Nel pieno della notte, o almeno così credeva, una mano strinse lievemente la presa sulla spalla di Hero, scuotendolo nel futile tentativo di destarlo dal suo ormai dormiveglia. Difatti il piccolo demone riusciva a percepire la presenza di qualcun'altro con lui nella stanza, ma le sue palpebre non accennavano a collaborare, chiuse a cerniera.
«Hero, dai svegliati» Mormorò la voce di Anna, scuotendolo con più insistenza.
Il castano emise un mugolio, mentre che la sua vista da nera e puntigliosa si faceva più nitida. Facendo leva sulle braccia alzò busto e testa, poi si voltò verso la figura che, nell'oscurità della stanza, distingueva come il viso sorridente della maggiore.
«Ben svegliato dormiglione, pronto per un'avventura?» Chiese con un pizzico di ironia l'ibrido di gatto, alzandosi dalla morbida superficie del materasso su cui si era accomodata.
Hero la guardò più confuso che persuaso, malgrado avesse dormito chissà quante ora, sicuramente non più di quattro, si sentiva più stanco del solito. Brutto segno.
Anna si chinò tirandolo per un piede, così da spronarlo a sbrigarsi a uscire dal dolce cantuccio delle coperte.«Dai pigrone, Steve ed Alex non aspettano lo sai!» Esclamò ridendo Anna, aprendo la porta della stanza per uscire e raggiungere il resto del gruppo.
Un fiume di luce strisciò fuori dalla fessura creata dalla porta, sbattendo in pieno al viso del minore, il quale si affrettò a coprirsi con il braccio gli occhi. La luce era così dannatamente fastidiosa. Almeno ora sapeva che non era notte, ma come minimo le otto del mattino.
Dopo che Anna uscì dalla stanza, il giovane demone serpeggiò fuori dal letto, afferrando i vestiti che lo attendevano sullo schienale di una sedia vicino al muro.
Jeans grigi con strappi e toppe, una maglia a maniche corte nera con tre stelle bianche dai caratteri a pastello stampate sopra e una felpa con cerniera color caino dagli svoltini delle maniche, il bordino del cappuccio e l'estremità inferiore della felpa più scuri.
Su di un angolo della stanza vi era il suo zaino in tessuto marroncino da cui sporgeva fuori la lama di una piccozza in ferro un po' lineata.
Afferrò lo zaino sbuffando, oggi non aveva proprio voglia di andare alla cava.«•⋆•»
«Tenete il passo, forza!» Esultò Alex, in testa al gruppo seguita da Steve e il resto del gruppo.
La giovane donna dai ribelli capelli rossicci camminava disegnando irregolari semicerchi con le gambe, dall'esterno verso l'interno per poi riposizionarli su di un immaginario filo come fosse un acrobata professionista. Steve scosse la testa sorridendo per il bambinesco comportamento della fidanzata, sistemandosi la suo fianco e cingendole un fianco con il braccio sinistro.
«Non è una gara a chi arriva primo» Le disse con calma, la sua voce aveva un retrogusto di nervosismo. Altro brutto segno.
Alex assunse uno sguardo più serio, annuendo sonoramente.
Il chiudi fila del animato corteo di minatori provetti era caratterizzato dalla figura assonnata di Herobrine, troppo catturato dal paesaggio verde e rigoglioso per prestare attenzione alle irrilevanti chiacchiere dei ragazzi dinnanzi a lui.«Hey "signore del male" scendi dalle nuvole!» Lo cansonò Mario, ridendosela sotto i baffi con Stefano.
Hero gli lanciò un'occhiataccia, procedendo a passo pesante verso l'ormai vicina entrata della cava.
Con la coda dell'occhio vide Lyon dar una sonora gomitata al corvino, che indispettito gli dedicò un sonoro "stronzo" massaggiandosi l'avambraccio dolorante.
Hero sorrise beffardo, come se a dare quel colpo a Mario fosse stato lui e non il leone alle sue spalle.
Un brivido gli attraversò la schiena.
