Il mattino ha l'oro in bocca, o almeno così si dice solitamente.
Quella mattina Hero non aveva la benché minima intenzione di sgusciare fuori dalle lenzuola, quell'abbraccio simile a un involucro di nuvole era così invitante che inabissarsi al suo interno a vita era la scelta più saggia da prendere.
Così preso dai suoi sogni e pensieri, il piccolo demone non notò minimamente che un'ombra si aggirava per la sua stanza, avvicinandosi pericolosamente alle tapparelle.
Il demone color notte agguantò la cinghia di stoffa, tirandola lentamente verso il basso. Numerosi raggi velati di un candido giallo si intrufolarono nella stanza, ormai ex-tana delle ombre, accarezzando con impetuosità la figura raggomitolata sotto le lenzuola.«Mmmh...» Mugolò il castano, agganciando il lembo del lenzuolo e calandoselo oltre la nuca.
Stava per ricominciare da dove aveva lasciato, quando sentì una presenza sconosciuta sedersi ai piedi del letto e accarezzarli la spalla.
Mugolò infastidito ancora una volta, del tutto disinteressato alla semplice azione chiamata "Aprire gli occhi".«Hey, Hero. Svegliati...ci aspettano tutti, eh» Sussurrò dolcemente Entity, scuotendo a pena il corpicino del demone più piccolo.
«Mmh...naah, cinque minuti ancora...» Farfugliò in risposta Hero, girandosi dall'altro lato, dando così le spalle all'argento.
Entity rise pacato, prendendo il tutto come una sfida. Infilo una mano sotto le coperte, portandola a un millimetro dalla pianta dei piedi scalzi del minore, lentamente prese a passare lievemente un dito sulla sua soffice pelle, per poi solleticargliela con movimenti rapidi e decisi dell'indice e del medico.
Hero si morse il labbro e strizzò gli occhi, sperando di resistere a quella letale tortura. Il fiato sgusciò pian piano dalle sue labbra, strappando qualche versetto singhiozzato simile a una risata.«Che fai, ti trattieni!?» Domandò retoricamente Entity, assumendo uno sguardo fallace «Vedi che così non è valido, eh».
Infilò sotto la coperta anche l'altra mano, solleticandogli, stavolta, il fianco lievemente scoperto dalla larga maglietta che veniva usufruita come pigiama.
Quel martirio era così opprimente che Hero faticò persino a raccimulare quel poco di autocontrollo grazie al quale aveva resistito i successivi quattordici secondo.
Scalciò, strattonò e tentò in vano di mettere insieme una frase di senso compiuto, mentre che quella pungente sensazione di allegria, provocata da un gesto, gli annebbiava la mente, come un formicolio incessantemente dovuto a una posizione sbagliata.«Bass--ahaha--ta...tHAHAHA-- ti preg--aha-OO!!» Riuscì a pronunciare, con le lacrime agli occhi per l'eccessiva risata.
«Ok, ok. Penso che così possa bastare» Sostenne il maggiore, soddisfatto.
Com'erano finiti in quella posizione?
Com'è che Entity si era improvvisamente ritrovato a cavalcioni fra le gambe di Hero e quest'ultimo con la maglia alzata fino a metà busta e, vista l'assenza di pantaloncini, con solo i boxer a coprirgli la parte bassa del corpo?
Mhmm, domanda troppo difficile...
È più semplice descrivere l'immenso calore che si espanse nelle gote lentigginose del minore nel percepire le iridi, rosse di lussuria, del demone color notte mangiarselo vivo.
Istintivamente il maggiore portò un dito al centro del petto, proprio sotto le pieghe della maglietta, cominciando lentamente a scendere giù, con sinuosità. Hero trattenne il fiato, non riuscendo a staccare gli occhi di dosso all'argenteo neppure per un istante.
Voleva urlargli di smetterla con quello stupido gioco, ma quella frase appariva così distaccata dai sentimenti che lentamente gli si espandevano in corpo da risultare nociva, inappropriata, indesiderata.
La falange scese fino alla pancia, piatta frontalmente, ma con deliziose curve lì dove iniziavano a estendersi i fianchi, quasi con femminilità. Sì soffermò all'ombelico, stretto come un ditale, iniziando a girarci intorno con estenuante cautela.
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"Ꮲꭱꮖꮪꮻ𝙽ꭼꭱꮪ ꮻꮁ̵ ꮪꭺꮇꭼ ꮪꭼ𝙽ꭲꮖꮇꭼ𝙽ꭲ" (Ꮋꭼꭱꮻꭲꭹ)
Hayran Kurgu«La paura è un sentimento naturale, non lo si controlla, non lo si domina...». «...Ma alle volte, avere paura è la cosa più bella che ci possa accadere...». «...E sai una cosa? Ho paura che entrambi siamo divenuti prigionieri dello stesso sentimento...