Sale. Rex ne aveva preso in buone quantità, non solo per insaporire le loro future tristi cene ma anche per i suoi molti usi, valido sia come disinfettante sia come ingrediente contro il male. Certo, nessuno aveva previsto che sarebbe stato usato per esorcizzare qualcuno.
Kim non si intendeva di film dell'orrore: non le erano mai piaciuti. Da bambina uno dei suoi cugini più grandi l'aveva convinta a vedere un film coreano pieno zeppo di urla, ragazzini posseduti e altre amenità. Non aveva dormito per una settimana e temeva che sarebbe successo lo stesso dopo quello che Anaïs era in procinto di fare.
"Non sentirai dolore" mormorò, rivolta a Deirdre, che tremava per chissà quale sofferenza interna al suo corpicino di pelle vecchia e cenere. "Pensa alle persone che hai amato. Ricorda com'era essere una bambina quando tutto andava bene. Ti ricordi i nomi delle tue sorelle? Della tua mamma?".
La bambina annuì lievemente, mentre le sue orbite cave rimanevano puntate sul bel viso della ballerina.
Anaïs accennò un sorriso e prese un pizzico di sale dalla ciotola di metallo che Rex si era sbrigato a portarle, sussurrando: "Fa che funzioni".
Da quello che aveva detto, la ragazza non era pratica di tecniche Vodou. Non aveva svolto alcun praticantato con la nonna, né aveva giocato con bambole, aghi e maledizioni da piccola. Kim non sapeva niente del Vodou, ma nella sua testa ne erano comparsi tutti gli stereotipi da cinema. Se qualcuno le avesse parlato di loa, veve o houngan non avrebbe saputo associare alcun nome alle poche informazioni della religione sincretista haitiana in suo possesso. Eppure, per essere una novellina del suo campo, Anaïs sembrava sapere cosa fare. Mentre iniziava a elevare una sorta di nenia in creolo, toccò la fronte della bambina con le dita sporche di sale, tracciando una croce. Immediatamente Deirdre si rilassò, afflosciò le spalle e disserrò la bocca, lasciando intravedere una lingua secca e grigiastra. Anaïs chiuse gli occhi e il lucore dorato attorno al suo corpo parve venarsi di rosso, bronzo, bruno e infine, nel momento in cui posava una minuscola manciata di sale sulle labbra e sulla lingua della bambina, divenne viola.
Nella nenia spiccò un nome, Baron Samedi. Le ombre color vinaccia si mossero da sole, senza seguire i movimenti di Anaïs, si allungarono verso il corpicino della bimba, le vorticarono attorno. Anaïs aggiunse qualcosa in francese, molto simile a una preghiera cattolica – tanto che sia Diego sia Sergio si agitarono, riconoscendone il ritmo o alcune parole – e il nome del loa della morte venne ripetuto ancora e ancora, unito a quello di un'altra divinità, Maman Brigitte. Kim riconobbe la promessa di un sacrificio, mentre ombre nere sfumate di verde smeraldo si intrecciavano con quelle viola, avvolgendo Deirdre in un fumoso abbraccio, lento come una danza d'amore. Le luci del teatro si spensero per un attimo, si riaccesero, iniziarono a sfarfallare producendo un ronzio elettrico. Anaïs tornò al creolo, prendendo un ultimo pizzico di sale e tracciando un'altra croce sul piccolo corpetto della bambina, laddove, tempo prima, aveva battuto un cuoricino.
"Torna a casa" bisbigliò. Si piegò verso terra, afferrò il coltellino che Esteban aveva lasciato cadere minuti prima e senza altro se non un attimo di esitazione, appoggiò la lama sul suo palmo e una linea rossa sbocciò come uno strano fiore bidimensionale mentre il coltello scivolava verso il polso. Kim non poteva saperlo, ma ebbe come l'impressione che Anaïs stesse offrendo qualcosa di molto prezioso alle divinità che aveva evocato, qualcosa che non sempre era loro concesso. E aveva ragione perché, non appena la prima goccia di sangue toccò il fazzoletto sbiadito che Deirdre portava sui capelli biondi, le ombre impazzirono dall'eccitazione. La luce saltò ed esse racchiusero la piccola in una crisalide nera entro cui bagliori dorati, verdi e viola danzavano con la stessa frequenza dei lampi durante un temporale. Kim ebbe la sensazione di sentire una parte di sé, una cosa che aveva consistenza ma allo stesso era impalpabile – la sua anima? – staccarsi dal suo corpo, come attirata da quella nera calamita, ma quando pensò che gli dei di Anaïs avrebbero trascinato con loro anche lei, così come era iniziato, tutti finì: in una frazione di secondo l'oscurità si dissolse e con essa anche il corpo di Deirdre. Al suo posto, sulla sediolina da tecnico delle luci su cui era stata posata con poca grazia, si trovavano solo un fazzoletto sporco, un paio di fascette di elettricista e un piccolo mucchietto di cenere.
STAI LEGGENDO
La nave dei sogni
General FictionPhan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abban...