Sono quasi pronto per uscire.
Derek passerà a prendermi tra poco.
Ho indosso un pantalone di jeans, una maglia nera aderente e le mie All Stars ai piedi.
Nell'attesa che Derek arrivi, mi siedo sul davanzale della finestra a guardare le stelle, ma un pianto incessante, che arriva dalla casa di fronte, attira la mia attenzione.
C'è una figura, che non riesco a riconoscere, che è seduta vicino alla finestra, con probabilmente un foglio in mano, che si abbandona a un pianto disperato.
Non so perché ma sento una fitta di dolore al petto, mi sembra così sola e bisognosa d'amore, e non so il perché, il mio corpo abbia reagito così.
Nel frattempo è arrivato Derek, che ferma la macchina di fronte casa e inizia a suonare il clacson.
Mio fiondo subito fuori, il più veloce possibile, altrimenti più lo faccio aspettare e più suonerà il clacson.
Salgo in macchina, dove trovo, Derek affianco a Leslie, la sua fidanzata e mia amica.
E invece dietro, seduta affianco a me, c'è Abigail.
Prima che la macchina parta, il mio sguardo si posa di nuovo verso la finestra, dove l'ombra non si è ancora mossa.
Stasera non voglio pensare a niente.
Voglio solo bere e divertirmi con Abigail, che anche questa volta, si mostra disponibile.«Derek, dove ci porti stasera?»
Domando curioso.
«Ehy, amico, dove ti posso portare?»
Lo sapevo, di nuovo al The Blue Rock Bar.
«Al The Blue Rock Bar.»
Rido.
Intanto Abigail si avvicina e mi lascia un sonoro bacio sulla guancia.
Odio quando fa così.
Pensa di essere importante?
Se è così, si sbaglia.
Lei è brava solo a letto, per il resto è appiccicosa e irritante.
Però per stasera glielo concedo.* * *
Dopo 15 minuti, siamo davanti all'entrata del bar.
È un po' fuori paese.
Sono pronto per divertirmi.
Entriamo, stasera non è molto affollato.
È un bar tranquillo, dove c'è della buona musica e la sera è frequentato interamente da ragazzi.
Ci sediamo ad un tavolo in fondo al locale, sembra che questa sera saremo solo noi quattro.
Ritiro quello che ho detto, perché dalla porta vedo che entra quel lurido bastardo di Nate, con tutti i suoi cagnolini appresso.
Ogni volta che ci incontriamo finiamo sempre per picchiarci, ma stasera non voglio pensieri e per farglielo capire, prendo Abigail e me la posiziono sulle ginocchia.
Ora aspetto solo che arrivi la cameriera per poter ordinare.
Dopo forse 10 minuti, si avvicina una cameriera di nome Margot, da quello che leggo sulla sua etichetta.
È una ragazza carina, mora, che indossa una divisa che mette in risalto le sue forme e da far girare la testa a molti ragazzi, e anche a me, se non fossi un po' distratto.
Mi ero ripromesso che stasera non avrei pensato a niente, invece la mia mente vaga sempre a quel pianto.
Non mi è mai piaciuto vedere le persone soffrire e magari distruggere la propria vita.
E invece io che ho fatto?
Ho fatto proprio quello.«Hey Damon?»
Abigail richiama la mia attenzione, visto che non la stavo guardando, ma ero distratto a fissare la finestra che dà sul meraviglioso lago che c'è qui.
«Si?»
«Ti vedo un po' distratto, c'è qualcosa che non và? Sai che a me puoi dirlo.»
Pss...come può pensare che se io ho qualche problema, parlo con lei?
Parlo con tutti, tranne con lei.«No non c'è niente. Sono solo un po' stanco, e poi stavo vedendo fuori il paesaggio.»
Mento, sono distratto, e non stavo nemmeno osservando il paesaggio, lo stavo solo guardando.
Ora ho solo un pensiero in testa, anzi un'ombra, non so perché non riesco a togliermi dalla testa il suo pianto.«Evans?»
Quella voce mi distrae dai miei pensieri.
«Parker?»
Il suono che fuoriesce dalla mia bocca è annoiato, spero capisca che non ho voglia di parlare con lui.
«Ti vedo distratto e triste.
Cosa ti è successo?
Ti è morto il gatto?»Si gira e ride come un coglione insieme ai suoi amici.
Io non li rispondo nemmeno, mi limito ad alzarmi e con tutta la calma possibile, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro.«Oh, piccolo Parker, non mi è morto il gatto, ma ho visto la tua faccia di cazzo che viene colpita dal mio pugno.»
Lui mi guarda senza capire e con un ghigno stampato su quella faccia che si ritrova.
Così gli sferro un pugno dritto dritto sul naso, non perché sono arrabbiato con lui, o per l'affermazione che ha appena detto, ma l'ho colpito, perché volevo togliergli quel ghigno odioso da quella faccia odiosa.
Senza salutare nessuno e nemmeno aver bevuto, vado via.
Ora ho solo voglia di camminare e di tornare a casa.
Fermo un taxi che passava di qui, quando vedo che Derek mi ha raggiunto fuori, e ora mi fa segno di aspettare.«Hey Damon! Non ti avrà dato fastidio quello che ti ha detto Nate?»
Mi chiede lui venendomi incontro.
«Ma dai Derek! Da quando mi dà fastidio il suo pensiero? È la sua presenza che mi infastidisce.
Ora vado a casa, ho bisogno di dormire. Stai tranquillo, non starò male per colpa sua.»Rido, quando arriverò a casa mi sarò già dimenticato il suo nome.
«Non mi far preoccupare.»
Mi prende in giro Derek.
«No no, ora vado. Ci sentiamo amico.»
Così dicendo salgo sul taxi.
* * *
Dopo 15 minuti, sono a due isolati da casa, mi sono fatto lasciare qui, perché voglio fare due passi e magari liberarmi la mente.
Dopo la frase che ha pronunciato la mamma stamattina, la mia mente non ha mai smesso di pensare.
Sono un danno, un disastro e anche egoista.
Non sto facendo niente per migliorare il mio futuro e sto distruggendo il mio presente, pensando sempre al passato.
Perché tuffandomi nell'alcool per dimenticare, so che sto facendo del male a me stesso, alla mia famiglia e sicuramente anche a lui che, non sarebbe orgoglioso di sapere quanto la sua perdita abbia distrutto la nostra vita.
Immerso nei miei pensieri, non mi accorgo nemmeno che sono arrivato a casa.
Quando alzo gli occhi verso casa della signora Jocelyn, noto che l'ombra è ancora lì che piange, come se non si fosse mai mossa di un millimetro.
Entro in casa, dove trovo la mamma seduta a guardare la Tv.
Mi guarda stupita quando nota che sono sobrio, e sono rientrato così presto.
Non mi dice niente, quindi salgo e mi chiudo in camera.
Mi siedo sul davanzale della finestra, con in grembo il libro " Colpa delle stelle".
Era di mio fratello, non che gli potesse piacere questo genere di libri.
Lui adorava leggere, solo che questo era il libro della sua fidanzata, Natalie, che gliel'ha regalato qualche mese prima che morisse.
Lui l'avrà letto due, tre volte, anche se non era il suo genere, lo amava lo stesso.
Non so il motivo, forse per amore verso la sua fidanzata.
Io non so cosa si provi ad amare una persona, oltre mio fratello.
Non l'ho letto, a mio parere è troppo sdolcinato, anche se questo è uno dei pochi libri che non crea favole, nessun lieto fine, nessun castello di sabbia, prima o poi tutte le cose belle finiscono.
Non lo leggo, sfoglio solo le pagine, dove in ogni capitolo c'è una foto sua o insieme alla sua fidanzata.
In tutte sorride, non ha la mia stessa faccia di cazzo.
Anche se ci assomigliavamo molto, lui era sempre sorridente, positivo, invece io no, e poi a me non piace fare le foto.
Inizio a sfogliare il libro con come sottofondo, il suo pianto, non so per quale motivo, ma voglio restare sveglio fin quando non smetterà di piangere, e si sarà sfogata da tutta quella tristezza, perché se non si fa, ti uccide, ti cambia.
Come se volessi farle compagnia in tutta quella disperazione.
Ogni tanto, guardo l'ombra, per assicurarmi che sia ancora lì.
Finisco di sfogliare il libro, che profuma ancora di carta, di felicità e del suo profumo.
Rimango a fissare la casa di fronte e il profilo di quella ragazza scosso dai singhiozzi.
Due ore dopo quando ormai non sento più né gambe né braccia, perché sono rimasto nella stessa posizione a lungo, la luce di fronte si spegne.
Chissà si sarà accorta di me?
Che non era sola e che non l'ho lasciata in balia delle sue lacrime fin quando non si è calmata?~~~~
Buonasera!
Chissà, chi è quell'ombra??😄
Spero vi piaccia questo capitolo, è un po' più lungo degli altri.
Fatemi sapere se vi piace, e se vi piace la storia e i personaggi👍
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Non andare via. {In revisione}
Romance«Era iniziato l'ultimo anno delle superiori, non volevo distrazioni fin quando i miei occhi non incrociarono i suoi. In quegli occhi era racchiuso il mare...Si posarono su di me per qualche secondo, e quando mi sorprese a fissarla, mi regalò il sorr...