Fu Isidro ad aprire l'assemblea e lo fece senza tanti preamboli: non c'era più tempo per i bisticci, i ragionamenti sofisticati o le questioni bizantine.
"La faccenda è diventata malauguratamente grave" disse ieratico. "Perciò bisogna decidere cosa fare, se non vogliamo finire male".
Il silenzio seguì quell'affermazione e solo il leggero bisbiglio di Jo, che tradusse ai signori De Mercy quanto appena detto, fece fremere l'aria. Kim si guardò attorno: tutti erano attenti, in allerta, ma nessuno sapeva cosa dire. Quasi con stupore la ragazza si rese conto che non erano passate nemmeno ventiquattro ore da quando ogni cosa era cambiata. Il giorno prima, alla stessa ora, erano stati impegnati nella festa per dire addio alle coste dell'Europa. Com'era possibile che nel giro di un giornata tutto fosse cambiato così repentinamente? In quale momento della notte la sua vita normale, piena di seccature ma non poi così diversa da quella degli altri, si era trasformata in quell'assurdo carosello di orrori? Quando era accaduto che le caramelle avessero agito sulla mente e sul corpo di tutti coloro che le avevano mangiate?
Rimpiangeva Byrd e non pensava sarebbe mai stato possibile. È proprio vero che non c'è mai limite al peggio.
"C'è davvero qualcosa che possiamo fare?" domandò Esteban, spezzando il silenzio.
"Ma certo che no" gli rispose Siva, tagliente. "Possiamo sempre decidere di rimanere qui fino a quando quella bestia tornerà con un apriscatole".
"O con i suoi amici" corresse Kerli. "Audrey ne ha visto più di uno".
La bionda inglese tremò e confermò: "Più di uno, sì. Sono tanti. Molti più di quanti pensiamo".
Il signor Cornelis si aggiustò la gonna di lustrini che fungeva da coperta sulle sue magre ginocchia e domandò: "Quanti, di preciso?".
"Non lo so".
"Dobbiamo fare il punto della situazione" insisté Isidro. Poi, con grande sorpresa di tutti e soprattutto della diretta interessata, aggiunse: "Kim, per piacere, aiutami".
Tutti si voltarono verso di lei, diciotto paia di occhi si puntarono sul suo viso. Kim intercettò lo sguardo sofferente di Bruno e poi quello speranzoso di Diego, l'occhiata indifferente del signor Fischer e il cipiglio di Sivashangari. Erano tutti in attesa delle sue parole, come se l'avessero appena eletta portavoce del gruppo. Portavoce di disgrazie, ecco tutto. La mano di Jo si posò sulla sua, sotto la stola dorata che condividevano. A quel punto Kim iniziò: "La nave si è fermata durante la notte, in quello che sembra un banco di nebbia. La maggior parte di equipaggio e passeggeri ha mangiato le caramelle verdi ed è caduta in una sorta di trance. Non sappiamo cosa o chi ha scatenato tutto ciò, ma abbiamo visto bambini strani aggirarsi per la nave e siamo stati attaccati da un... da un demone". Si fermò, pensando se fosse il caso di aggiungere qualcosa. Alla fine arrivò alla conclusione che era meglio condividere il sapere. "Isidro e io abbiamo visto uno di quei bambini da vicino: non hanno occhi. E non appena ci ha visto, è scappato via ed è comparso il demone".
"Come se l'avesse chiamato" suggerì Rex, infossato in una poltroncina con un boa di piume viola attorno al collo. Assomigliava a un pigro gatto crucciato, in un'altra situazione sarebbe stato proprio buffo.
"Di sicuro sono collegati" suggerì Anaïs.
"Possiamo definitivamente escludere l'ipotesi del terrorismo internazionale" aggiunse Natalia. "Dubito che i russi possano avere la capacità di evocare il demonio".
Kerli si rimise subito dritta sulla sua poltrona su cui sedeva con le gambe incrociate e precisò: "Potrebbero".
"Ma non è questo il caso".
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La nave dei sogni
Fiction généralePhan Kim non ha mai dimenticato la vacanza più bella di sempre, quando era bambina, su una delle navi da crociera della Crown Cruise. Per tutta la vita non ha fatto altro che sognarla e a quasi ventisei anni, dopo una sudata laurea in turismo, abban...