Mi accascio affianco a lui, come ho fatto fin troppe volte con mio padre.
Cercherò di capire perché l'abbia fatto, e se vorrà dirmi qualcosa.
L'alcool non è mai una via di fuga dalla vita.
Ero contraria anche quando lo faceva papà, ma lo ascoltavo, lo aiutavo a mettersi a letto, a fare le cose più banali.
Non mi posso comportare diversamente con lui.
Lo ascolterò se vorrà parlare, rimarrò in silenzio se vorrà guardarmi.
Ha i suoi occhi blu iniettati di sangue, e non smette di fissare i miei occhi con tormento.
Mi fa male vederlo così, vorrei alleviare tutte le sue pene.
Mi avvicino ancora di più, tanto che la pelle fresca e nuda del mio braccio incontra la sua, calda.
Si porta le mani ai capelli e posa di nuovo i suoi occhi sul mio viso.
Inizia a dire parole senza senso, del tipo <scusa>.
In questo momento potrei rimanere anche in silenzio al suo fianco.
Mi piace ascoltare la sua voce, forte, sicura, ma mi fa male vedere che non riesce a spiccicare una parola.
Mi aggiusto bene al suo fianco e prendo la sua mano, grande, tra le mie.
Mi guarda con tristezza, con gli occhi di chi chiede perdono perché sta distruggendo la propria vita.
Guarda la sua mano racchiusa nelle mie e sorride.«Sono così piccole.»
Si concentra di nuovo sul mio viso.
«Sono le tue ad essere troppo grandi.»
Gli sorrido a mia volta, ma lui cambia argomento.
«Scusa, non ti dovevo aggredire in quel modo stasera.»
Distoglie lo sguardo, e lo punta sulle nostre gambe, molto vicine.
Le sue troppo lunghe, le mie troppo corte.«Damon, non dire cose che non pensi, è tardi, forse è meglio se andiamo a dormire.»
Ecco cosa voleva, farmi tenerezza e poi farsi perdonare.
Quando quelle parole sono uscite dalla sua bocca, era in sé, non come ora.
Cerco di alzarmi, per rientrare in camera, ma Damon mi tira in basso, verso di sé.«Non lasciarmi solo, resta con me.»
Mi sistemo al suo fianco, in fondo avevo promesso di ascoltarlo.
«Perché ti stai facendo questo? Non distruggere così la tua vita.»
«Perché...»
Lascia in sospeso la frase, e riflette per alcuni secondi, poi, riprende a parlare.
«Perché faccio questo?»
Mi guarda in attesa di risposta, io annuisco.
«Perché vorrei abbracciarti, ma ho paura di farti male.»
Sono senza parole.
Non so cosa rispondergli.
Mi guarda aspettando in una mia reazione, ma sono confusa, anche io vorrei abbracciarlo, respirare il suo profumo vicino al suo cuore.
Non lo faccio, non mi muovo, ora sono io quella che ha paura di restare sola.
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi speranzosi, cupi e delusi.«Non dici niente?»
Invece di rispondergli, poggio la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e assaporando ogni sensazione.
«Cassandra, non dovresti avvicinarti così tanto.»
Non so se è serio, ma rido lo stesso.
«Dovresti stare lontana da persone come me e Nate.»
«Perché?»
Continuo a stargli vicino.
«Perché, Nate è un mostro, e stasera l'ha dimostrato, e io...»
Sospira poi continua.
«Io, ho le mani troppo grandi per un cuore piccolo come il tuo.»
«E chi si occupa del tuo?»
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Non andare via. {In revisione}
Romance«Era iniziato l'ultimo anno delle superiori, non volevo distrazioni fin quando i miei occhi non incrociarono i suoi. In quegli occhi era racchiuso il mare...Si posarono su di me per qualche secondo, e quando mi sorprese a fissarla, mi regalò il sorr...