9.Cassandra

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È passata una settimana dall'incontro con il ragazzo sconosciuto.
Lo stesso giorno l'ho rincontrato, poi non l'ho più rivisto.
È sparito, come se la terra lo avesse inghiottito.
Oggi è il primo giorno di scuola.
Il quarto anno alla mia nuova scuola.

«Come sto?»

Grido entrando in cucina, dove la nonna mi aspetta seduta al bancone, per fare colazione.

«Buongiorno anche a te Cas. Sai che indosso a te sta bene tutto.»

Mi rivolge il suo sorriso migliore.
Ho un pantalone nero a vita alta, una maglia bianca, un po' aderente e le Vans bianche e nere basse.

«Oh! Ma quei capelli ti fanno sembrare un hippy.»

In effetti, ha ragione, ho solo legato i ciuffi, che di solito mi ricadono sul viso, in due treccine e gli ho fermati ai lati della testa, lasciando sciolti il resto dei capelli.

«Vieni a mangiare, altrimenti farai tardi il tuo primo giorno di scuola.»

«Cosa hai preparato?»

Le chiedo sedendomi su uno sgabello.

«I pancakes, so che ti piacciono.»

«Siii!! Buoni»

«Oggi ti accompagno io a scuola, poi potrai andare anche da sola, a piedi o puoi prendere la mia macchina.»

«È lontana da casa?»

«No, sono più o meno 10 minuti in macchina, e 30 minuti a piedi.
Quindi puoi anche andare a piedi, se qualche giorno non potrai prendere la mia macchina.»

«È un bel po' di strada comunque.»

«Dai! Ma che sarà mai?! La mia nipotina è atletica.»

«Si, ma se continuo a mangiare tanto e resto ferma, non sarò poi così tanto atletica.
Anzi, penso proprio che oggi pomeriggio, dopo scuola, andrò a correre.»

Non corro da quando sono arrivata qui.
Ma oggi, forse, è arrivato il momento di riprendere.
Dopo che ho raccontato alla nonna di essermi persa (tralasciando l'incontro con quel ragazzo), la nonna mi ha fatto fare un giro per ambientarmi.
Ho scovato alcuni posti tranquilli dove poter correre da sola con i miei pensieri.

«Si, puoi andare a correre e avere i tuoi svaghi, ma ti devi concentrare anche sull'argomento scuola.»

Non ho mai avuto problemi a scuola, mi piace studiare, però non è il centro dei miei pensieri.
Le rivolgo una faccia annoiata.

«Ora, non per vantarmi, ma ero brava quando stavo a New York dove avevo una vita frenetica, non lo devo essere adesso, che qui è un tugurio.»

Sono solo da quasi due settimane qui, e da quello che ho notato alle dieci di sera, le strade sono già deserte.
Non so come facciano i ragazzi a vivere qui.

«Bugia, i ragazzi della tua età si divertono, e poi, quando ti farai qualche amica, potreste organizzare pigiama party e cose del genere.»

Ma è seria!

«Nonna, non ho più 11 anni!»

«Oh, come passa veloce il tempo!
Puoi sempre stringere qualche amicizia, siamo persone simpatiche noi di qui.»

Non commento e mi dirigo in camera per prendere la borsa.

«Ti aspetto in macchina!»

Mi urla quando ormai sono quasi arrivata in camera.

Prendo tutto ciò che mi serve e mi dirigo fuori, dove la nonna mi aspetta seduta nel suo Suv bianco.
Nell'abitacolo mi accolgono le note di Say you won't let go, di James Arthur.
Anche se è una delle mie canzoni preferite, cambio canale, fin quando in macchina non si diffonde Blow me di Pink.
Questo è quello che ci vuole.

Non andare via. {In revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora