17. Cassandra

181 15 2
                                    

«Sono venuto a finire quello che ho iniziato l'altra sera.»

Oh mamma santa!
Mi vuole baciare!
Vuole baciare proprio me!
Me!
Cassandra Brooks, io, che me ne sto seduta impietrita mentre lui avanza lentamente, accorciando le distanze, con il suo sorrisetto strafottente.
Mi ha raggiunto.
È a pochi centimetri da me.
Mi afferra dolcemente il mento tra le sue dita, costringendomi a guardarlo.
Sono terrorizzata!

«Damon.»

Il mio è quasi una supplica.
Si piega sul mio viso, e le nostre labbra finalmente si incontrano, dando inizio ad un'agonia dolce e lenta.
Le sue labbra si muovono esperte sulle mie.
La sua lingua mi invita a schiudere le labbra, con il disperato bisogno di incontrare la mia.
Si incontrano, si muovono con l'insaziabile sensazione di non averne mai abbastanza.
Le sue mani si spostano nei miei capelli e poi sulla mia nuca, attirandomi di più verso di lui.
Le mie mani si muovono incontrollate verso il suo viso.
Si posano sulle sue gote rese rosee dal sole pungente.
Dio quanto è bello!
Mi sento come se fossi sulle montagne russe, proprio come l'altra sera, senza respiro, con l'adrenalina a mille, e quella voglia di farlo altre cento, mille volte.
Involontariamente mordo dolcemente il suo labbro inferiore.
Perché non l'ho fatto prima?!
Ho perso diciassette anni della mia vita senza aver mai provato nulla del genere.
Damon libera le mie labbra e poggia la sua fronte alla mia, continuando a passare le sue mani tra i miei capelli.

«Sei un danno per il mio cervello, ragazzina.»

Il suo respiro mi solletica il volto provocandomi dei brividi lungo la schiena.

«Ti aspetto giù.»

Rimango a fissarlo inebetita.
È accaduto tutto così inaspettato, e veloce, e tremendamente bello.
Mi lascia un veloce e semplice bacio sulle labbra.
Si gira lasciandomi con le braccia distese lungo i fianchi e gli occhi fissi sulla sua schiena.
Raccolgo il libro che poco fa è scivolato dalle mie mani, e che ora giace per terra.
Gli ripongo al loro posto, e mi dirigo verso l'uscita, per andare da Damon.
Che poi ripensandoci, cosa voleva dire con "Ti aspetto giù"?
Passo davanti a Lizzy, che mi rivolge il tipico sorrisetto da "Io ho capito tutto."
Mi precipito velocemente verso l'esterno, dove trovo Damon appoggiato alla sua auto con le braccia conserte e un sopracciglio sollevato.
Gli sorrido.
Non so perché, ma quando lo vedo mi viene spontaneo sorridergli.
Forse perché riesce a farmi sentire viva, ad annullare tutto il resto quando siamo insieme.
Lo raggiungo con il mio sorriso ancora stampato in volto.

«Sali, ti accompagno a casa.»

«Non ti preoccupare. Vado a piedi. Non voglio disturbarti.»

Dalle mie labbra esce un risolino ansioso.
Non so perché mi sia venuta tutta questa ansia.

«Cassandra, devo andare lì. Ricordi, abitiamo di fronte.»

Che stupida!

«Oh certo!»

Giro intorno alla macchina con le gambe che tremano.
Salgo.
Tutta l'ansia inutile, accumulata, svanisce appena le mie narici si riempiono del suo profumo.
Inconsapevolmente questo ragazzo ha il potere di farmi tremare le gambe, e poi calmarmi anche solo con il suo profumo.
Si allontana piano piano da scuola.

«Che cosa c'è tra te e Abigail?»

La mia domanda lo coglie di sorpresa, smette di tamburellare le dita sul volante e un sorriso si affaccia sul suo viso.
È da oggi che questa domanda mi frulla in testa, ed ora era il momento più adatto per chiederglielo.

«Cosa ti spinge a farmi questa domanda?»

«Non so, vedo il modo in cui ti tocca.»

Il suo sorriso si allarga ulteriormente.

Non andare via. {In revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora