Capitolo 19

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Il mattino dopo mi svegliai di buon'ora per andare a correre. Quel giorno avrei attaccato più tardi al lavoro e volevo approfittare della bellissima giornata di sole che mi ero ritrovata davanti quando avevo aperto la finestra della mia stanza.

Mi vestii in fretta e salutai una Rachel appena alzata in procinto di fare colazione. Quando arrivai a Central Park erano appena le sette e mezzo e nel parco c'erano pochissime persone. Iniziai la mia corsa inebriandomi degli splendidi profumi di fiori e crogiolandomi col sole che quella mattina aveva deciso di regalarmi. Mentre correvo, sentivo il vento in faccia e questa sensazione, unita a quella del sole sulla mia pelle, mi faceva sentire in una bellissima atmosfera di pace. A un certo punto avvertii un forte rumore di clacson e mi voltai per vedere cosa fosse successo al di là della strada, ma la distrazione mi fece inciampare e capitolai a terra. Sbattei il ginocchio su una pietra e iniziai a sanguinare. Provai a rialzarmi ma mi ero slogata una caviglia. "Che sfiga", pensai! Mentre provavo a muovermi, guardando il mio povero ginocchio sanguinare, trovai una mano familiare che mi porgeva aiuto.

La afferrai e sentii la sua voce: «Jules, stai bene?».

«Dean?» dissi sorpresa. Che ci faceva lì? Poi lo guardai e notai che era anche lui in tenuta da corsa e capii che era lì per il mio stesso motivo.

«Stai sanguinando!» disse, facendomi sedere su una panchina.

«È una piccola ferita, non è niente...».

«Aspettami qui! Torno subito» disse allontanandosi. Lo guardai andare via. Di spalle o no, era stupendo. Aveva due spalle larghe e un corpo dannatamente perfetto. La tuta attillata risaltava ancora di più i suoi meravigliosi muscoli. Muscoli che avevo avuto il piacere di vedere dal vivo e soprattutto di toccare. Ricordai la sensazione della sera prima, lui dentro me, i nostri corpi che si muovevano all'unisono... Dio, quell'uomo mi stava facendo impazzire... avevo la sensazione che non mi bastava mai e che non mi sarebbe mai bastato.

Quando tornò aveva una bottiglietta d'acqua e dei fazzoletti in mano.

«Farà un po' male» mi spiegò, bagnando il tovagliolo. Poi me lo poggiò sulla ferita e io cacciai un gemito di dolore...

«Scusa» continuò.

«Grazie» dissi arrossendo. Quando mi guardava, mi sentivo di morire. Avremmo potuto fare l'amore altre cento volte ma sarebbe stato sempre così.

«Com'è successo?» disse. «Come sei caduta?».

«Ehm... mi sono distratta. Un rumore di clacson ha attirato la mia attenzione e ho smesso di guardare davanti a me...».

«Sei un po' troppo distratta Jules! Ti ho già salvata una volta da un pirata della strada... cerca di stare più attenta, ok?».

«Ok» dissi sorridendo «è che sono un po' maldestra... come mi muovo faccio guai» dissi ridendo.

«Sì. L'ho notato» e mi fissò. La pressione della sua mano su di me, me lo faceva desiderare ancora di più... mi sentivo di impazzire a un suo semplice tocco...

«Tieni fermo qui» disse spostando la mia mano sulla ferita. «Controllo la caviglia» e iniziò a slacciarmi la scarpa.

«No! Non c'è bisogno... davvero» dissi cercando di fermarlo.

«Sta' ferma! Fidati di me...».

«Ok» dissi placandomi. Iniziò a massaggiarmi la caviglia. La prese tra le mani e le fece fare dei movimenti circolari. Sembrava che sapesse esattamente come muoversi.

«È slogata! Dovresti tenere un po' il piede a riposo. Anche se dopo questo riuscirai almeno a camminare...».

«Non sapevo facessi anche il fisioterapista» affermai sorridendo.

Ti ho vista [THE GLANCE SERIES VOL.1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora