CAPITOLO 3

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"Alexa che fai qui?"

Il nonno aveva gli occhi socchiusi e le sopracciglia corrugate, cercando di abituarsi alla luce.

"Sono venuta per mangiare qualcosa."

"Ho sentito dei rumori. Tutto bene?"

"Si, parlavo tra me e me. Sai, il dormiveglia..." Dissi abbozzando un sorriso per niente convincente.

"Ora però torna in camera che è tardi."

Annuii e salii le scale lasciando che fosse il nonno a chiudere la fila. Quando entrai in camera mia mi gettai sul letto e mi nascosi tra le lenzuola. Era estate e faceva caldo tuttavia riuscivano a darmi tranquillità, anche se apparente. Mi rigirai, avvicinando le ginocchia al petto e sentii un fruscio di qualcosa che cadde ai piedi del letto: un foglio.

Lo raccolsi sporgendomi dal letto e lessi: Riavrò ciò che è mio.

Quella notte non chiusi più occhio.
Il mattino seguente i nonni mi avvisarono che sarebbero andati in città a fare compere. Così rimasi sola. Sola con quel messaggio.

Era quasi ora di pranzo che sentii il campanello. Andai ad aprire sollevata di sapere che i nonni erano rientrati, ma mi sbagliavo. Era lui. Nuovamente mi persi nei miei sentimenti contrastanti: rapita dal suo sguardo, terrorizzata dalla sua presenza.

"Posso entrare?" Chiese con un sorriso sornione.

"Ieri non hai fatto troppi complimenti." Risposi cercando di mostrarmi impassibile.

"Hai ragione. Allora, con permesso..."

Si fece strada tra me e lo stipite della porta, entrando.

"Chi sei?" Gli chiesi fredda richiudendo la porta alle spalle.

"La mia piuma."

Il suo tono era calmo, ma quando si voltò verso di me mi gelò con il suo sguardo truce.

"Chi sei?!" Ero terrorizzata, ma trovai il coraggio di tenergli testa, o quasi.

"Un ragazzo molto geloso delle sue cose."

Un altro sorrisetto beffardo gli comparve in volto.

"Seguimi."

Con un sospiro tremante lo condussi verso la mia camera. Prima di girarmi vidi che le sue labbra sollevarsi in un ghigno soddisfatto, ma io non gliel'avrei data vinta cosi facilmente.

"Eccola." Dissi prendendola dal cuscino per poi sventolargliela sotto al naso per qualche secondo. Ma nell'istante in cui allungò la mano per riprenderla, gliela allontanai dal viso e iniziai a farla oscillare su l'accendino che avevo preso dalla tasca dei jeans.

"Chi sei?! Come hai fatto a scomparire l'altra sera e perché quelle ferite non ti hanno ucciso?"

Avvicinai la piuma sopra alla fiamma.

"Davvero vuoi saperlo?"

Un ghigno comparse sul suo volto. Rimasi perplessa, non mi sarei mai aspettata quella reazione da parte sua, ma finii per annuire.


"Sono Leith Lereux, un angelo della morte. Pronta alle conseguenze?"

Prima ancora che potessi capire le sue parole mi si avventò contro, intrappolandomi in una stretta tra le sue braccia e mi divorò le labbra con la stessa avidità di come un'animale feroce si avventerebbe su una preda. Con gli occhi spalancati per lo stupore cercai di dimenarmi e allontanarlo, ma invano. Era troppo forte e presto fui invasa da un calore che mi bruciò tutto il corpo. Era come affogare nel fuoco vivo. Quella sensazione di calore e soffocamento fu troppo per il mio corpo, così mi abbandonai alla sua presa, scivolando nel buio.

The Death Of Shadows |The Otherworldly's Saga|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora