10. Damon

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È sparita, cazzo!
È scappata!
Mi ha lasciato lì, mentre la fissano che correva per il corridoio.
Ho visto che i suoi occhi erano pieni di lacrime, ma non so il motivo, forse le parole che ho detto l'hanno colpita.
Non lo so!
So solo che mi ha piantato in asso senza nemmeno rispondere alla mia domanda.
Ripasso mentalmente tutte le parole che le ho detto, cercando, forse qualcosa di sbagliato che gli avrei potuto dire involontariamente.

«Dam, che ti prende amico?»

Derek, interrompe il flusso dei miei pensieri.

«Niente, non sono distratto.»

«Oh, non sei distratto...E ora, cosa sei? Guarda, non ti sei nemmeno accorto che piove e che ti stai bagnando.»

Cazzo! È vero!
Gocce fredde bagnano il mio viso.
Non so come è potuto succedere.
Si è messo a piovere così dal nulla. Stamattina il tempo prometteva bene.
Fortunatamente sono venuto con la mia auto, altrimenti ora mi toccava fare tutta la strada sotto la pioggia.

«Damon, ci si vede. Ora vado, devo accompagnare Leslie a casa.»

Non mi ero accorto nemmeno della presenza di Leslie, che è proprio al fianco di Derek.

«Okay, ciao ragazzi.»

A grandi passi mi dirigo verso il mio SUV, che è parcheggiato nel cortile della scuola.
L'abitacolo è caldo.
Piove con il sole.
Accendo la radio, mi sistemo e mi passo una mano tra i capelli, che sono bagnati e ricadono ribelli sulla fronte.
Dalla mia playlist, risuonano le note di Not afraid di Eminem.
Tamburello con le dita sul volante, seguendo il ritmo della canzone.
La musica mi è sempre piaciuta.
Da bambino suonavo il pianoforte.
Per 5 anni è stata la mia passione, ma di punto in bianco è cambiato tutto.
Da piccolo ero vittima di bullismo e suonare era la mia salvezza.
Poi hanno iniziato ad insultarmi anche su quello, si sono presi gioco di me.
Era da femminucce suonare.
Così, una mattina mi sono svegliato e sono diventato una persona fredda, ho iniziato a imparare che il giudizio di quella gente non era importante, e che se fossi stato quello che sono ora non mi avrebbero distrutto.
Non tocco quei tasti neri e bianchi da otto anni.
Certo, non ho dimenticato come si fa.
La strada è quasi deserta.
Tranne una ragazza che cammina sola, senza preoccuparsi della pioggia che le bagna i vestiti.
Anzi, guardandola meglio, non è la ragazza. È Cassandra, la ragazza nuova.
Leslie ci ha informati tutti della sua presenza.
Le passo affianco con la macchina, e non facendolo apposta colpisco una pozzanghera, che provoca degli schizzi che finiscono sui suoi vestiti.
Mi fermo di colpo, quando noto il danno che ho provocato.
Ora è ancora più bagnata di prima, e noto dallo specchietto laterale, che si è bloccata e impreca tra sé e sé.
L'unica cosa che mi rimane da fare, per farmi perdonare e perché ogni tanto anche io so essere un gentiluomo, è tornare indietro e portarla a casa.
Mi fermo a pochi passi dal marciapiede e abbasso il finestrino, per guardare meglio quei suoi occhi azzurri.
Quando si accorge della mia presenza mi incenerisce con quei suoi maledetti occhi.

«Posso farmi perdonare?»

Le dico con un sorriso angelico stampato sul volto.

«In che modo?»

Concentra la sua attenzione su di me, e il suo sguardo è fisso sui miei occhi.

«Prima di tutto, non rimanere sotto la pioggia, altrimenti ti bagnerai ancora di più.»

«Ahahahah.»

Dalla sua bocca esce un suono dolce, debole, ma al contempo ironico.

«Sai, più bagnata di così!»

«Oh, giusto.»

Anche io mi lascio andare ad una risata.

«Comunque, torniamo a noi. Cosa volevi dirmi?»

Non andare via. {In revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora