CAPITOLO 28

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Erano passati un paio di giorni monotoni, nei quali, per alcuni momenti, Leith si era dovuto assentare per ripagare il suo debito per l'uso delle ali, lasciandomi per lo più in compagnia di Reuel, che si era gentilmente presentato con due confezioni di tisane da parte di Matt. Dopo aver trovato la piuma di Malec, a turni, Leith, Reuel e Matt avevano pattugliato la zona cercando di scovare l'angelo traditore.

"Novità?" Chiese per l'ennesima volta Leith a Reuel che oramai era di casa.

L'angelo scosse la testa e un sospiro rassegnato lasciò la bocca di Leith.

"Forse c'è un modo per farli uscire allo scoperto." Dissi.

Due paia di occhi si spostarono su di me.

"Potrei fare da esca."

La mia attenzione era rivolta solo a Reuel, potendo immaginare la reazione di Leith. Questa volta però, con mio stupore, non disse nulla.

"È pericoloso, ma è una buona idea." Disse Reuel rivolgendosi a Leith.

"Sono contrario." Ovvio.

"Ma siamo ad un punto morto!"

"Alexa." Il suo tono era supplicante.

Leith non era entusiasta, ma consapevole che non lo avrei ascoltato, finì per cedere.

"Allora è deciso: attirerai Malec domani sera."

Detto ciò Reuel sparì in un battito d'ali, mentre Leith rimase immobile e in silenzio, con le braccia conserte e la mascella serrata. Aveva i nervi a fior di pelle. Cercai di distrarlo provando a cambiare argomento.

"È da un po' di giorni che Matt non si fa vedere."

"Gli ho proibito di mettere piede in questa casa."

Spalancai gli occhi e Leith vedendo il mio stupore continuò.

"Non mi fido." Il suo tono era freddo.

"Per quale motivo ti fidi di Reuel ma non di Matt?" Mantenendo le braccia incrociate si sedette sul divano.

"Non mi fido di nessuno dei due!" Le sue pupille si erano assottigliate.

"Soprattutto dopo quello che ti ha fatto." Il suo sguardo era buio e la sua voce un sussurro.

Da quando Matt aveva usato i suoi poteri, qualsiasi contatto tra me e Leith era impossibile. Fortunatamente però, si trattava di una condizione momentanea. Ce ne eravamo accorti con il passare dei giorni.

"Ma non è stato volontario." Mi pentii di aver aperto quell'argomento.

"Questo non cambia ciò che è successo."

Leith aveva la faccia e il tono di chi non voleva sentire nessuna ragione, quindi senza più controbattere andai in bagno. Aprii al massimo l'acqua fredda e me la schizzai in faccia. Rimasi qualche secondo con le mani appoggiate sul bordo del lavandino e lo sguardo fisso nel mio riflesso nello specchio. Ero preoccupata per il giorno a venire, ma con Leith dovevo dimostrarmi forte e tenace, non avevo intenzione di dargli altre preoccupazioni. Finalmente era riuscito a riconoscere, almeno in Reuel, un alleato, ma questo non cambiava la situazione spinosa in cui si trovava che gli obbligava a fare il doppio gioco con il Sottomondo. Uscii dal bagno, ancora con le gocce d'acqua sul volto, spostandomi nervosamente una ciocca di capelli che era rimasta attaccata alla mia guancia bagnata. Avevo quasi chiuso la porta di camera quando sentii la voce di Leith chiamarmi. Era dietro di me.

"Alexa, non preoccuparti. Domani ci saremo anche noi e ci assicureremo che nessuno ti sfiori."

Sorrisi debolmente a Leith che, prima di lasciarmi andare, mi strinse in un confortevole abbraccio. Fin dal primo momento per lui ero stata come un libro aperto, mentre i suoi pensieri mi erano sempre risultati indecifrabili. Questa volta però, nei suoi occhi, nella sua voce e nel suo abbraccio, potei percepire preoccupazione.

"Sai, quelle tisane sono davvero ottime." Gli dissi cercando di smorzare la serietà della situazione.

Un sorriso affiorò sulle sue labbra.

"Sono a posto così grazie." Con un ultimo sorriso chiusi la porta di camera.

Mi rigirai un numero indeterminato di volte nel letto, cercando la posizione più confortevole, il lato più morbido. Ma ero perseguitata da una continua sensazione di irrequietudine. Esasperata mi alzai e mi diressi verso la cucina, ma appena arrivai, vidi due occhi blu oltremare guardarmi sorpresi.

"N-non è come sembra." Leith stringeva in mano una tazza fumante.

"Questa è... è acqua!"

Anche Leith, che aveva cercato di dimostrarsi forte e con la situazione sempre sotto controllo, era a disagio. Mi fece tenerezza.

"Ce n'è anche per me?" Dissi avvicinandomi alla penisola della cucina.

Allora Leith riempì un'altra tazza fino all'orlo, porgendomela. Ne aveva fatta in abbondanza. Mi lasciai scappare un sorrisetto, per poi nasconderlo con il bordo della tazza. Nonostante fosse calda, mandai giù la tisana in un sorso, come neanche un bevitore di birra avrebbe potuto fare. Leith che sorseggiava dalla sua tazza lentamente, e quasi elegantemente, mi guardò stupito.

"Ricordami di non portarti mai a bere!" Disse ridendo.

"Reggo molto bene l'alcool sai?"

"Ho i miei dubbi. Anzi, quasi quasi ti ci porto: potrei approfittare della situazione."

Le sue labbra si sollevarono in un ghigno malizioso. Alzai gli occhi al cielo, ma quando li riabbassai il suo sguardo era tornato serio. Di riflesso, anche il mio sorriso scomparve.

"Domani sarai di nuovo al sicuro. E potremmo uscire davvero, una volta."

"Si. Perché no." Risposi ricambiando alla sua serietà, tentando di abbozzare un dolce sorriso per smorzare la tensione.

Restammo qualche istante in silenzio, a guardarci, perdendoci l'uno negli occhi dell'altra, poi ognuno tornò nelle proprie stanze. 

The Death Of Shadows |The Otherworldly's Saga|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora