"Chi è il prossimo?".
Quella domanda risuonò nell'immoto silenzio del ponte, rimbalzò contro ogni singola goccia d'acqua sospesa nell'aria e creò una sorta di eco di ritorno che fece accapponare la pelle. Eppure Kim la trovava sciocca, senza senso, addirittura buffa: era una frase da film, non da vita reale. Si sarebbe aspettata di udirla al cinema e non per bocca di un uomo vero. Un uomo che si era appena liberato di una persona viva nello stesso modo in cui probabilmente avrebbe lasciato cadere un mozzicone di sigaretta tra le onde. Il pensiero di Kim corse a immaginare la caduta di Audrey: era stato doloroso? Era accaduto come si raccontava e cioè che l'acqua aveva avuto la consistenza di una lastra di ferro oppure l'oceano si era proteso verso la ragazza e l'aveva accolta tra le sue gelide braccia, con quella possessività che solo il mare aveva? Kim, in preda alla debolezza, al dolore e allo shock di quello che aveva vissuto, ancora distesa tra le braccia di Jo, prese a ragionare sulle similitudini che accumunavano l'Atlantico a un amante geloso.
Intanto nessuno rispondeva alla provocazione del signor Fischer. Tutti lo fissavano ammutoliti, senza aver avuto il tempo di realizzare quello che era successo. Solo i singhiozzi di Anaïs rompevano ritmicamente quel silenzio.
"Cosa vorrebbe sentirsi dire?".
Era stata Siva a parlare. Siva, che teneva stretta a sé come una minuscola scimmietta On e fissava l'uomo ansante con sguardo d'acciaio. A Kim parve una tigre, algida e orgogliosa, pronta a battersi.
Il signor Fischer accennò un sogghigno che non aveva nulla di allegro. Il suo era un digrignar di denti. "Me lo dica lei".
"Non stiamo giocando, signor Fischer".
"Allora si faccia avanti e spieghi cosa nasconde".
L'attenzione di tutti si focalizzò su di lei e Siva capì, probabilmente, di essere stata messa alle strette. Kim lo comprese dal modo in cui aveva contratto la mandibola e sporto il mento, fulminando il signor Fischer con lo sguardo.
Nessuno si aspettava che sarebbe stata attaccata anche da un altro fronte.
"Ha ragione, Siva" affermò Esteban, gli occhi scuri e la fronte aggrottata mentre abbracciava Anaïs. "Ci devi delle spiegazioni".
"Spiegazioni" sibilò lei, voltandosi di scatto a guardarlo, come se le avesse appena morso la coda, una tigre aggredita da un branco di sciacalli. "State cercando un capro espiatorio? È questo che state facendo?".
"La bambina ha indicato lei" ricordò il signor Fischer, accennando a On. "E lei sa perché, signora. Lo sa eccome".
"Non è nulla che possa interessarvi".
"E invece io penso che lo sia". Il tecnico fece un minaccioso passo verso di lei e con voce fredda e indifferente aggiunse: "Forse non le è chiaro: per sopravvivere farei qualsiasi cosa. Non pensi che il bel faccino della sua ragazzina o le sue rughe possano convincermi a lasciar perdere. Perciò, se non vuole che lei – indicò per la seconda volta On – faccia direttamente la fine della pazza di poco prima...".
Nessuno avrebbe mai creduto che il signor Fischer fosse in vena di bluffare: men che meno gli anziani del gruppo.
"Diglielo, Siva" ingiunse stancamente Isidro. "Non metterla in pericolo".
"Sentito?" rincarò il signor Fischer. "Non la metta in pericolo".
Siva lanciò uno sguardo al suo vecchio amico, un'occhiata che Kim trovò indecifrabile, ma fu come se la tigre si fosse trovata in un'imboscata. Forse era risentimento, forse uno stupito rincrescimento. Fatto sta che dopo pochi istanti, Siva si arrese.
"On non dovrebbe essere qui. Su questa nave" disse a bassa voce, cercando di mantenersi calma.
"E perché?".
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La nave dei sogni
Ficción GeneralPhan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abban...