Capitolo 5: LA BOTOTA

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Il baule iniziò ad agitarsi come durante un terremoto e con esso anche i barattoli vuoti che erano dentro l'armadio infondo alla cantina.
La porta, che prima si era chiusa sbattendo, si stava aprendo lentamente facendo un cigolio talmente acuto da costringere me e Jin a tapparci le orecchie.

H: "Cosa cazzo sta succedendo Jin?!"

J: "I numeri a tre cifre che si ripetono per tre volte"

H: "COSA?! CHE CAZZO FANNO?!"

J: "Sono il male."

Subito dopo quella frase la porta si spalancò inondando la stanza con un forte e gelido vento dall'odore nauseabondo che ricordava la puzza di corpi in putrefazione e sangue.
Era tutto buio, ma alla porta si distingueva benissimo quella figura nera con gli occhi rossi che si stava prestando a raggiungerci passo dopo passo.
Non avevamo alcuna via di fuga, nessuna eccetto quella botola.
Guardai Jin, che capì al volo le mie intenzioni. Non gli stava bene scendere la sotto senza sapere cosa ci aspettava, ma di certo sarebbe stato meglio che rimanere la su.
Jin si rimise in piedi di scatto e mi aiutò a sollevare la botola, era pesante e mezza arrugginita con delle macchie marroncino scuro simili a sangue rappresso sul legno ed i rinforzi in ferro.
Il tempo stringeva e la figura oscura ci aveva ormai raggiunti. Una volta aperta, Jin mi guardò dritto negli occhi e mi disse "questa è in assoluto la peggior idea che ti sia mai venuta in mente" e saltammo giù.
Non so per quanto tempo siamo caduti, ricordo solo il buio più totale e delle urla agonizzanti di dolore che ci accompagnavano durante la discesa e che si facevano mentre dopo metro sempre più forti fino a farci perdere i sensi.
Quando mi sono risvegliato ero in una sorta di grotta. Pareti in pietra ricoperti da muschio ed un forte odore di umido misto a marcio facevano da cornice per il macabro spettacolo che vi era ai miei piedi. Il pavimento era ricoperto di ossa, carcasse in decomposizione e arti mutilati di varie parti, misure, colore ed età. Davanti ad uno spettacolo simile feci fatica a non vomitare, e forse l'avrei anche fatto se la mia attenzione non si risolve verso una voce che mi era familiare. La voce di Grace.
Mi alzai di scatto cercando in lungo e in largo la sua figura con lo sguardo, ma mentre la cercavo notai che Jin non era li con me.
Iniziai ad urlare il suo nome a squarcia gola ricevendo come unica risposta l'eco delle mie grida che rimbalzava su quelle pareti ruvide per tornare alle mie orecchie.
Stavo quasi per perdere la voce a furia di urlare quando vidi una chioma rossa voltare l'angolo e sparire dietro una parete. "Eh no! Stavolta non mi scappi!", dissi tra me e me mentre ho iniziato a correrle dietro.
Più mi avvicinavo e più spariva, fino a quando non la raggiunsi perché si era fermata davanti ad una specie di portone con la forma della testa di capretto.

G: "Lui è qui"

H: "Lui chi? Che sta succendendo?"

G: "Lui, il ragazzo che chiami Jin. È dietro questo portone"

H: "E tu come fai a saperlo? Ce lo hai portato tu? E chi quella figura nera con gli occhi rossi che compare alle tue spalle e che abbiamo visto di sopra?"

G: "Le tue continue domande mi irritano. Sai solo frignare senza mettere in moto il cervello, di questo passo lui morirà e dopodiché nessuno vi salverà"

"Salvare da co..." mi fermai prima di fare l'ennesima domanda e al suo posto dissi semplicemente "Aprimi questo portone."
"Iniziamo a ragionare", mi disse Grace accennando un flebile sorriso, quando sentii un botto dietro di me. Era il baule.
"Finalmente è arrivato. Forza Haxel. Aprilo."

Haxel, demone per scelta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora