Caricare la loro bomba artigianale non era stato particolarmente difficile: erano bastati tre uomini per trasportarla fino al ponte Quattro e poi sul retro del piccolo motoscafo. C'era stata un po' di paura riguardo il peso dell'enorme molotov, ma la barca non si era inclinata né aveva dato segno di volerlo fare, ancora appesa com'era alle sue grosse funi di metallo. Tutto era andato bene, ma ora toccava combattere un ultimo nemico: il tempo.
L'isola era sempre più vicina. L'Emerald si muoveva molto lentamente, ma già si riusciva a osservare con più cura il cimitero delle navi presenti nella baia e avevano scoperto che i relitti erano più di quanti si potesse immaginare.
Solo Diego era stato lasciato sul ponte di passeggiata, dopo le operazioni di spostamento: armato della pistola più grossa, la Colt del signor Fischer, era stato posto di guardia al prezioso motoscafo. Tutti sapevano che, nel momento in cui fosse stato designato il guidatore, Diego sarebbe anche assurto al compito di novello Caronte e avrebbe dovuto aiutare la persona scelta a compiere le giuste manovre per essere calata in acqua.
Kim non avrebbe mai voluto essere al suo posto: le sue responsabilità erano non solo pericolose ma anche ingrate. Era certa che quel ragazzo tanto buono non se lo meritasse.
Non riusciva a non pensare a lui perfino mentre sedeva assieme a tutti gli altri nell'Atrio degli Smeraldi. Kim pensava che fosse particolarmente ironico il fatto che tutto sarebbe finito proprio nel luogo che l'aveva sedotta da bambina e che l'aveva trascinata in quell'incubo. Che l'ultimo grande atto di quella enorme tragedia fosse in procinto di concludersi in quell'angolo di paradiso ingannatore dove tutto era iniziato.
"Abbiamo bisogno di una persona. Una sola" ringhiò per la terza volta Delia, in piedi, la mano sinistra stretta attorno alla sua pistola. "Abbiamo una manciata di minuti per decidere".
Quell'assemblea aveva il gusto della condanna. Lo stanco cervello di Kim non riusciva a non proiettare immagini provenienti dai più svariati telefilm polizieschi, distraendo la ragazza dal drammatico problema fondamentale: nessuno aveva intenzione di candidarsi per quell'impresa. Ovviamente nemmeno lei. Diego era stato scartato a priori: avrebbe potuto essere molto utile per i sopravvissuti rimasti sulla nave ed era anche per questo motivo che si trovava sul ponte di passeggiata, solo. Nessuno degli altri, però, aveva ricevuto la grazia del consenso comune. La riunione era iniziata da un minuto e mezzo e tutti, tranne Delia, erano rimasti in silenzio. Kim compresa: seduta accanto a Jo, cercava di non ripetersi in continuazione come quella situazione fosse assurda. Lo era. Così terribilmente assurda da dare dolore.
"Allora?" disse ancora la donna, con tono aspro. Finalmente qualcuno rispose.
"Dovrebbe andare la signora" rispose il signor Fischer, appoggiato allo schienale di una sedia, additando Sivashangari. "È lei la causa di tutto, no?".
Siva impallidì ma Isidro, che la teneva per mano, scattò subito in sua difesa.
"Follia" rispose, rabbioso. "Siva ha già subito abbastanza".
"Rimane il fatto che sia colpevole".
"Stronzate! Gli unici colpevoli sono i suoi boia, come te".
"Perché non il signor Cornelis?" si intromise svelta Natalia, lanciando uno sguardo che a Kim parve piuttosto avido verso il pover'uomo che non riusciva a stare seduto e camminava avanti e indietro alle spalle di Delia. "Lei è il capo della sicurezza, no? Saprà come si guida un motoscafo".
Il signor Cornelis, sentitosi chiamato in causa, si fermò e fissò la ragazza con uno sguardo che ribaltò lo stomaco di Kim.
"Ho due figli" bisbigliò, con una voce che grondava lacrime, lanciando occhiate impaurite e imploranti a tutti gli altri. "Io... Per favore...".
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La nave dei sogni
Fiksi UmumPhan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abban...