Kim non riusciva a distogliere gli occhi dalla canna lucente della piccola pistola. Non si capacitava della sua presenza sulla nave. Era inconcepibile, per quanto fortunata.
Delia la coccolava come se fosse stata una neonata. Ora che si trovava seduta davanti a lei a un tavolino del solare bar Narcisi, un locale intimo, dal basso soffitto di legno di cedro e grandi dipinti di fiori alle pareti, dove avevano riparato subito dopo lo scontro con i sonnambuli, riusciva proprio a notare con quali occhi guardasse la sua Beretta. Stava controllando con attenzione il numero di proiettili ancora disponibili. Aveva la fronte aggrottata, come quella di una madre intenta a valutare una strana arrossatura sulla pelle del proprio bambino.
"Dove le hanno trovate?" bisbigliò a Jo, che aveva appena preso posto al suo fianco, terminato di aiutare il signor Fischer ed Esteban a trasportare un barilotto di metallo vuoto.
"Ci sono armi di scorta al ponte Zero" rispose la ragazza, respirando con la bocca per riprendere fiato. "Poche, ma ci sono".
"A cosa servono su una nave da crociera?".
"Mai sentito parlare di pirati?" rispose Delia, dimostrando ancora una volta di avere un udito sopraffino. "Attaccano le navi da crociera, soprattutto nel Mediterraneo".
Kim non lo sapeva. Rimase in silenzio, con la mente fissa su quel pensiero inutile, provando la spiacevole sensazione di fluttuare in una bolla di pericolosa attesa. Per la quinta volta nel giro di quindici minuti, si chiese quanti granelli di sabbia fossero rimasti nella loro clessidra della speranza. A che velocità andava davvero la nave? In quanto tempo avrebbero raggiunto l'isola? Quanto ancora sarebbe durato il loro speciale stato di grazia?
"Bene".
Improvvisamente il signor Cornelis richiamò l'attenzione di tutti. Florian sembrava essersi ripreso leggermente da quando Rex, non appena giunti al bar, gli aveva trovato una Sprite. Lo zucchero aveva riattivato le sue connessioni nervose ed ora, quantomeno, non sembrava più sull'orlo di una crisi di nervi. Kim riusciva comunque a notare che le sue mani tremavano, così come facevano leggerissimamente le sue ginocchia, mentre si appoggiava a una delle belle poltroncine ad alto schienale del bar, di fianco alla quale erano state posizionate le scorte di sostanze che il gruppo di volontari era andato a cercare ai ponti inferiori. Quando fu certo che tutti lo stavano guardando, continuò a parlare.
"Il signor Velasco ci spiegherà cosa bisogna fare" affermò, lanciando un'occhiata al nervoso ragazzo, sul lato opposto dei bidoni.
Diego sembrava sul punto di vomitare. Kim non aveva mai visto la sua pelle, naturalmente rossiccia, prendere quella brutta sfumatura color fango. La notizia del suo passato come ingegnere militare era sfuggita dalle sue stesse labbra, quando Delia aveva chiesto se ci fosse qualcuno che si intendesse di ordigni bellici. Diego era stato bravo: aveva messo al servizio della loro piccola impresa il suo sapere, per quanto aborrito. La ragazza non riusciva neanche a immaginare come si dovesse sentire: essere costretto a sfruttare le conoscenze acquisite nei peggiori anni della sua vita, ma non solo: avere la paura di sbagliare, di esagerare, di non ricordare a sufficienza, condannando tutti. Era un peso terribile.
"È abbastanza semplice" mormorò, deglutendo a vuoto un paio di volte. "Sapete tutti come funziona una molotov?".
Ognuno dei presenti, chi più convinto chi meno, fece un cenno d'assenso. Diego espirò e continuò, decidendo saggiamente di fare un passo indietro: "Da quanto successo con i signori De Mercy, abbiamo capito che i demoni sono in qualche modo infiammabili. Probabilmente il loro corpo esala una miscela di gas, tra cui il metano e alcuni composti d'azoto e zolfo. Ora. Io non so bene... non posso sapere... la natura chimica dei gas e dei fumi che vediamo salire dall'isola, ma abbiamo una buona probabilità che siano gli stessi".
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La nave dei sogni
General FictionPhan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abban...