1: dove si affidano speranze e ci si imbarca

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Venezia sotto la pioggia aveva un aspetto smorto e grigio, puzzava di fogna per via dell'afa e ogni calle dava l'idea di essere in procinto di trasformarsi in una palude mefitica. Ciononostante agli occhi di Phan Kim appariva nella sua luce migliore, proprio come una città di Belle Speranze. 

Non era mai stata in Italia prima di allora. Aveva pensato, però, di aver studiato abbastanza per essere quasi del tutto preparata al suo arrivo nella laguna. Ovviamente non era stato sufficiente: per quanto la città stesse marcendo sotto il sole, non perdeva il fascino che le aveva tributato il titolo di luogo più romantico del mondo. Non che a lei quella caratteristica interessasse particolarmente, sia chiaro: era arrivata lì da sola e non aveva alcuna intenzione di divenire la protagonista di un romanzo rosa. Non alla prima, vera svolta della sua esistenza. 

Tuttavia il fascino molle di quella città l'aveva confusa e ammaliata. Il mondo occidentale appariva così diverso dal suo, nonostante Ho Chi Minh fosse stata modificata alla fine della guerra con qualche accenno simile. Non si era mai permessa di pensare che fosse comparabile a un posto antico come quello, in fondo. Venezia era come una vecchia signora bianca, troppo truccata, imbozzolata in uno scialle di seta porpora e intenta a fumare da un bocchino: aveva un odore strano e nauseante, ma non poteva fare a meno di ritrovarsi affascinata dai suoi riccioli di fumo o dalle increspature sotto il cerone. E poi, esattamente come una dama di terza età, aveva sicuramente tanto da raccontare.

In quel momento, incastrata in un basso tavolino di ferro battuto protetto a malapena da un ombrellone impermeabile e confusamente conscia di aver appena speso quasi tre euro per un espresso, pensò che avevano dovuto sentirsi come lei i grandi avventurieri del passato, quelli che un giorno si erano alzati con la luna storta, avevano fatto fagotto ed erano partiti verso l'ignoto. Le piaceva riflettere in termini simili, così la sua vita improvvisamente assumeva quella sfumatura avventurosa a cui aveva sempre ambito, ma che non le era stata concessa in sorte prima di quel momento. La vacanza più interessante fatta nella sua vita? Una crociera a undici anni. Il momento più batticuore? Un bacio, sulle scale della scuola superiore. No, era un ricordo impreciso: il vero batticuore era arrivato con l'ammonizione scolastica ricevuta a causa di quell'innocente bacetto. 

Era stata una vita mediocre, ragionava, mentre osservava alcuni piccioni impettiti arruffare le penne sotto la pioggerellina. Una vita facile da vivere. Ma tutti sono bravi a vivere una vita tranquilla: lei voleva decisamente di più. Più energia, più movimento. Più... più cosa? In realtà nemmeno Kim lo sapeva. Era un fastidioso pensierino fissato nella sua testa fin da quando aveva memoria. Cosa andava cercando? Qual era il senso del suo viaggiare? Avrebbe fatto felici i suoi genitori se si fosse trovata un posto di lavoro come tour operator da qualche parte nella loro città. Avrebbero gioito anche se avesse deciso di aprire una di quelle mini-palestre in cui insegnare yoga, quei mezzi lavoretti per cui avevano sempre storto il naso. Tutto, pur di convincerla a rimanere a Ho Chi Minh.

Al cuore di un viaggiatore non si comanda, questo si era sempre detta. Se poi il viaggiatore risultava essere testardo come lei, beh, le possibilità di riuscirci si avvicinavano asintoticamente a zero.

Bevve l'ultimo sorso del prezioso caffè italiano e controllò l'ora. Erano quasi le otto, a breve avrebbe dovuto trovarsi al terminal marittimo, pronta per imbarcarsi. Non volendo assolutamente arrivare in ritardo e dare l'impressione sbagliata ai suoi superiori, Kim ripiegò le maniche della sua camicetta – controllando con discrezione il livello delle macchie di sudore sotto le ascelle – prese borsa, zaino e trolley e si alzò dalla scomoda sediolina di ferro del bar. La pioggia si era ridotta a qualche solitaria goccia ormai calda e il sole iniziava a fare capolino dalle nubi. Finalmente luglio ricominciava a farsi sentire con tutta la sua energia. Era il clima giusto per una bella vacanza.

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