Anaïs sembrava trasfigurata. Nel punto in cui Kim aveva intravisto precedentemente una ballerina annichilita dalla paura, si ergeva ora una statuaria effigie di potere. La sua pelle, precedentemente grigiastra e livida, umida di sudore freddo, aveva ripreso il suo autentico tono d'ebano e strane ombre viola e verdi, come luci di un faro puntatole addosso, percorrevano il suo viso e le sue braccia rincorrendosi, mentre gli occhi risplendevano di un lucore aureo e tutta la persona di Anaïs ne sembrava avvolta.
Era impossibile non fissarla, sarebbe stato come distogliere gli occhi da una divinità.
"Non volevo arrivare a questo" mormorò, mantenendo sotto il controllo della sua mano la bambina, che ora sedeva tranquilla ed educata, con lo sguardo vacuo e pacifico di una marmocchia dopo un capriccio finalmente quietato.
"Come... come fai?" domandò sconvolto Esteban, che non osava muoversi per recuperare il coltellino finito ai suoi piedi. Anaïs gli lanciò uno sguardo stanco e gli fece cenno di arretrare.
"Quello non servirà".
"Sai usare la magia?" chiese Bruno, con la voce acuita dalla sorpresa e dalla paura.
"Non... non è magia. Cioè, non è come...".
"Cristo, donna!" sbottò Delia, guardandola minacciosa. "Non potevi svegliarti prima che quel deficiente del tuo collega tentasse di sgozzarla?".
Anaïs boccheggiò in difficoltà e per un attimo la luce che la avvolgeva parve dissolversi come pulviscolo. Immediatamente lo sguardo della creatura tornò vigile e mancò poco che si rimettesse a urlare, prima che la ragazza se ne accorgesse e tornasse a renderla docile sotto il suo potere. A nessuno sfuggì la cosa, tanto che Isidro, molto lentamente, disse: "Beh, ormai non importa più".
"Mia nonna era una mambo" si sentì in dovere di spiegare Anaïs. "Una sacerdotessa Vodou".
"Madre de Dios" sussurrò a bassa voce Diego, facendosi un veloce segno della croce, mentre Sergio cacciava una mano nel colletto della camicia per stringere le dita attorno a una piccola croce d'oro.
Tutti gli altri rimasero immobili, stupiti o increduli davanti a quella notizia. Fu Jo a rimettere in moto la conversazione, chiedendo: "Hai i suoi poteri?".
Anaïs scosse la testa, senza distogliere gli occhi dalla bambina. "Una mambo viene scelta dagli antenati. Io non sono stata chiamata".
"Però sai usare la sua magia" commentò Kerli, scattando subito una foto.
"Non è neanche lontanamente paragonabile al potere che mia nonna possedeva. Io conosco solo il creolo di Haiti, non la lingua sacra del Vodou, il Langaj. Solo gli iniziati la conoscono".
"Non importa" tagliò corto Siva, che tra tutti era quella meno sorpresa dalla piega degli eventi. "Sembra bastare anche solo il creolo, no?".
"Sì, ma...".
"Se ora è in tuo potere, puoi chiederle tutto ciò che ci serve sapere".
Anaïs alzò lentamente la testa, fissò le orbite vuote della bambina ed esitò.
"Non so se funzionerà. Non sono le mambo a controllare gli zombie. Mia nonna non usava la magia nera. Sono i bokor che la usano".
"Devi solo parlarle" la incoraggiò Isidro. "Provaci, Anaïs. Non abbiamo un altro piano".
Questa considerazione parve convincere la ragazza, che annuì e fece un passo e poi un altro verso la bambina, mentre tutti gli altri si ritiravano alle sue spalle. La piccola seguì i suoi movimenti, incantata come una neonata, fino a quando Anaïs non si accovacciò davanti a lei.
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La nave dei sogni
Ficción GeneralPhan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abban...