34: nel quale si ritrova la bellezza

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"Non è possibile".

Kim non era certa della provenienza di quella frase: poteva essere uscita dalle labbra del signor Fischer, rientrato precipitosamente dal suo solitario soggiorno sulla terrazza, oppure dalla bocca di Delia, che era scattata in piedi con la velocità di una tagliola. Non era nemmeno sicura che non l'avesse espressa lei stessa o che fosse rimasta semplicemente confinata nei propri pensieri: era tutto così confuso nella sua mente.

Sapeva solo che anche lei si era alzata dal letto su cui Siva l'aveva confinata, per ritrovarsi incapace di mantenere l'equilibrio, un po' a causa delle vibrazioni e dei primi sussulti di movimento, un po' per il bruciore alla gamba, risvegliatosi. Fortunatamente si era ritrovata Jo al suo fianco, pronta a sostenerla. Kim le si era aggrappata come se si fossero trovate in una scialuppa in mezzo a una tempesta.

"Cosa succede?" le sussurrò, mentre anche gli altri si muovevano, rotto l'incanto del primo momento di sorpresa.

"Non ne ho idea" le rispose Jo. "Ma non è una buona cosa".

"Non... non capisco!" esclamò stridulo il signor Cornelis, che aveva scavalcato la poltroncina con un'agilità impensabile. Aveva iniziato a gesticolare nervosamente e la cosa mosse ancora più agitazione in Kim: quell'uomo aveva sempre tenuto le mani al loro posto, non aveva mai dato loro la possibilità di esprimersi. "Nessuno dalla cabina di comando aveva risposto! Io non so come...".

"I motori erano spenti" lo interruppe il signor Fischer. "Ma erano a posto. Hanno per forza azionato i comandi dalla cabina".

"Io davvero non capisco!".

"Che siano stati i bambini?" propose Diego. "Sono come marionette, forse la forza che li controlla sa pilotare una nave".

"Non ha senso" commentò Delia, sbrigativamente. "Perché la nave dovrebbe muoversi?".

"Non servono bambini" corresse Kerli, ignorando la domanda della donna croata. "Vi state dimenticando i sonnambuli? Vi state dimenticando quello che i bambini sono in grado di far loro fare?".

Calò il silenzio nella bella suite extra lusso: tutti erano stati così concentrati sulla possibilità che ci fossero spiegazioni utili – un umano scampato al potere maligno delle caramelle, qualche ragazzino ribelle – che nessuno era giunto alla triste conclusione che quello potesse essere l'ennesimo cattivo scherzo di quel gruppo di piccoli zombie dagli occhi cavi.

Kim ripensò al gruppetto che aveva sbarrato loro la strada il giorno prima, davanti alla cabina di comando: che fossero lì per iniziare la loro opera di condizionamento? Era per questo che li avevano attesi con tanta premura, avevano paura che potessero rovinare i loro piani?

"Sì, ma perché?" domandò Rex, leggendo nella mente della ragazza e allo stesso tempo richiamare l'attenzione sulla prima domanda posta dalla sua cara amica bionda. "Perché la nave si muove?".

Era innegabile: la Emerald, dopo qualche incertezza e un paio di starnuti, aveva iniziato a scivolare sulle tranquille e piatte acque nere dell'oceano. Non c'era bisogno di tentar di scrutare nella nebbia per capirlo: il delicato sciabordio delle onde tagliate dalla chiglia della nave era un suono che tutti i presenti conoscevano bene tanto quanto la voce della propria madre.

"Non ci resta che scoprirlo" commentò Isidro, indicando la porta.

***

Lasciarono la suite senza troppe cerimonie né accortezze. Fu solo la conferma di quello che Kim aveva temuto: non c'era più paura nei loro gesti, ma solo una nervosa e dissacrata curiosità. Pochi lanciarono sguardi alle loro spalle quando presero le scale che portavano ai ponti superiori e solo lei sembrò chiedersi cosa avrebbero fatto se fossero stati attaccati dai demoni dei vapori proprio in quel momento.

La nave dei sogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora