CAPITOLO 38

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Non credevo a Matt, mi fidavo di Leith.

Sei sicura di amarlo davvero? Sei sicura che il tuo sia amore e non fiducia?

Quella frase mi rimbombava imperterrita nella testa.

E se Matt avesse avuto ragione?

No. Non potevo sospettare di Leith, non dopo tutto quello che avevamo passato. Iniziai a mordermi il labbro per il nervosismo. Volevo parlare con Leith, ma non avevo la minima idea di dove o come trovarlo. Questo senso di impotenza mi uccideva. Digitai nuovamente il numero di Leith sulla tastiera del telefono. Nessuna risposta, ancora. Chiamai Reuel.

"Pecorella!"

"Reuel hai notizie di Leith?"

"No, mi dispiace. È successo qualcosa?" il suo tono cambiò rapidamente.

"Non lo so, ma è una settimana che non si fa vivo."

"È strano in effetti... Hai provato ad andare a casa sua?"

"No, ma ne avevo intenzione."

"Se hai bisogno chiamami."

Stavo quasi per riagganciare quando mi avvicinai nuovamente il cellullare all'orecchio.

"Reuel, aspetta!"

"Dimmi."

"È vero che Matt aveva una sorella?"
Reuel esitò un po'.

"Te lo ha detto lui?"

"Si."

"È vero, una sorella minore. È morta molto tempo fa, era poco più grande di te."

"Un'altra cosa! Quelli come me..."

"Intendi le prede?"

"Si, le...prede come me, hanno qualche...potere?"

"Posso informarmi, ma di una cosa sono sicuro, nessuna preda è mai sopravvissuta." Ciò non fece altro che confermare le parole di Matt.

"G-grazie Reuel, fammi sapere il prima possibile."

"Certo, a presto!"

Non appena finita la chiamata scrissi un post-it a mia madre lasciandolo sul tavolo della cucina e poi uscii da casa dirigendomi verso quella di Leith. Nonostante fosse ancora tardo pomeriggio il sole era già calato e si iniziava a vedere la siluette della luna. Non c'era vento ma il freddo era comunque pungente. Arrivai dopo circa 30 minuti di cammino. Citofonai un paio di volte, ma invano. Fortunatamente la casa di Leith disponeva di un sistema moderno di apertura dove bastava inserire un codice per sbloccare la serratura. La porta si aprii dopo uno scatto. Regnava un gran silenzio e tutte le luci erano spente, neanche quella del lampione riusciva ad entrare dalla grande vetrata per illuminare la stanza.

"Leith, sei in casa?" mi feci lentamente strada verso il soggiorno.

Lo chiamai un'altra volta. Nessuna risposta. Accesi la luce.

"Leith!"

Lo trovai nel salotto steso per terra, ai piedi del divano, incosciente. Era nella sua forma demoniaca.

"Leith!"

Mi piegai al suo fianco girandolo a pancia in su, mentre chiamavo ripetutamente il suo nome. Il suo corpo freddo, le labbra violacee, gli occhi chiusi, i capelli appiccicati alla fronte e alla nuca sudata.

Da quanto tempo era in quelle condizioni?

Cercai di svegliarlo, ma era del tutto inutile. Lo trascinai di peso verso la camera e, stremata, lo posai sul letto. Digitai con le mani tremanti il numero di Reuel. Dopo la veloce chiamata corsi ad aprire il balcone e, dopo pochi minuti di attesa passati a torturarmi le unghie, Reuel oltrepassò la soglia del balcone. Aveva l'affanno ed era leggermente sudato. Senza scambiarci neanche una parola si diresse a passo svelto in camera di Leith. Lo seguii. I miei occhi zigzagavano da Reuel a Leith incessantemente. L'angelo si avvicinò al corpo di Leith e, dopo averlo osservato per qualche secondo, si accarezzò il braccio, dal gomito fino al polso, emanando un forte fascio di luce. Rimasi ad osservarlo senza aprire bocca. Da quella luce si plasmò un pugnale, il cui manico era color pece e la lama ricordava molto la forma di una zanna.

"Reuel! Asp-"

Senza un secondo di esitazione Reuel conficcò la lama nel cuore di Leith. Caddi a terra emanando un urlo straziante e coprendomi il viso con le mani. L'idea di perdere Leith era insopportabile e in quel momento capii che anche se le parole di Matt fossero state vere io non mi sarei mai pentita di essermi innamorata di Leith.

"Alexa, calmati. Non l'ho ucciso."

Reuel mi prese per le spalle aiutandomi a rialzare. Quando scoprii gli occhi vidi che i capelli di Leith erano tornati neri e che le sue corna stavano lentamente scomparendo, dissolvendosi.

"L'ho fatto tornare nella sua forma umana o altrimenti sarebbe stato impossibile per me curarlo. La forma demoniaca è molto resistente, sia agli attacchi che alle cure."

"Perché sta cosi male?" Reuel scosse la testa.

"Non sono sicuro, le cause possono essere tante. Per il momento concentriamoci sui sintomi. Matt ha molti libri a cas-"

"Non ci aiuterà più." Abbassai la testa e in breve gli raccontai la conversazione.

"Troveremo un altro modo per procurarci le informazioni. Andrò nella biblioteca del Regno Celeste e cercherò qualche libro. Tu torna a casa, si è fatto tardi."

"Ma Leith?"

"Lo lascerò alle cure del tuo angelo custode."

"Ho un angelo custode?"

"Tutti ne abbiamo uno, ma stai attenta. Senza il tuo angelo sarai più facilmente esposta ai pericoli."

Mi appoggiò preoccupato una mano sulla spalla.

"Più pericoli di così?" Reuel emise una risata amara.

"Si, pecorella mia." Una mano calda mi accarezzò la guancia.

"Non mi importa, lascia qui il mio angelo."

"Va bene. Ora vieni, che ti riaccompagno a casa."

Mi lasciai stringere dalla presa di Reuel e quando arrivammo davanti la porta di casa mi ero quasi addormentata.

"Alexa."

Reuel mi scosse leggermente e io mi strofinai un occhio. Quando li aprii entrambi vidi il volto dell'angelo disteso in un dolce sorriso.

"Ti passo a prendere domani dopo pranzo."

Mi nascose una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi raccolse la guancia nel palmo, strofinando il pollice sullo zigomo.

"Buona notte Alexa."

Si piegò leggermente su di me, depositandomi un leggero bacio sulla fronte.

"Buona notte Reuel."

The Death Of Shadows |The Otherworldly's Saga|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora