Ai cornetti mangiati in fretta per non fare tardi. Ai caffè per superare intere giornate sui libri. Un moto di tristezza e nostalgia lo pervade.
"So a cosa stai pensando." Silvia lo riporta al presente. Silvia e la sua capacità di capirti con un solo sguardo. Silvia che al funerale gli aveva fatto quella domanda.
"Perché lo hai lasciato andare via da solo?" A quella domanda Claudio non aveva dato una risposta. Era scappato via. Da lei, dal dolore, da tutto. Era scappato, non aveva avuto il coraggio di affrontarla. E adesso lo sa. Sa che se Silvia ha accettato di vederlo è per porgli ancora quella domanda. E sa che lui questa volta è lì per risponderle.
"Mi è mancata tanto Verona." Esclama, rivolgendole un sorriso. Vuole tentare di rendere quel momento un po' meno spiacevole, un po' meno triste. Vuole ritrovare quella confidenza che aveva un tempo con questa ragazza. Con la fidanzata del suo migliore amico. Ma Silvia è di ghiaccio. Un po' come lui fino a poco tempo fa. Prima di Mario.
"Se ti mancava tanto potevi tornare, Claudio. Ma sei scappato via." Ecco. Dura, fredda, di ghiaccio. Claudio sa che non passerà molto prima che gli chieda perché è scappato via.
"Sei tornato con Paolo?" Continua poi, sorseggiando il suo caffè ormai freddo.
E un sorriso spontaneo compare sul volto di Claudio. Quello di quando pensa a chi ha accanto. A chi lo sta accompagnando. In quel viaggio e un po' anche nella vita.
"No, sono venuto con Mario. Lui è... Il mio fidanzato." Si ritrova a dirlo per la prima volta e un senso di felicità e di orgoglio lo pervade. Silvia gli rivolge un sorriso forzato.
"Ah... E state insieme da molto?"
"No...da poco ma... Ci siamo conosciuti anni fa." Claudio cerca di continuare a parlare con naturalezza, ma Silvia lo guarda in quel modo duro. Quasi con odio. Quasi come se odiasse il suo essere riuscito ad andare avanti.
"Silvia..." Comincia, non sapendo neppure bene come continuare. Ma non ne ha bisogno, perché l'altra lo interrompe subito.
"Dov'eri quella notte Claudio? Merito una risposta dopo tutti questi anni. So che sei tornato per darmela. Perciò avanti... Io sto aspettando. Sono anni che aspetto di sapere perché il mio ragazzo è morto solo, mentre il suo migliore amico era chissà dove."
Ed è incredibile quanto possa fare male, è come essere trafitto da mille lame. È come tornare indietro, a mesi fa, prima di Mario, prima di tutto. Quando c'era solo sofferenza. E una nuova consapevolezza si fa spazio in Claudio. Lui ha solo finto che andasse tutto bene. Si è illuso di essersi perdonato, di non avere colpe. Si è illuso che Mario potesse cambiare tutto. Ma Mario è sempre quella persona con cui era la notte in cui il suo migliore amico è morto. È sempre quella persona per la quale lo ha lasciato solo. Questo non può cambiare.
Silvia ha cominciato a piangere, le lacrime le scorrono sul viso anche se tenta di cacciarle indietro. E lei merita la verità.
"Luca era solo perché io quella sera ho conosciuto Mario. Ero con lui alla festa quando Luca è stato investito. E non aveva la macchina perché l'aveva lasciata a me." Lo dice così, semplicemente, senza altre spiegazioni. Si era preparato un discorso lunghissimo e importante, sui sensi di colpa che lo hanno tormentato per anni, su quanto Mario lo avesse aiutato, sull'essere alla fine riuscito a comprendere che la colpa non era sua. Che per quanto gli dispiacesse era sicuro che anche se fosse stato con lui magari a Luca sarebbe successo qualcos'altro. Sul fatto che certi eventi, certe cose, non si possono cambiare. Si devono accettare e basta. Voleva dire questo a Silvia. Avrebbe voluto dirle questo. Ma all'improvviso è come se tutto fosse cancellato, svanito. La terapia, i mesi passati con Mario, l'aver capito che non è colpa sua, né di Mario.

Chi cazzo voglio prendere in giro? È stata tutta colpa mia. È stata tutta colpa di quegli occhi neri che mi hanno fottuto il cervello.

Vede Silvia scattare in piedi e raccogliere le sue cose con gli occhi rossi e gonfi. La vede puntare il dito contro di lui.
"Sono contenta che tu sia riuscito ad andare avanti con la tua vita, Claudio. Sai, vorrei poter dire lo stesso di me, ma non è così. Io non riesco ad andare avanti. E adesso non riesco neppure più a guardarti. Eri il suo migliore amico e lo hai lasciato solo. E per cosa poi? Per un ragazzo ad una festa? Luca meritava di più e io non voglio più vederti." Va via così, correndo. E Claudio non dice nulla. Non la ferma, non parla. Si limita ad abbassare lo sguardo. Cosa potrebbe dirle? Ha ragione, ha ragione su tutto. Non potrà mai cambiare ciò che è successo.

***

Ritorna in camera ore dopo. Dopo aver passato il suo tempo seduto, immobile, con gli occhi bassi e spenti in quel bar. Dopo aver camminato per Verona, in quei luoghi in cui fino al giorno prima era felice. In cui il giorno prima ha portato Mario. Non ha risposto alle sue chiamate. Il telefono ha squillato ininterrottamente, ma lui non ha mai risposto. Per questo quando apre la porta non ha neppure il tempo di fare un passo prima di ritrovarsi il corpo di Mario addosso. Mario si getta su di lui, stringendolo forte tra le braccia. Ma Claudio resta fermo, le mani lungo i fianchi, mentre il respiro caldo dell'altro gli solletica il collo e le sue mani gli accarezzano la schiena.
"Clà, dove cazzo sei stato? Sono ore che ti chiamo. Ero preoccupato." Gli sussurra Mario, spostandosi per poterlo guardare negli occhi. Ma Claudio lo allontana, abbassa lo sguardo ed entra dentro, ignorando la sua domanda. Ignorando lo sguardo terrorizzato di Mario su di lui. E vorrebbe dimenticare tutto, tornare a qualche ora fa, a quando tutto era perfetto. Tornare sul letto, con Mario che gli dorme tra le braccia, accarezzarlo, baciarlo, farci l'amore. Togliergli quell'aria preoccupata dal volto. Ma non lo fa. Non può più farlo. Ignora tutto. Ciò che prova, ciò che vorrebbe.
"Clà... Amore, tutto ok? Hai... Hai parlato con Silvia?"
Ignora anche quel suo modo di chiamarlo, quell' "amore" che gli ha appena sentito dire per la prima volta, con estrema dolcezza e delicatezza. Ignora ciò che gli provoca dentro, un misto di amore, dolcezza, passione, felicità. Si impone di ignorare tutto. Si impone di tornare a ciò che era prima. Senza Mario.
"Voglio tornare a casa." Si limita a dire, mentre apre la valigia e comincia a gettarci dentro i suoi vestiti.
"Ok. Andiamo." Mormora Mario, con la voce che trema appena.
E Claudio si ritrova a scegliere ancora una volta la strada più semplice. A scappare. Anche se non vorrebbe.
"No, Mario. Io voglio tornare a casa senza di te." Lo dice e basta. Secco, freddo.

E forse è meglio così.

Sarò quel vento che ti porti dentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora