Una settimana.
È passata una settimana da quella sera in bagno.
Damon pensava che non avrei ricordato nulla delle sue parole, invece si sbagliava.E tu cura il mio cuore, e io asciugherò le tue lacrime.
Ora ho la certezza che proviamo le stesse emozioni.
Ma io sono scappata.
E voi direte "Che codarda", e io vi dirò "Si sono codarda."
La mattina seguente mi svegliai con un mal di testa tremendo.
Ci siamo addormentati in quel bagno che cela tutti i nostri sentimenti.
Abbiamo dormito abbracciati.
Ed è stato il miglior sonno che avessi mai fatto in vita mia.
Il posto più sicuro.
Ma, da vera codarda, sono andata via.
Lasciando un misero post-it con su scritto: "Ho chiamato un taxi per tornare a casa."
Ho detto a Damon di non lasciarmi mai, invece sono andata via io.Cura il mio cuore.
Come posso curare io il suo cuore, se il mio è a pezzi?
Questa cosa non porterebbe a niente di buono.
In questa settimana mi ha cercata, ma io l'ho ignorato, fin quando lui non si è stancato di mandarmi messaggi.
Settembre ha lasciato posto ad ottobre, e con esso anche il sole ora è ricoperto quasi sempre da nuvole.
Mi stringo nel mio maglioncino, passeggiando per i corridoi della scuola.
Non ho ancora visto Leslie e Jace.
Al suono della prima campanella mi dirigo in classe per seguire la mia prima ora di lezione.* * *
«Cas, a volte io penso che tu abbia dei seri problemi.»
Guardo Jace al mio fianco, mentre la mia bocca ha assunto la forma di una "o" perfetta.
«Brutto scemino! Ho solo fatto la cosa che mi sembrava giusta.»
Ho raccontato a Jace gli avvenimenti di quella sera, tralasciando il contenuto della lettera.
E ora mi sto sorbendo tutte le sue ramanzine, perché secondo lui, dovrei buttarmi, vivere tutto ciò che mi viene offerto.
Ma io sono stata sempre una riflessiva.
Una che riflette mille volte prima di lanciarsi dal precipizio.
Una che a ogni sua domanda o dubbio, vuole trovare risposte adeguate.
Un po' razionale, non di pancia.
Usciamo fuori per ritornare ognuno alle proprie case.
Il cortile è ancora pieno di ragazzi.«Secondo me dovresti parlargli.»
«Secondo me, no.»
«Quanto sei testarda! Parlaci ora.»
«No, e poi non penso sia venuto a scuola.»
«Io penso proprio di si. Guarda è proprio lì.»
Indica con la testa un punto alla sua sinistra, e i miei occhi incontrano subito la figura di Damon.
Ride ad una battuta che probabilmente avrà fatto Leslie.
È bellissimo.
Il vento muove i suoi ciuffi ribelli e il sole debole che filtra dalle nuvole illumina le sue ciocche, rendendole ancora più chiare.
Le gambe sono fasciate da un pantalone nero, leggermente stretto.
Le spalle sono rivestite da una giacca, un po' aperta sul davanti.
La sua bellezza è innegabile.
Anche vestito così, non sfigura.«Vai Cas! Stai praticamente sbavando!»
«Non ci penso proprio. Cosa dovrei dire? "Ehy, senti sono scappata ma..."»
Jace mi solleva come un sacco di patate e mi posiziona sulla sua spalla, facendomi arrivare il sangue al cervello.
«L'hai voluto tu.»
Inizia a camminare, sotto lo sguardo curioso di tutti i ragazzi.
«Jace cosa stai facendo?!»
Inizio a tirare pugni alla sua schiena, non ricevendo alcuna lamentela.
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Non andare via. {In revisione}
Romance«Era iniziato l'ultimo anno delle superiori, non volevo distrazioni fin quando i miei occhi non incrociarono i suoi. In quegli occhi era racchiuso il mare...Si posarono su di me per qualche secondo, e quando mi sorprese a fissarla, mi regalò il sorr...