CAPITOLO 26

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La mattina seguente, quando mi svegliai, ero ancora avvolta dalle braccia di Leith. Lentamente mi girai verso di lui, notando con sorpresa che fosse sveglio.

"Da quanto tempo sei sveglio?" Chiesi meravigliata.

"Un paio di ore."

"Avresti potuto svegliarmi!"

"Mi piace guardarti dormire." Corrugai le sopracciglia.

"Ah no! Non guardarmi così! L'hai fatto anche tu ieri sera!" Gli feci il muso e distolsi lo sguardo, fingendomi offesa, poi tornai a nascondermi tra le sue braccia.

"Te la senti di rimanere sola in casa?" Mi domandò poi, un po' esitante.

Mi voltai nuovamente per guardarlo in volto, ma non dissi nulla.

"Devo andare a prenderti qualche vestito da casa, ma non posso farti avvicinare perché rischieresti di far scomparire la sagoma, e crearne un'altra richiederebbe troppe forze. In più, se quegli uomini sono davvero sulle tue tracce, potrebbero scoprire dove abiti."

Non c'era altra scelta.

"Va bene, ma fai presto." Leith annuì, si alzò dal divano scavalcandomi, mi posò un leggero bacio sulla fronte e andò a cambiare velocemente. Poi uscì.

Rimanere sola in casa non era mai stato un problema, almeno finchè degli uomini, dei demoni, non avevano fatto invasione. Scossa da una fastidiosa sensazione di disagio, raccolsi il pugnale che avevo lasciato ai piedi del divano la sera precedente e lo strinsi saldamente per più di un'ora, standomene rannicchiata sul divano, mentre ad ogni minuto che passava, la mia ansia aumentava. Passavo il tempo ad alternare pensieri in cui Leith era rimasto ferito ad altri in cui era semplicemente rimasto bloccato nel traffico. In un tentativo di liberarmi la mente dai pensieri negativi, mi passai una mano nei capelli spostando una ciocca che mi era caduta sugli occhi. Non ancora soddisfatta, presi a tamburellare il piede con uno spasmo nervoso sulla pelle del divano. Rimasi in quello stato per un'altra mezz'ora finché la porta non si aprì, annunciando il ritorno di Leith, che stringeva nei pugni un paio di borse. A quella visione, finalmente potei rilassarmi, distendendo i nervi.

"Non dirmi che sei rimasta lì tutto questo tempo." Annuii.

Notai come lo sguardo di Leith mi squadrò da cima a fondo, finendo poi per posarsi sul pugnale. Gli occhi si coprirono con un velo di tristezza. Quasi come se avesse ceduto ad una tentazione alla quale stava cercando di trattenersi, lasciò cadere le borse sul parquet e mi venne in contro, stringendomi in un forte abraccio.

"Scusa se ho fatto tardi." Gli sorrisi cercando di rassicurarlo e andai a prendere le borse per portarle in camera. Tirai fuori qualche vestito per cambiarmi e optai per una comoda felpa e un paio di jeans.

"Preparo la colazione e poi ci alleniamo un altro po'." Sentii la voce di Leith provenire dalla cucina.

Mi offrii io al suo posto e, dopo averlo raggiunto in cucina, Leith si fece da parte lasciandomi spazio per cucinare.

"Per quanto tempo dovrò rimanere chiusa in questa casa?" Dissi tra un cucchiaio e l'altro di cereali.

"Finché la situazione non si sarà stabilizzata." Rispose lui, concentrato sulla sua tazza.

"Non è pericoloso stare in questa casa? Sono già venuti e sanno che tu vivi qui."

"In questo momento stanno cercando te basandosi su delle tracce di odore, staranno sicuramente usando qualche segugio a tre teste. Questa casa è l'ultimo posto in cui cercheranno. Finché non uscirai da qui e il tuo odore non verrà diffuso, non avranno modo di trovarti."

The Death Of Shadows |The Otherworldly's Saga|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora