7. Cassandra

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Una cosa umida tocca la mia guancia.
Non ho voglia di svegliarmi quindi rotolo sul letto.
Non ricordo a che ora sono andata a letto ieri sera.
Anche l'altra guancia viene a coontatto con una cosa umida.
Non so se è un sogno o è tutto vero.
Mi porto la mano sulla guancia, dove c'è un qualcosa di molliccio a me sconosciuto, e preferisco non sapere cos'è.
Infastidita da questa sensazione di sporco, decido di aprire gli occhi, per vedere chi ha osato disturbare il mio sonno.
Apro gli occhi e trovo due occhioni dolci che mi fissano.

«Coco»

Mi lamento.

«Mi hai svegliato!»

In tutta risposta lui scodinzola e mi lecca.
Bleah! Ecco cos'era quella sensazione di sporco.
Cerco a tentoni il mio telefono, per controllare l'ora.
Sono le 9:00, non è poi così tanto presto.

«Coco ti sei salvato, ma la prossima volta, non avrai scampo.»

Lui mi guarda senza capire, con i suoi occhi buffi e io rido da sola come un ebete.
Mi alzo per andare a controllare il mio stato.
Ieri sera, ho pianto ininterrottamente forse per tre ore, non ricordo.
Coco mi segue.
Infatti, come immaginavo, l'immagine riflessa nello specchio è orribile.

«Oh mio Dio!Coco, sono proprio orribile.»

Coco, che mi sbircia dalla porta del bagno, come risposta va via.
Io mi ritrovo sola a ridere e a conversare con un cane.
Forse soffro di qualche forma grave di bipolarismo.
Ieri sera piangevo e mi struggevo nel guardare le foto della mia famiglia, e ora invece rido nel guardare un cane e il mio riflesso orribile, dopo i postumi di un pianto.
Ho gli occhi rossi e gonfi, i capelli appiccicati al viso a causa delle lacrime.
Decido di fare una doccia, per cancellare via le tracce.
Un'ora dopo, mentre mi sto vestendo sento bussare alla porta del bagno.

«Chi è?»

Anche se è sicuramente la nonna, lo domando lo stesso.

«Cas, sono io.»

Come immaginavo, in fin dei conti, siamo solo noi due in casa.

«Nonna, puoi entrare, sono vestita.»

Così dicendo entra.

«Dimmi»

«Ti volevo solo chiamare per dirti che la colazione è pronta.»

«Ora scendo, solo il tempo che mi sistemo i capelli.»

«Okay.»

Mi risponde facendomi un largo sorriso.
I capelli ancora bagnati decido di legarli in una treccia, così, quando si saranno asciugati, assumeranno una forma diversa dai soliti lisci.
Ho indosso un body nero che mi lascia scoperte le spalle, una gonna rosa un po' svasata, non molto lunga e le gazzelle rosa.
Mi sono vestita in questo modo, perché ho intenzione di fare un giro per Shelburne Falls.
Scendo in cucina, dove mi invade un profumo di waffle.

«Che buon profumo!»

Esclamo chiudendo gli occhi e assaporando ogni singola fragranza.

«Ho preparato i waffle, ne vuoi uno?»

«Uno?! Nonna, sei seria! Uno si sente solo nella mia pancia, devi pur saziare la piccola Cas.»

Punta i suoi occhi castani nocciolati su di me, e insieme scoppiamo in una fragorosa risata.

«Allora siediti, così ti porto tutti i waffle che vuoi.»

«Sissignora»

Le faccio il saluto militare e mi siedo al bancone che si trova vicino la cucina.

Non andare via. {In revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora