City Light

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Lasciai cadere la testa con un sospiro quando realizzai che avevo ascoltato lo stesso beat venti volte di seguito. Continuavo a riascoltarlo perché non riuscivo a concentrarmi, non importava quanto ci provassi. Nella mia mente scorrevano fin troppi pensieri perché io nutrissi la minima speranza di finire il lavoro. Dopo che il telefono squillò per la terza volta in un’ora, finalmente mi arresi ed uscii da mio ufficio.

Mi buttai sul divano e iniziai pigramente a girare tutti i canali, prima di mettere su un programma a caso e tirare fuori il telefono dalla tasca. A parte un paio di messaggio di Seokjin e uno di Hoseok, la maggior parte erano di Jungkook. Avevo circa una settimana di suoi messaggi ancora da leggere. Mi sentii un po’ in colpa per ignorarlo così costantemente. Ma ero sicuro che ormai ci avesse fatto l’abitudine.

Le cose erano strane fra noi, ed era completamente colpa mia. Non sapevo più come comportarmi. Quando mi invitò da lui, pensavo di riuscire a far finta di non essere infastidito, ma non andò come avevo programmato. In realtà finii solo con il peggiorare le cose mettendomi a discutere con suo padre. Ma almeno non sembrava più essere arrabbiato per quello.

Nella maggior parte si lamentava del fatto che lo stavo ignorando o mi chiedeva se avevo mangiato. Nel suo ultimo messaggio utilizzava un tono più minaccioso del solito. Stavo pensando a se rispondergli oppure no quando ricevetti un altro messaggio, diceva che stava venendo qui.
Nel panico digitai una risposta, mentendo e dicendogli che avevo già mangiato. Beh, non stavo proprio mentendo. Avevomangiato, ma era successo dodici ore fa, e nulla più di una piccola ciotola di cereali. Il campanello suonò tre minuti dopo, e sapevo che o avevo risposto in ritardo o Jungkook non mi aveva creduto. Avrei giurato su entrambe.

Considerai l’idea di non aprire la porta, ma era sicuramente meglio che aspettare che se ne andasse. Dopo aver aperto, aspettò educatamente che lo invitassi ad entrare. Lasciai uscire un sospiro e mi spostai, dandogli silenziosamente il mio permesso.

“Non sapevo cosa volessi, così, visto che non rispondevi, ho preso del jajjangmyun. Va bene?” Mi chiese con un sorriso, poggiando poi il cibo in cucina.

“Niente pollo questa volta?”

“No. Mi sto stancando del pollo, lo mangio sempre a lavoro.”

“Va bene. Il jajjangmyun lo mangio spesso, ad essere onesto, ma non mi sono ancora stancato.”

“Ne sei sicuro? Posso uscire a prendere qualcos’altro.”

“Ormai sei qui. Siediti.”

Mangiammo in silenzio. L’unico suono fra noi era il lieve ronzio del frigorifero e il rumore dei noodles. Io mangiai piano, mentre Jungkook fu molto più veloce. Finì la sua ciotola prima che io arrivassi a metà della mia. Senza dire una parola si alzò, buttò via il piatto vuoto e tornò a sedersi vicino a me.

“I lividi sono scomparsi. Ci stavano mettendo davvero tanto ad andarsene.” Mi fece notare una volta che ebbi finito di mangiare.

“Credo che sia io ad essere troppo delicato.” Alzai le spalle. “Di solito dico alle persone di non lasciare segni, ma a quel tipo evidentemente non importava.”

“Non capisco come fai ad essere così indifferente a ciò che ti è successo.”

“Non fai lo stesso con tuo padre? Almeno io non lo vedrò più.”

“È diverso, mio padre. Cosa fai se ti chiama di nuovo?” Jungkook era visibilmente preoccupato, ma io non potei trattenere una risata.

“Non sono tanto disperato. Sono più intelligente di così, non mi metterò di nuovo in una situazione del genere.”

Cigarettes, Liquor, Sweet as Sugar (yoonkook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora