Capitolo 2

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Era ormai tardo pomeriggio quando mi svegliai, per fortuna quel giorno era il mio giorno libero, non avrei avuto la forza di alzarmi e andare a lavorare.
Già solo alzarmi per andare a farmi una doccia fu un supplizio. Sentivo dolore a ogni minimo movimento in ogni parte del corpo.
Quando mi rimisi l'accappatoio trovai nelle tasche i soldi per il servizio di ieri sera, che per fortuna erano molti, e un biglietto che mi fece accaponare là pelle : IL MIO NOME È FERID, RICORDATELO PICCOLA TROIA PERCHÉ DI SICURO TORNERÒ A GIOCARE CON TE.
Si prevedevano serate di merda per un prossimo futuro non molto lontano. Dopo la brutta scoperta decisi di tornarmene a letto, il giorno dopo dovevo tornare al lavoro e dovevo essere nel pieno delle forze o sarebbero stati cazzi amari.
Il giorno seguente mi svegliai in tarda mattinata, molto tarda, diciamo che mi alza per l'ora di pranzo. Non ero propriamente fresco e riposato, qualche dolorino ancora c'era, soprattutto nelle retrovie.
Dunque, era ora di pranzo e io in casa non avevo cibo, così optai per andare a mangiare al mio bar preferito.
Ero sicuro che chiunque mi stesse osservando mentre camminavo rideva, stavo zoppicando peggio di uno zoppo. 🙈
Cercavo come al solito di passare inosservato, di celarmi nell'ombra ma non ci riuscii molto bene.
A due metri dalla mia destinazione mi ritrovai steso sopra un bellissimo ragazzo di cui non avevo neanche notato la presenza talmente ero occupato a cercare di passare inosservato.
Restai lì impalato a fissarlo per minuti interi, o almeno così mi parve, fino a quando non fui riportato alla realtà proprio dalla voce di questo.
"Scuuuuuusa... Potresti gentilmente alzarti , è alquanto imbarazzante e sono in ritardo al mio primo giorno di lavoro".
Cazzo... che figura di merda, velocemente mi rialzai e zoppicando mi feci da parte, permettendogli così di alzarsi.
Lo guardai ancora, non era niente male neanche di fisico, asciutto e slanciato, carnagione chiara, biondissimo e due occhi color zaffiro.
Prima che sparisse dalla mia vista lo fermai un attimo, mi guardò con sguardo interrogativo...
<<volevo scusarmi per prima... non ti ho proprio visto>>
Mi fece un cenno con la testa e sparí dietro l'angolo.
Rimasi un po' deluso dal suo atteggiamento così freddo, ma in fondo cosa potevo aspettarmi, per lui ero solo uno sconosciuto.
Immerso in questi pensieri entri nel locale, salutai il proprietario che ormai mi conosceva da una vita e mi diressi al solito tavolo, aspettando che un cameriere mi portasse il menù. Quando mi arrivò non feci molto caso a chi me lo avesse portato, ero immerso nei miei pensieri, occupato a deprimermi, ma quando tornò per le ordinazioni non potei credere ai miei occhi. Era il ragazzo di prima, ma sembrava non avermi riconosciuto. Da una parte pensai meno male dall'altra, non so perché, ci rimasi un po' male. A prendere i miei ordini fu sempre lui come anche a servirmi. Nonostante questo fosse il suo primo giorno si muoveva molto bene e fluidamente, con movimenti esperti, di chi ha anni di pratica alle spalle. Chissà se era veramente così o se era solo molto dotato. Quel ragazzo mi incuriosiva. Finito il pranzo lasciai sul tavolo i soldi per pagare il conto più una mancia, come mio solito, e poi andai dal proprietario del negozio. Si chiamava Guren, era giovane e come un padre per me, anche se lui non sapeva nulla di me, ero un cliente abituale con cui andava d'accordo. Parlammo un po' del più e del meno fino a che non gli chiesi del nuovo cameriere.
<< chi è quello nuovo? Nonostante sia il suo primo giorno è molto bravo>>
<< ah si Mika, ha la tua stessa età, viene dalla Russia e anche li lavorava in qualche specie di pub, non mi ha detto molto di lui, solo questo. Ma si come hai detto tu è molto bravo, avrai tempo per conoscerlo tu stesso. Magari quando si aprirà di più e quando saprà un po meglio la nostra lingua>>
Ed ecco spiegato perché quando mi aveva rivolto la parola qui fuori mi era sembrato cosi impacciato e molto probabilmente le mie scuse non le aveva neanche capite, avendogliele dette molto velocemente.
Non mi trattenni ancora tanto al ristorante, dovevo tornare a casa a preparami per il lavoro, anche oggi mi toccava il doppio turno.
Oggi era uno di quei giorni speciali, a tema, e quello di quella sera era " la maid", mi toccò così mettermi il vestito da cameriera classico giapponese.
Qui a New York di questi locali con giornate a tema non ce n'erano molti, questo voleva dire che quando venivano queste giornate avevamo un afflusso di gente maggiore, sia prima che dopo.
Avrei avuto una mole esorbitante di lavoro nell'immediato futuro.

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