La parete rocciosa dinnanzi a lui odorava di umido e muffa, in alcuni punti la roccia era stata corrosa dall'acqua o dal muschio che l'aveva sovrastanta. Delle torce vecchie di alcune settimane sostavano sul muro fra gli incavi naturali scendendo sempre più in profondità, i tizzoni di carbone di alcune di esse erano stati accesi meno di un'ora prima.«Dobbiamo cambiare queste torce, Stefano ne hai con te vero?» Sentenziò Lyon, reggendone una in mano senza guardare in faccia l'interpellato.
«Ovvio» Rispose il rosato, sforzandosi di ignorare il tono irritante dovuto allo stress del suo leader, già così dalla sera precedente.
Mentre che i ragazzi preparavano l'occorrente per sostituire le torce e le ragazze sistemavano le fornaci per sciogliere i materiali, Hero si avventurò lungo le stette pareti della cava, così taciturno che nessuno se ne accorse...così pensava.
Conosceva quei cunicoli come le sue tasche, molti li aveva scavati lui stesso l'estate prima. Reggeva una torcia nella mano sinistra, nella destra il fido piccone.
Una irritante sensazione lo pugnalò dritto alle spalle, qualcuno lo stava osservando?!
Si voltò, ma non vi era neppure un'ombra. Poi un singolare sussurrò si intrufolò nel padiglione uditivo del suo orecchio, destando un'innata curiosità e coraggio che difficilmente avrebbe saputo trattenere.
Il sussurro proveniva un un tunnel privo di torce, che fosse stato scavato di recente? Poi da chi vista l'assenza di tracce appartenenti a qualcuno. A passo incerto si addentrò lungo il cunicolo, la fiamma della torcia fece risplendere la liscia superficie di qualche vena di ferro e di polvere rossa incastonata fra le rocce.
Non un rumore.
Il cunicolo lo condusse a un'ampia stanza, una pozza d'acqua ristagnante risuonava per la caduta incespicante di qualche goccia dal soffitto o da delle stalattiti. Ispezionò con i suoi occhi bianco perla ogni centimetro dell'apertura naturale, ma oltre a qualche vena di ferro e giacimenti di carbone non sembrava esserci molto. Stava per andarsene quanto la sua direzione deviò verso la sorgente scura. L'odore stagnante dell'acqua era così pungente da sembrare irresistibile da sopportare, col tutto arrivò alla riva del bacino. Il suo riflesso era scuro, irriconoscibile e...sdoppiato? Possibile che vi fosse qualcun'altro lì con lui? No, impossibile. La mente stanca gli stava giocando un brutto scherzo, o almeno così credeva.
Un lanciante dolore si espanse dal collo verso tutto il corpo, mentre la sottile punta di una ago veniva estratta con lentezza da esso. Si sentì sorreggere da una presenza estranea, quasi cullato da essa. La sua mente sprofondò nuovamente in un tetro e insignificativo buio, il cui unico suono che lo accolse fu un urlo dolorante, forse il suo?Solo una losca e ovattata risata...
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Heylà,
Mi sono superata, capitolo più lungo del previsto ^^
Vi piacciono le novità?
I caratteri del titolo del libro, quelli dei capitoli...
Spero di sì!
C'è la sto mettendo tutta per fare del mio meglio, voglio che questo storia, nel suo piccolo, sia qualcosa di...speciale.
Qualcosa che piaccia almeno e di cui non mi penta.
Perciò abituatevi a capitoli sempre intorno alle 800 parole OuO
Ci si vede ;3
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"Ꮲꭱꮖꮪꮻ𝙽ꭼꭱꮪ ꮻꮁ̵ ꮪꭺꮇꭼ ꮪꭼ𝙽ꭲꮖꮇꭼ𝙽ꭲ" (Ꮋꭼꭱꮻꭲꭹ)
Fanfiction«La paura è un sentimento naturale, non lo si controlla, non lo si domina...». «...Ma alle volte, avere paura è la cosa più bella che ci possa accadere...». «...E sai una cosa? Ho paura che entrambi siamo divenuti prigionieri dello stesso sentimento...